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Referendum: ok Cassazione, M5S e FI in pressing

Le opposizioni mobilitate per il No chiedono che l’esecutivo decida subito, e d’intesa con tutti i partiti, quando si voterà

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Roma, (Skytg24) – Il via libera della Cassazione al referendum fa scattare il countdown per il voto dei cittadini sulla riforma istituzionale. Una campagna che si annuncia lunga, se davvero il governo ha deciso di fissare tra novembre e dicembre la data, e combattuta. Le opposizioni, M5S in testa, mobilitate per il No, chiedono che a questo punto l’esecutivo decida subito, e magari d’intesa con tutti i partiti, quando si voterà, mentre la minoranza dem minaccia il no se non si cambia prima l’Italicum. “Auspichiamo che il Capo dello Stato eserciti le sue prerogative fino in fondo e impedisca al premier di rallentare la procedura di individuazione della data del referendum”, ha affermato il deputato e componente del direttorio M5s Roberto Fico.

L’ottimismo di Renzi – “I segnali sono davvero buoni”, ha detto il Premier Matteo Renzi, che poi ha chiarito: “Il quesito non riguarda la legge elettorale o i poteri del governo, che non sono minimamente toccati dalla riforma”.

Cosa cambia con la riforma Con il via libera della Corte di Cassazione al referendum costituzionale, gli italiani in autunno saranno chiamati ad esprimere il loro voto sulla riforma. Con un sì o un no ad un unico quesito, potranno approvare o respingere il ddl Boschi, approvato in via definitiva ad aprile, che modifica la parte seconda della Carta. Stop al bicameralismo perfetto, nuovo Federalismo, abolizione definitiva di Province e Cnel:sono questi i pilastri della riforma costituzionale, che non tocca i poteri del governo.

M5S all’attacco – Dopo aver fallito l’obiettivo delle 500mila firme per la Cassazione, il comitato del No ed i partiti contro il ddl Boschi puntano ad una mobilitazione anche durante le vacanze. “Possiamo battere i Si e anche di misura. Ma non ci riusciremo solo attraverso i media, dovremo batterli lavorando sul territorio”, ha detto Luigi Di Maio sponsorizzando il moto-tour di Alessandro Di Battista. D’altro canto, il comitato ‘Basta un sì’ sembra essere mobilitato per promuovere comitati dei cittadini e per raccogliere fondi. “I nostri comitati – ha sottolineato Renzi – sono tantissimi, arrivano quasi a quota tremila. Abbiamo chiesto un aiuto a chi vuole darci una mano e abbiamo ricevuto più di 88.100 euro”.

La minoranza dem minaccia il “no” – Il fronte più caldo è tutto interno al Pd. I bersaniani, attraverso Miguel Gotor e Nico Stumpo, hanno lanciato un nuovo ultimatum: o il governo mette in campo prima del referendum modifiche all’Italicum o la sinistra interna voterà no. “Si tratta di una scelta non indolore – ha dichiarato Stumpo, facendo presente che sono disponibili 130 giorni – ma ci appare evidente che le due cose, riforme e Italicum, si tengono insieme malamente. Noi abbiamo posto una serie di questioni e abbiamo detto che non andava bene la legge elettorale, tanto più che non la votammo”.

La posizione del governo – Ma è proprio la sovrapposizione tra riforma e legge elettorale ad irritare il Premier ed i vertici del Pd. Il referendum, insiste Renzi, “riguarda il numero dei politici, il tetto allo stipendio dei consiglieri regionali, il voto di fiducia, il Senato, l’abolizione degli enti inutili come il Cnel, le competenze delle Regioni”. Su questi temi, per cercare di andare oltre al consenso al governo, punterà la campagna per il Sì. Anche perché i renziani non hanno alcuna intenzione di riaprire il cantiere della legge elettorale in Parlamento.

Le ipotesi sulle date – Indicazioni ufficiali non ce ne sono ma, a quanto si apprende, il referendum potrebbe essere fissato o il 27 novembre o addirittura la prima domenica di dicembre. “Non si usino la legge di stabilità – ha avvertito Forza Italia – o alibi di altro tipo per posporre il voto sulla riforma costituzionale. Comunque vada il referendum, sarà possibile varare tutte le leggi di cui il Paese ha bisogno”.

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