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Trump minaccia dazi del 25%, Trudeau si precipita in Florida

La cena, a cui ha partecipato anche il Ministro canadese della Sicurezza pubblica Dominic LeBlanc, è durata tre ore. Il Premier canadese: “Eccellente conversazione”

 

OTTAWA –  Venerdì 29 novembre, a soli quattro giorni dalla minaccia di nuovi dazi di Donald Trump, e a pochi mesi da nuove elezioni dove rischia una cocente disfatta (tutti i sondaggi lo dannno indietro del 20% dal conservatore Pierre Poilievre), il Premier canadese Justin Trudeau si è precipitato a Mar-a-Lago, in Florida, dal Presidente eletto. È stato il primo leader del G7 ad incontrare il successore di Joe Biden, forte anche del fatto che il prossimo anno Ottawa erediterà dall’Italia la presidenza di turno del club. “Una eccellente conversazione”, è stato il commento di Trudeau, dopo una cena di tre ore in cui sono stati affrontati diversi argomenti: commercio, sicurezza delle frontiere, fentanyl, difesa, Ucraina, Nato, Cina, Medio Oriente e oleodotti, così come il summit del G7 in Canada l’anno prossimo. Al tavolo c’era anche il Ministro canadese della Sicurezza pubblica Dominic LeBlanc. Per il team del padrone di casa hanno partecipato invece Mike Waltz, Howard Lutnick e Doug Burgum, nominati rispettivamente consigliere per la Sicurezza nazionale, segretario al Commercio e alle Risorse naturali. Presenze che suggeriscono un dialogo di ampio respiro. Trump ha annunciato, ricordiamolo, che nel giorno del suo insediamento, il 20 gennaio, imporrà tariffe del 25% su tutte le merci di Canada e Messico finché non metteranno fine al traffico di droga e di migranti illegali in Usa. Secondo le prime ricostruzioni, Trudeau ha cercato di proiettare calma e fiducia, dicendosi pronto a collaborare e convinto che Trump capisca come i dazi danneggerebbero entrambi i Paesi, che sono reciprocamente i due più grandi partner commerciali. Basta considerare che circa l’80% del petrolio e il 40% del gas canadesi vengono esportati negli Stati Uniti. Ma i due Paesi sono profondamente interconnessi anche attraverso la produzione congiunta di automobili, così come in molti altri settori industriali. Il Ministro LeBlanc, incaricato subito dopo la minaccia dei dazi di mettere a punto controlli più severi al confine, ha preannunciato l’invio di ulteriore personale e anche di droni ed elicotteri, se necessario. Il fenomeno dell’immigrazione illegale tuttavia è già molto contenuto: solo 23.700 fermi nel 2024, contro 1,53 milioni alla frontiera col Messico. Per alcuni analisti le minacce tariffarie di Trump servono come arma di pressione, in questo caso anche in vista della rinegoziazione dell’accordo commerciale USMCA fra i tre Paesi nordamericani, che potrebbe essere anticipata rispetto alla scadenza del 2026.  (V.G.)

 

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