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Solidarietà, altruismo e fedeltà al passato -VI-

Nel libro “Se puoi sognarlo, puoi farlo” (Montréal: Panoram Italia, 2021) in cui Simona Grillo ci presenta la vita di Nick Di Tempora, vi è un capitolo intitolato “Filantropia”. Il tema che si presterebbe a un facile sentimentalismo, l’autrice lo tratta invece da par suo: con sobrietà ma con vivacità.

L’autenticità e la ricchezza di vita di Nick facilitano il compito della biografa. Alla quale in certi momenti è forse bastato ascoltarlo: “Nella mia famiglia il dare è stato come un seme piantato in me sin da bambino e cresciuto con l’esempio di chi amavo.”

Il pilastro del mondo dei valori di Di Tempora è il legame col passato. Un passato difficile, fatto di sacrifici e durezze, ma ricco d’insegnamenti di fedeltà, amicizia, solidarietà, altruismo, con l’esempio di certe persone – parenti, amici, “paesani” – che in quegli anni giovanili assunsero ai suoi occhi, per le loro qualità umane, il ruolo di modello.

“L’aiuto che Nick elargisce lo vede sempre impegnato direttamente e in prima persona e se è frutto di un impulso immediato e istintivo che nemmeno lui riesce a spiegare a sé stesso, assume sempre forme originali, coraggiose e dalla ricaduta concreta e immediata.”

Questo uomo d’affari, ormai arrivato, non esita a reagire con un gesto concreto al moto di pietà da lui provato anche nei confronti di sconosciuti. Mi ha colpito la storia, non a lieto fine, della famiglia messicana che vive in miseria, e che Nick aiuta con affetto e assiduità, e che invita anche a casa sua per la presenza soprattutto dei bambini. Vi è la storia dei rotoli da dieci dollari che Nick distribuisce alla povera gente, in una lavanderia automatica. Vi è l’episodio del poveraccio incontrato in farmacia che non ha i soldi per comprarsi una costosa medicina, e che Nick aiuta pagando il farmacista per lui, e trovandogli, in seguito, persino un lavoro.

L’autrice sintetizza così lo spirito di altruismo di questo immigrato che reca in sé la memoria di una terra antica, dove i rapporti erano diretti e anche istintivi, la comunicativa era intensa e l’empatia immediata.

La tenacia, la capacità organizzativa e il forte sentimento d’italianità di Nick si estrinsecano nella ricca serie di interventi di cui ha beneficiato, negli anni, la nostra comunità in Québec. Interventi riguardanti in particolare la raccolta fondi per la Casa d’Italia, l’Ospedale Santa Cabrini, il centro di cure assistenziali Dante, la Chiesa della Madonna della Difesa… Insieme, beninteso, con altri benefattori, tra i quali è doveroso menzionare il compianto Joe Borsellino.

Numerosi, nel corso degli anni, sono gli interventi organizzativi diretti, e gli esborsi fatti attraverso la Mapei, come anche i patrocini, e le implicazioni a diverso titolo a vantaggio di istituzioni ed organismi (ad esempio la FCCI, la CIBPA) e di associazioni italiane di varia denominazione, tra cui mi è caro menzionare l’Associazione Jelsese.

Certi episodi appaiono degni del libro Cuore. E dicendo ciò respingo con forza il grottesco giudizio di Umberto Eco che ha definito il capolavoro di De Amicis: “protofascista”.

A proposito delle difficoltà vissute dall’ospedale Santa Cabrini per la scelta del nuovo direttore generale, Nick Di Tempora rivela ancora una volta la sua superiorità d’animo. Ci ricorda infatti, con una punta di amarezza, le riserve avanzate sul candidato Jean François Foisy, per il fatto che si trattasse di un canadese-francese. Il suo commento: “Ma come? Dopo tutta la sofferenza che avevamo patito nella nostra vita a causa della discriminazione di cui ci avevano fatto oggetto i franco-canadesi adesso proprio noi italiani ci comportavamo alla stessa maniera!”

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