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Papa Ratzinger, mai dimenticato

Nella sua biografia, Papa Francesco sostiene che Benedetto XVI è stato usato contro di lui. Non sta a noi discute tale asserzione, ma certo è che questi due papi sono apparsi assai dissimili per stile e anche sostanza.

 

“Il papa tedesco” Joseph Ratzinger, grande sapiente, profondo teologo, fedele alle tradizioni e custode della dottrina della Chiesa, si è dimostrato contrario alle mode del pensiero e al relativismo che mirano alla trasformazione della dottrina cristiana tradendo in tal modo anche i valori e i principi naturali insiti nell’uomo. Il nostro Ratzinger, un papa inoltre dotato di una grande coscienza sociale derivatagli dalla sua conoscenza dei meccanismi presenti nella realtà del lavoro. Le encicliche dei papi, tra cui la mirabile Rerum Novarum di Leone XIII e la Quadragesimo Anno di Pio XI, costituiscono un sorprendente modello, nobilmente progressista, della relazione tra il capitale e il lavoro. È un modello improntato ai valori della giustizia sociale, del progressismo se proprio vogliamo, e del rispetto per la dignità dei lavoratori. Ai quali la Chiesa si rivela profondamente vicina.

 

La Chiesa accetta l’economia di mercato con la logica del profitto, ma rivendica il sacrosanto diritto dei lavoratori ad una giusta retribuzione e al rispetto della propria sicurezza e dignità. La dottrina della Chiesa, in questo campo, è direi stupefacente per la sua articolata analisi del mondo del lavoro e per il suo senso di profonda equità nel trattare i diritti di coloro che contribuiscono al progresso economico della comunità e della società intera.

 

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Sul seggio di Pietro abbiamo, oggi, l’altro pontefice, papa Francesco, assai poco tradizionalista, tanto che l’ala conservatrice gli rimprovera uno stile e un insegnamento dottrinario troppo innovativi.  Questi due papi sono stati entrambi sostenitori del Concilio Vaticano II, che introdusse la modernità in una Chiesa fortemente tradizionalista. Eppure il loro pensiero diverge – oso dire – sul peso da dare alla tradizione, alla ragione e alla stessa fede cattolica.

 

L’intellettuale cattolico Riccardo Pedrizzi, ex senatore, autore di una serie di libri e di articoli a carattere storico, filosofico, politico, economico, religioso, ha dedicato un libro a Ratzinger, di cui ci presenta il bagaglio dottrinale, morale e culturale. Il libro reca il titolo – Joseph Ratzinger Benedetto XVI – La ragione dell’uomo sulle tracce di Dio. Introduzione di Gianni Letta, Prefazione di Giovanni Battista Re, Postfazione di Giuseppe de Lucia Lumeno (Cantagalli, 2024).” Basterebbero questi tre nomi prestigiosi per capire l‘importanza e l’elevatezza di questo studio su papa Ratzinger.

 

Nel libro è evitato ogni raffronto con il papato di Bergoglio, succeduto a Ratzinger, il che – dobbiamo riconoscere – è un’impresa non minore. Ma lo scopo del libro è di illustrare con rispetto, ammirazione ed amore la grandezza di papa Benedetto XVI, e non certo di criticare il suo successore. Riccardo Pedrizzi ha celebrato, a suo tempo, con grande trasporto papa Ratzinger, scrivendo alla sua morte: “Se ne è andato il nostro Papa emerito, un Padre per tutti i cattolici del mondo, il più grande teologo di questo secolo, il filosofo che seppe sfidare la modernità utilizzando i suoi stessi strumenti; il difensore dei principi non negoziabili, colui che rivendicò sempre il ruolo pubblico del cristianesimo, che seppe conciliare fede e ragione, che insistette sempre per il riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa, che promosse con forza il dialogo tra le religioni salvaguardando l’identità del cattolicesimo.


È una perdita incommensurabile ma il suo magistero resterà la stella polare per tutti noi.”

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