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Qui siamo sempre in emergenza

Qui siamo sempre in emergenza. Quando non ci colpisce qualche terremoto, straripano fiumi e fiumiciattoli che allagano interi paesi. È successo venerdì scorso. Ascolti distrattamente le previsioni del tempo e le varie allerte, dal rosso al giallo, e vai a letto tranquillo, pensando  forse non ai problemi del governo, ma alla prossima partita della squadra del cuore. Poi, in piena notte, ti svegliano raffiche di vento mai sentite prima e cerchi di riaddormentarti. La mattina, perché nel frattempo qualche dubbio ti è venuto, esci davanti casa e trovi un disastro: vasi capovolti, sedie nel prato e alberi sradicati. Poi accendi il televisore per vedere cos’è successo e la storia si ripete. Dopo l’Emilia-Romagna, è la volta della Toscana. Case invase da due metri d’acqua, sette vittime e danni, secondo il Governatore della regione, per oltre mezzo milione. Soliti programmi speciali e interviste con gli esperti, i quali sanno cosa fare, ma da anni non si riesce a fare mai niente. In Molise raffiche di vento a centoquaranta chilometri l’ora, alberi estirpati e tetti scoperchiati. A Casacalenda, la palestra della scuola ricostruita dopo il terremoto del 2002 e che, sulla carta, era antisismica, è stata spazzata via dal vento e ne ha parlato tutta la stampa nazionale. Strappando qualche sorriso..amaro.

 

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Le riforme del governo. Io penso che i nodi stanno venendo al pettine. Il governo Meloni ha tanta voglia di cambiare l’Italia ma, secondo me, invece di fare le riforme – che anche l’Europa ci chiede da anni e che sono necessarie per rilanciare il paese, come una legge elettorale seria e il salario minimo che non è una bestialità – adesso ha deciso che bisogna ritoccare la costituzione con il Premierato. Il Presidente del Consiglio, come vuol essere chiamata Giorgia Meloni, ci sta provando, ma secondo molti esperti, anche tra i suoi sostenitori, rischia di fare la fine di Renzi. Se continua per questa strada.

Il salario minimo. È una proposta dell’opposizione e quindi non s’ha da fare.  Forse  per il governo non è una priorità e, quando se ne discuteva nei vari talk show, ho ascoltato una sacco di inesattezze. Secondo il Presidente del Consiglio il salario minimo, che esiste già in molti Paesi, rischia di far aumentare la povertà perché i lavoratori che ora  guadagnano dodici  euro l’ora rischiano di prenderne nove. E persino i sindacati, che dovrebbero difendere i lavoratori, non ne sono tanto entusiasti per proteggere il loro potere. Meglio sorridere. La realtà è diversa. Dai dati OCSE, il potere di acquisto degli italiani è in calo dal 1990. Con un salario minimo di nove euro l’ora, un lavoratore prenderebbe 1200 euro al mese, mentre le statistiche Istat mostrano che quasi tre milioni di dipendenti ora ricevono 804 euro all’anno in meno. Nell’Unione Europea, 22 Paesi su 27 applicano il salario minimo e, nei paesi OCSE, 30 nazioni su 38 fanno la stessa cosa. E non è morto nessuno. Meglio occuparsi del Premierato per rilanciare l’Italia.

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