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Appunti di viaggio con i miei studenti

Karim osserva con rispetto e commozione il pietoso marmo del Cristo velato di Giuseppe Sanmartino, nella cappella della Chiesa di San Severo a Napoli. Il suo stato d’animo è quello di altri trenta studenti d’italiano come lingua straniera, in viaggio con me, in questi giorni, per immergersi nella bellezza artistica, paesaggistica e culturale del nostro Belpaese. Davanti alla rappresentazione della Morte non ci sono barriere di fede: alla fine della visita, Karim mi confessa, in perfetto italiano, di aver provato un trasporto emotivo fortissimo e uno smarrimento stendhaliano. Questi giovani italianisti hanno avuto l’opportunità di conoscere le radici cristiane dell’Italia e dell’Europa. Ci siamo fermati stupiti davanti alla Torre di Pisa. Uno dei miei studenti s’interroga sul pericolo che la pendenza della costruzione possa aggravarsi; la simpatica guida pisana che ci accompagna, uno stupefacente poliglotta di nome Roberto, ci rassicura che architetti ed ingegneri sono riusciti nel 2008 a stabilizzare l’inclinazione del Campanile della Cattedrale di Santa Maria Assunta per almeno altri 300 anni. Insomma, nessun pericolo almeno per noi, durante questo viaggio.

 

E intanto mi sembra di scorgere nella Torre un significato simbolico: la sua pendenza mi sembra rappresenti l’Occidente, quella parte del mondo che tramonta, che cade, che declina. La Torre ipostatizza la crisi di una cultura, quella cristiana, ormai soggiogata dal primato del mercato, del rifiuto di ogni trascendente, della corsa al profitto e al successo. La stessa sensazione provano i miei studenti in visita a Bomarzo, nel Parco dei Mostri, all’interno della “casa pendente’’, una costruzione intenzionalmente costruita su un masso e che provoca in chi la visita la sensazione di perdere l’equilibiro e di cadere. Ho la sensazione si viva una ‘’bilicanza spirituale’’ che la Torre di Pisa, così come la casa pendente di Bomarzo, ci restituiscono architettonicamente provenendo dal passato, in un cadere rallentato, appena percepito; come se il precipitare fosse colto in un istante caravaggesco, congelato come nell’espressione del Cristo di marmo velato che tanto ha commosso Karim. 

 

Domani si ritorna nell’algore di Montréal. Il nostro viaggio italiano è stato un successo. Una lingua deve essere acquisita, non imparata. E se non si parte dal cuore, dalle emozioni, dall’accettazione dello smarrimento davanti a ciò che non si conosceva, non si potrà mai pensare di averla abitata. 

 

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