Davanti allo scempio di tutto, oso commettere il “crimine’’ della poesia
Un mio ripensamento endecasillabico
di ‘’NO MAN IS AN ISLAND’’ di John Donne
non sarai mai un’isola in te stesso
ma sempre un atomo di qualche cosa
che TE contiene, come terra, zolla
da non poter vangare a morte senza
pena, e non c’è casa che ti appartenga
che poi non abbia braccia amiche attorno,
e la sua notte fonda è la tua notte;
non chiederti mai per chi sta suonando
quella campana che anche per te piange
DI CERTA INUTILITÀ
non credo di aver conosciuto la fatica del pane
o l’assoluzione di un raggio di sole
su vestiti ancora colpevoli dell’acqua più improvvida;
però, mia madre e mio padre ne sanno volumi:
potrebbero parlarmi solo con lo sguardo
di una terra intrisa all’unghia di gramigna
o di gambe che non sanno più le scarpe;
loro hanno l’intelligenza del morire
anche stando di sasso a una minestra,
con un velo sugli occhi a sera;
mio padre canta con l’orecchio assoluto
la canzone dei vinti, e tira avanti;
mia madre scrive poesie a memoria;
a me basta osservarne i tratturi di rughe sul volto
per capire tutta l’inutilità
di star qui
a far letteratura o canzonette
IL SEGRETO TORMENTARSI DELL’ATEO
artigliato a un infuocato pulviscolo
in un né-troppo freddo-o-troppo caldo
di questa zona dai riccioli d’oro,
sgomento quando osservo l’übermensch
abbarbicarsi ancora su babeli
icareggianti in rotta contro il cielo,
nella perplessità di un michelangelo
che sembra somigliarTI e nell’intarsio
di controcanti e orchestrazioni, cerco
la soluzione al cieco divenire
in un impulso di inventarTI ancora