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Gli insegnanti di lingua non “esistono’’

 

Molti dei miei colleghi storcono il naso quando affermo che una lingua straniera non si insegna, e aggiungo che noi, in quanto attori di questo processo, non siamo altro che facilitatori di una magia che appartiene esclusivamente a chi deve accogliere in sé un idioma altro da quello materno. A mio avviso, i cosiddetti “insegnanti di lingua’’ non devono essere altro che una piccola scintilla dalla quale si produrrà un incendio di conoscenze e competenze che nemmeno loro avevano previsto. È come vedere la coda di una lucertola che rinasce. Mi stupisce che, soprattutto a livello di scuola elementare, media e medio-superiore, si continui a parlare di insegnamento e di apprendimento di una lingua; tralascio di dire la mia sul dibattito in corso in questi ultimi giorni, in Italia, sul proposto ripristino di classi separate per studenti con difficoltà. La mia esperienza professionale al Collège international Marie de France mi ha convinto che una lingua si acquisisce nel viverla insieme ai ragazzi, proponendola loro negli aspetti più ludici, invitandoli ad abitarla e ad assimilarla fino a che essa giunga a far parte del loro respiro naturale. Bisogna ricreare il clima sociale della cucina, del soggiorno, della sala giochi, facendo “evaporare’’, o almeno nascondere, cattedre, registri, voti, esami, esercizi e tanto, tanto stress; in altre parole, mettendo in secondo piano la dimensione metalinguistica che troppi di noi hanno a cuore: “oggi devo fare l’imperfetto…non riesco a fargli entrare in testa il congiuntivo…’’, è quello che sento troppo spesso nella sala dei professori.

 

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Dovremmo pensare a una sorta di caos organizzato, una dimensione di libertà in cui la lingua straniera diventi una terra da esplorare in maniera avventurosa e sia percepita come modalità espressiva che affascini e che motivi a continuare il cammino. Noi, facilitatori dell’acquisizione di una lingua straniera, dobbiamo comprendere che lo sviluppo delle competenze linguistiche è del tutto antilineare, fluttuante e non conosce programmi e manuali. Si entra in classe e si ama una lingua insieme a loro. La si riscopre insieme a loro. La si acquisisce, ancora una volta, insieme a loro.

Non esistono insegnanti. Esistono solo “studenti’’.

E noi dobbiamo essere tra questi. Insieme a loro.

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