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Violenze contro le donne e parità di genere

Gli stupri, inclusi quelli di gruppo, sono in aumento in Italia. E così i femminicidi. Ma nonostante tutto, per stupri e femminicidi l’Italia è un Paese situato nel fanalino di coda in Europa e nel mondo.

La gratificazione istantanea, fonte di piacere, è l’implacabile regola degli stupratori, incoraggiati in alcuni casi anche dalla sbornia presa dalla compagna di giochi, ormai liberatasi da certi tabù del passato.

A contribuire a queste violenze contro la donna sono, beninteso, i bravi ragazzi di casa nostra, coccolati da mamma e papà, però eternamente insoddisfatti; forse perché in casa si sentono protagonisti mentre fuori casa è un’altra storia. 

È pericoloso dirlo ma lo dirò: un apporto sostanzioso a questo odioso crimine è fornito anche dai migranti e dai figli d’immigrati.  I “disperati”, provenienti da altre culture, sono acclamati come migliori di noi da Papa Francesco, dotato non sempre dell’infallibilità. Ma certi disperati dell’ “Italia o Spagna purché se magna”, che sono stati accolti e rifocillati già quando erano in alto mare dai bravi nostri soccorritori, non si rivelano sempre all’altezza della loro fama di disperati dall’animo buono che fuggono guerre e ingiustizie e che hanno bisogno di protezione. 

Forse alla base di certe gravi sbandate, vi è un equivoco: a molti di questi nostri nuovi acquisti la donna se solo un po’ scosciata appare un po’ troppo pu…a.  Non vi nascondo che quando anni ed anni or sono, immigrai a Montréal da Napoli, pensai anch’io la stessa cosa trovandomi di fronte certi esemplari femminili dall’aspetto da quartieri spagnoli di Napoli.

Io credo che gli stupri, in costante aumento tra i giovani nella penisola, siano in taluni casi il rivelatore della crescente parità tra uomo e donna, la cosiddetta parità di genere, che si sta attuando in Italia ma non abbastanza velocemente, a detta delle nostre femministe. In questa nostra nuova civiltà, liberata dalle costrizioni e dai ruoli obbligati del passato, la donna, non è più vista come una sorella, una madre, e “dio non voglia” una Madonna. E quindi non è più un essere diverso, da rispettare e da trattare con riguardo. 

Oggi, a causa di questa parità tanto acclamata, finisce che la compagna di giochi, di merende, di spinelli e di bevute (così moderna e a cui piace tanto intercalare il suo parlare con parole come cu..o, ca…o,  co…i, suscitatrici di fantasie erotiche)  è vista dai compagni maschi nient’altro che come un loro compagno. Fornito, però, di certi preziosi attributi che possono far girare la testa al maschio, e anche spegnergli il lume dell’intelletto, spingendolo a un’azione violenta e pericolosa. Ma quanto mai appagante per lui.  

Il femminicidio tra partner in numerosi casi è dovuto all’“amore”; un amore spontaneo, al quale bisogna a tutti i costi obbedire. Finiti i pezzi di carta, gli impegni formali e gli obblighi giuridici, le fortune della coppia, ormai liberata da ogni ipocrita convenzione, dipendono da un amore che si rinnova ogni mattina. Poi capita che un bel mattino uno dei due “fidanzati” si accorge che in lui l’amore non c’è più e vuol tagliare la corda. Ma il suo compagno non è d’accordo; vede che il suo mondo è crollato, e può ricorrere persino al gesto estremo: il femminicidio.

Il vecchio matrimonio, ormai rottamato, basato com’era su impegni più solidi, creava dopo tutto meno infelicità di queste unioni libere, rapide, impulsive, basate sul volatile sentimento dell’“ammore”, e non più anche sugli obblighi, sulle responsabilità; sulle convenzioni se vogliamo. Quelle convenzioni senza le quali una società, di cui la famiglia è la cellula primaria, tende inevitabilmente a sfasciarsi.

Bisogna rassegnarsi: il progresso, con questi suoi amori plurimi e abbondanti, non ci ha portato l’attesa felicità.

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