“Oggi, a cento anni, ho la mente migliore di quella che avevo a vent’anni, grazie alla mia esperienza”.
“Dico ai giovani: non pensare a te stesso, pensa agli altri. Pensa al futuro che ti aspetta, pensa a quello che potrai fare e non aver mai paura”.
Ho voluto cominciare con queste due frasi che la nostra Rita soleva ripetere durante le numerose interviste che concedeva ai vari giornali e alla televisione, perché manifestano le caratteristiche più rilevanti della personalità di questa donna, genio della medicina moderna: la tenacia e il coraggio di perseverare fino alla fine. E che risultati ha ottenuto in condizioni quasi impossibili! Ebrea al tempo dell’olocausto, fu costretta a fuggire a causa delle leggi razziali del 1938; l’anno successivo emigrò in Belgio, dove continuò i suoi studi specialistici di Psichiatria e Neurologia. Durante una schiarita della terribile nuvola che si addensava sopra la condizione degli Ebrei, ritornò a Torino nel Natale del 1939 e allestì un laboratorio nella camera da letto per continuare i suoi studi. Qui fu raggiunta, con sua grande gioia, dal suo amico e collaboratore Giuseppe Levi, che diventò il suo assistente; anche lui ebreo e fuggito dal Belgio a causa dell’invasione nazista. Un altro spostamento fu reso necessario dal bombardamento di Torino nel 1941, i due scienziati si rifugiarono nella villa della sorella Anna, sulle colline Astigiane. Nel 1943 i tedeschi invasero l’Italia e il loro rifugio divenne troppo pericoloso. Furono costretti ad abbandonarlo per nascondersi a Firenze fino alla liberazione della città. Nel 1946 si recò a Saint Louis presso il Dipartimento di zoologia dell’Università di Washington, invitata dal biologo Viktor Hamburger.
Studiò e verificò il fattore di accrescimento delle fibre nervose, NGF, e scoprì la proteina coinvolta nella crescita e nella sopravvivenza delle cellule nervose, scoperta che le valse il Premio Nobel nel 1986. I suoi studi sul funzionamento delle cellule nervose sensoriali e simpatiche hanno portato ad eccezionali avanzamenti nello studio delle malattie più temute del nostro secolo: Parkinson, Alzheimer, cancro… Le sue scoperte hanno dato un contributo notevole alla rigenerazione dei nervi e più particolarmente alla chirurgia dei nervi.
Il Parkinson: quando le cellule nervose del cervello, i neuroni, si deteriorano o muoiono, diminuisce la sostanza chimica chiamata dopamina e l’attività diventa erratica causando problemi di movimento. La sua ricerca ha stimolato indagini su come influenzare positivamente la crescita e la sopravvivenza delle cellule nervose. Nuove terapie e farmaci si stanno studiando nei laboratori di tutto il mondo.
L’Alzheimer: quando i frammenti di alcune proteine del cervello formano agglomerati, questi provocano danni ai neuroni e impediscono la comunicazione tra le cellule. Le basi poste dalla Montalcini lasciano sperare in una rigenerazione delle proteine alterate.
Cancro: Nel DNA delle cellule risiedono le istruzioni per il buon funzionamento delle stesse, come la crescita e la divisione. Un errore in queste istruzioni può causare il malfunzionamento e l’insorgenza della malattia.
Il trattamento delle ulcere e la terapia del dolore prendono spunto dalla conoscenza dei meccanismi di crescita cellulare. Anche qui gli studi della Montalcini stanno avendo un impatto considerevole e aumentano la speranza di poter sconfiggere queste malattie.
L’eredità lasciata da Rita Levi-Montalcini nel campo della medicina ha un valore inestimabile e ci rende orgogliosi di annoverarla tra i più grandi geni italiani.