venerdì 22 Novembre 2024 | 19:49

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Vincenzo Thoma

La verità ci sabbia tra le dita

Se potessimo osservare lo schiaffo spumoso di un’onda su uno scoglio, saremmo sorpresi dalla rivelazione improvvisa, al nostro sguardo, di tutto un microcosmo di vita di cui ignoravamo l’esistenza: conchiglie, formazioni rocciose, tutta vita nascosta che, poi, il moto di risacca creato da una nuova onda tornerebbe a restituire all’invisibilità.

L’armonia dell’assurdo

Davanti al sole inginocchiato all’orizzonte, quando i suoi raggi cedono il proscenio al fascino lunare della sera, chi di noi non ha pensato a quanto bella sia la Natura? Osserviamo le ali di una farfalla farsi varco tra le prigioni della crisalide; scopriamo, improvviso, un germoglio sulla nudità di un ramo a giustiziare l’inverno.

L’ineffabilità del moderno

La modernità viene tradizionalmente riferita all’idea di progresso, di libertà, di fede nelle possibilità della Ragione umana.

Cosa faresti se avessi solo un giorno?

Per una volta, permettetemi di far parlare altre voci. Sono quelle di alcuni miei giovanissimi studenti al Collège International Marie de France, dove insegno italiano come lingua seconda da 25 anni. Si tratta di ragazzi ancora lontani dal terminare i loro studî; eppure, il loro amore per la lingua italiana li spinge a bruciare le tappe: sono già pronti in anticipo di tre anni per il loro bac in italiano, l’esame di maturità nel sistema francese.

Quando un figlio uccide

Figli che eliminano i genitori. La notizia ci devasta come fosse la prima volta. Eppure, l’evento è archetipo che ritroviamo già nel mito di Crono che evira suo padre Urano,

Amo Roma e l’esilio necessario

Sono nato a Roma. Heidegger direbbe che mi ci hanno “gettato”. A Roma posso dire di aver vissuto una parte importante dei miei anni: qui, ho mosso i miei primi passi, conosciuto le gioie e le pene dei primi amori, il sapore delle prime sconfitte, così come l’estasi delle prime soddisfazioni.

L’antilingua e la mamma

Se potessimo entrare in ogni cucina italiana ed ascoltare una conversazione tipica tra una mamma, magari un po’ avanti con l’età, e un figlio adulto che le fa visita, sono convinto che ci troveremmo davanti ad espressioni come queste: “Vuoi che ti faccio un caffè?’’ – divertente, notare il mio programma Word bacchettarmi virtualmente sulle dita, proprio mentre sto scrivendo, per rimproverarmi l’orrore di quel “faccio’’; orrore che, ovviamente, non correggerò -.

Famiglia nemica

Aristotele non teneva in alta considerazione l’istituto famigliare; nella sua Etica Nicomachea, il grande filosofo guardava alla famiglia con un certo sospetto, temendo che in essa non si potesse stabilire la philìa, cioè quell’amicizia tra individui legati da un rapporto di autentica uguaglianza.

Elogio dell’errore

Una delle espressioni più belle della libertà risiede nell’errore. Che è, a mio parere, cosa diversa dallo sbaglio, intendendo con questo la perdita improvvisa della prospettiva che, abbagliandoci, ci induce a decisioni non giuste, non utili. L’errore, no; l’errore ha qualcosa di voluttuoso, di sensuale, tanto da spingerci, a volte, alla diabolica perversione della sua ripetizione, tanto ne siamo attratti.

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