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Tre poesie

Davanti allo scempio di tutto, oso commettere il “crimine’’ della poesia

 

Un mio ripensamento endecasillabico

di ‘’NO MAN IS AN ISLAND’’ di John Donne

non sarai mai un’isola in te stesso

ma sempre un atomo di qualche cosa

che TE contiene, come terra, zolla

da non poter vangare a morte senza

pena, e non c’è casa che ti appartenga

che poi non abbia braccia amiche attorno,

e la sua notte fonda è la tua notte;

non chiederti mai per chi sta suonando

quella campana che anche per te piange

 

 

DI CERTA INUTILITÀ

non credo di aver conosciuto la fatica del pane

o l’assoluzione di un raggio di sole

su vestiti ancora colpevoli dell’acqua più improvvida;

però, mia madre e mio padre ne sanno volumi:

potrebbero parlarmi solo con lo sguardo

di una terra intrisa all’unghia di gramigna

o di gambe che non sanno più le scarpe;

loro hanno l’intelligenza del morire

anche stando di sasso a una minestra,

con un velo sugli occhi a sera;

mio padre canta con l’orecchio assoluto

la canzone dei vinti, e tira avanti;

mia madre scrive poesie a memoria;

a me basta osservarne i tratturi di rughe sul volto

per capire tutta l’inutilità

di star qui

a far letteratura o canzonette

 

IL SEGRETO TORMENTARSI DELL’ATEO

artigliato a un infuocato pulviscolo

in un né-troppo freddo-o-troppo caldo

di questa zona dai riccioli d’oro,

sgomento quando osservo l’übermensch

abbarbicarsi ancora su babeli

icareggianti in rotta contro il cielo,

nella perplessità di un michelangelo

che sembra somigliarTI e nell’intarsio

di controcanti e orchestrazioni, cerco

la soluzione al cieco divenire

in un impulso di inventarTI ancora

 

 

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