Nel libro “Se puoi sognarlo, puoi farlo” (Montréal: Panoram Italia, 2021), Simona Grillo ci racconta la vita di Nick Di Tempora, nato a Campobasso da Giuseppe e da Eleonora Santella.
Di Jelsi erano i genitori di Nick e anche i suoi nonni sia paterni che materni. E a Jelsi la coppia Di Tempora ritornerà, dopo qualche anno trascorso a Campobasso, dove intanto era nato un figlio (1939), che fu chiamato Nicola (il futuro “Nick” protagonista del libro) come il nonno paterno.
Val la pena parlare anche di quel lontano passato, perché in esso troviamo i semi della successiva fioritura, oltreoceano, del talento di molti emigrati di quella minuscola area molisana. L’Italia entra in guerra: “Giuseppe venne fatto prigioniero in Romania e finì in un campo di concentramento in Germania.” Tornerà dalla prigionia nel 1945. Il 37 ottobre del 1946, nasce la sorellina di Nicola, Maria Rosaria. Il secondogenito Antonio, nato nel 1940, “si era ammalato e senza medicine, senza cibo adeguato, era morto”.
La guerra fu una dura scuola di sopravvivenza, ma fu anche un vivaio di valori, tra cui la solidarietà: “Nei difficili anni della guerra Eleonora e il suo bambino non vennero mai dimenticati dai parenti solidali, dagli amici e dai vicini di casa”.
Fin da quegli anni appare evidente il profondo legame tra i Di Tempora e i Panzera di Jelsi. Non posso non citare questo episodio di semplice ma forte altruismo: “La mamma di Joe Panzera, in seguito suo amico fraterno, passando a salutare Eleonora, non mancava mai di lasciarle delle cibarie che portava dalla campagna”. Erano gli anni dell’immediato dopoguerra.
Può stupire lo scoprire che un puntino geografico, Jelsi, posto in una regione, il Molise, contraddistinta nel passato da arretratezza e povertà, abbia fornito personaggi assai straordinari a Montréal e al Nord America.
Mi riferisco, beninteso, a Nick Di Tempora, nato a Campobasso, da genitori jelsesi. Ma anche a Joe Panzera, il cui nome ritorna di frequente in questa biografia, a causa del profondo rapporto di amicizia esistente tra Nick e Joe. Non posso poi non ricordare un figlio di Jelsi che tanto ha dato al Canada: il compianto John Ciaccia.
Qualcuno rimarrà stupito da questa ricchezza umana in provenienza da una minuscola località, Jelsi, ignota ai più. Ma non stupisce più me, testimone dal vivo dello speciale spirito di quel borgo, rimasto fedele al mondo religioso-pagano di un tempo, e che ha in Sant’Anna e nel grano i numi tutelari di una secolare laboriosità, e di rispetto del passato, e di fedeltà alla terra e al focolare domestico.
Quanto al forte senso di amicizia, basato su una profonda affinità d’animo, e su memorie familiari antiche, e su una rete estesa di parentele e conoscenze comuni – i paesani – non posso non riferire questo episodio, rivelante altresì una grande generosità.
Nel 2001, la Banque Royale du Canada, a Montréal, pochi giorni prima della scadenza riduce di 300.000 dollari il prestito già accordato a Nick per l’acquisto di un’azienda. Questo rifiuto pone Nick Di Tempora in gravi difficoltà. È un momento veramente difficile: “A quel punto ho chiamato il mio amico Joe Panzera e gli ho spiegato il problema. Avevo appena finito di parlare e lui mi dice di mandare qualcuno a prendere l’assegno”. Nessuna garanzia, nessuna firma, solo una totale fiducia basata sull’amicizia.
Nick Di Tempora assumerà la direzione della Mapei, la gigantesca azienda che opera nel campo dei materiali per l’edilizia e l’industria. Joe Panzera aumenterà la presenza e la forza della ditta Ciot, che eccelle per il suo “know-how” e per la sua ricca gamma di prodotti di qualità nel settore della ceramica, dei marmi e degli accessori da bagno. Ed entrambi continueranno ad essere un esempio, all’estero, di nobile italianità.