Desidero proporre al lettore queste righe, scritte da me nel passato su Vito Vosilla, recentemente scomparso (26-02-2023)
“Originario di un minuscolo borgo dell’Istria, Vito Vosilla, divenuto un ristoratore di gran fama, è una vera enciclopedia sull’evoluzione non solo culinaria, ma sociale e politica del nostro Québec; dove i cambiamenti sono avvenuti a un ritmo molto rapido dalla ‘Rivoluzione tranquilla’ ad oggi.
“Egli deve questa perizia sulle cose del Québec soprattutto al fatto che ha conosciuto e frequentato una schiera di politici di primo piano come Trudeau, Lévesque, Bourgault, Parizeau, Landry, Mulroney, Marc Lalonde, Matthias Rioux; e tanti altri personaggi della politica e beninteso della cucina, e inoltre dell’arte, della cultura e del mondo degli affari del Québec, tutti frequentatori assidui di ‘Chez-Vito’, ristorante storico del “Chemin de la Côte-des-Neiges” di Montréal.
“Molto è cambiato nella nostra città, oggi assai simile ad una metropoli europea grazie ai suoi numerosi ‘cafè terrasse’ ossia ai bar-caffè con i tavolini all’aperto. Anni fa, le autorità cittadine avrebbero severamente sanzionato il proprietario di bar o di ristorante che avesse osato porre all’esterno del suo esercizio sedie e tavolini per i clienti. Ciò era impensabile in una città, Montréal, che pur si vantava di essere francese. Vito Vosilla fu uno dei primi a tentare l’ardito esperimento, subendo però un processo per la trasgressione. Cosa volete, il moralismo protestante trionfava in tutto il Canada, incluso il nostro cattolicissimo Québec.
“Quali sono i nomi dei pionieri della colonizzazione gastronomica attuata in Québec da noi italiani? Vito comincia a sciorinarmeli: Magnani, Poggi (ricordate il ristorante ‘da Giovanni’?), Montaruli, Joe Napolitano, i fratelli Corneli… Lo interrompo, perché mi rendo conto che il tema è troppo importante e che rischiamo di dimenticare qualche nome. Inoltre, ad ognuno di questi eroici portabandiera della nostra colonizzazione alimentare spetterebbero gli onori di una biografia sia pure sommaria. Vito riesce comunque ad aggiungere il nome di Gérard Delage, grande amico degli italiani e autentico gigante del mondo della gastronomia di questo angolo di terra nordamericano, passato da una vera italofobia a una certa simpatia per l’Italia, grazie anche al nostro colonialismo culinario.
“Questa conversione merita da parte nostra un brindisi, con un vino italiano beninteso. Vito Vosilla, a casa del quale io mi trovo, propone un Pigato (gradazione alcolica: 14 gradi e mezzo) di marca Durin, della Riviera Ligure di Ponente, prodotto da Antonio Basso. ‘È un vino differente, è una cosa meravigliosa…’ mi dice sorseggiando rapito questo nettare che anch’io trovo straordinario. Il Pigato di Antonio Basso proviene dai vigneti situati nei dintorni di Ortovero, villaggio ligure dove Vito ha tanti ricordi e dove sono stato tempo fa anch’io. Nel brindisi, il gusto ricco e raffinato del Pigato si fonde pertanto alle nostre memorie.
“L’effetto magico dei veri vini, legati ad uno di quei meravigliosi angoli di terra della penisola inondati di luce, di storia e di ricordi, è di trasmettere qualcosa che va al di là del piacere delle papille gustative e della vista e dell’olfatto. E, difatti, questo brindisi, fatto in compagnia di Vito, con un Pigato – Durin, mi trasmette il misterioso messaggio dell’angolo di terra da cui esso proviene; e che è un piccolo mondo rimasto contadino, una piccola patria che coltiva e alimenta la fedeltà al passato, ai padri, al dovere, alla disciplina, al rispetto della natura, agli affetti familiari e di amicizia, e ai tanti altri valori di cui il globalismo, con il suo appiattimento a tappeto e le sue omologazioni planetarie, è invece un nemico mortale”.