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Senato, sì alla riforma costituzionale

renzi

Roma, (Ski.it) – Martedì 13 ottobre, il Senato ha approvato con 179 sì, 16 no e 7 astenuti la riforma costituzionale che archivia il bicameralismo perfetto. Ora Il testo ora passa alla Camera per la quarta (e scontata) lettura. Le opposizioni non hanno partecipato al voto: Aventino per M5S, Lega e Sel, mentre Forza Italia è rimasta in Aula ma non ha preso parte alla votazione. Il testo sarà poi sottoposto ai cittadini nel referendum dell’ottobre 2016. “L’Italia può essere meglio della Germania. Basta col piagnisteo, facciamo le riforme con un grande abbraccio ai gufi e ai loro derivati” aveva detto in mattinata il Premier Matteo Renzi, prima di ringraziare su Twitter: “chi continua a inseguire il sogno di un’Italia più semplice e più forte: le riforme servono a questo #lavoltabuona”. “Semplicemente una bellissima giornata – ha twittato la ministra Maria Elena Boschi. Per noi ma soprattutto per l’Italia. Grazie a chi ci ha sempre creduto. È proprio #lavoltabuona”.

COSA CAMBIA – La novità principale è la fine del bicameralismo perfetto. I nuovi Senatori (che passano da 315 a 100, 95 dei quali eletti dalle Regioni) avranno voce in capitolo solo sulle leggi costituzionali, le ratifiche dei trattati internazionali che riguardano l’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, le leggi elettorali degli enti locali e quelle sui referendum popolari. Per il resto, la palla passerà completamente nelle mani di Montecitorio. Ad eleggere il Presidente della Repubblica saranno i 630 deputati e i 100 senatori (via i rappresentanti delle Regioni). Per i primi tre scrutini occorrono i due terzi dei componenti, poi dal quarto si scende ai tre quinti; dal settimo scrutinio sarà sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti. Cinque dei 15 giudici Costituzionali saranno eletti dal Parlamento: 3 dalla Camera e 2 dal Senato. Abolito il Cnel (il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) ed eliminate le Province. Aumentano le firme per i referendum abrogativi (da 500 mila a 800 mila firme) e per le leggi di iniziativa popolare (da 50 mila a 150 mila). Vengono però introdotti in Costituzione i referendum popolari propositivi e di indirizzo.

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