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Joey Saputo: “Porterò il Nord America in Italia”

L’intervista esclusiva alla Domenica Sportiva

“Da noi una partita di calcio è un’esperienza della famiglia, non solo uno spettacolo
che dura 90 minuti. Un giorno ci sarà un grande giocatore che vorrà venire a Bologna”

Milano Joe Saputo, patron del Bologna e dell’Impact de Montréal, nonché presidente della Fondazione Comunitaria Italo-Canadese (FCCI), ha rilasciato un’intervista esclusiva alla Domenica Sportiva, storico rotocalco televisivo della RAI dedicato prevalentemente al calcio, in onda su Rai 2 ogni domenica in tarda serata.  Era il 13 ottobre del 2014 quando Saputo comprò il Bologna (club fondato nel 1909 e con 7 scudetti  in bacheca) salvandola dalla bancarotta. Pur dopo sofferenze indicibili, quel Bologna centrò la promozione. L’anno scorso si è salvato, altra tacca non marginale. Adesso mira ad una crescita graduale.“Ho il papà di Palermo, la mamma di Treviso, ho sposato una calabrese e un pò i valori italiani li ho”, ha detto Joey nel corso dell’intervista realizzata da Rai Sport allo stadio Dall’Ara”. “Sono quasi 25 anni che sono nel calcio – ha aggiunto: – mio padre ha pensato che fossi un pazzo a voler entrare in questo mondo. Bologna? Io sono trasparente con il lavoro, non dico qualcosa se non penso di poterla fare. Ho detto ai tifosi che voglio riportare in alto la squadra, ai livelli che competono la sua storia”. Per il salto di qualità, sono fondamentali le strutture:  “Abbiamo capito – ha sottolineato – che con un centro tecnico di proprietà e uno stadio rinnovato in futuro si possono attirare grandi giocatori. Casteldebole, dunque, era il primo passo da fare. Poi c’è lo stadio che vogliamo rinnovare. Oltre a tutto questo, vorrei portare in Italia il modo nord-americano di vivere lo sport: da noi una partita di calcio è un’esperienza della famiglia, non solo uno spettacolo che dura 90 minuti. E poi c’è tutto il contorno fatto di marketing e hospitality”. Anche se il momento della squadra non è entusiasmante, per Saputo il bicchiere resta mezzo pieno: “Il primo anno – ha proseguito – avevamo come obiettivo la promozione ed è arrivata, il secondo dovevamo metterne tre dietro in Serie A e ce l’abbiamo fatta. Quest’anno vogliamo fare un po’ meglio dell’anno scorso. L’altra missione è far crescere i nostri giovani, per aumentare la nostra competitività. Detto questo, con i progetti che abbiamo a livello strutturale, non vedo perché i grandi giocatori un giorno non possano decidere di vestire la maglia rossoblu”.

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