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Più carne di qualità: la missione oltreoceano degli allevatori di suini italiani

L’attività di promozione in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana in Canada

Nell’ambito di un progetto dell’Unione Europea, la settimana scorsa una delegazione di OPAS, società cooperativa carpigiana che gestisce il più grande macello suino nel Belpaese, è stata a Montréal, Ottawa e Toronto per presentare le peculiarità della ‘carne rosa’

Da sinistra: Antonio Rodà (Opas), Ruggiera Sarcina (CCIC), la direttrice generale della CCIC Danielle Virone, la Console Generale Silvia Costantini, il presidente della CCIC Carmine D’Argenio, Francesca Noaro (Opas), Barbara Adami Lami (Opas) e l’avv. Gian Paolo Valcavi (Opas).

MONTRÉAL – “Eat & Think Pink Canada”: questo lo slogan della missione in Canada di OPAS, la più grande Organizzazione Prodotto Allevatori Suini in Italia (rappresenta il 12% della suinicoltura italiana), che il 21 marzo scorso – dopo essersi aggiudicata un bando di promozione agroalimentare dell’Unione Europea – è sbarcata in Canada, ospite dalla Camera di Commercio Italiana, per una serie di incontri a Montréal, Ottawa e Toronto al fine di valutare il livello di idoneità all’esportazione e contribuire a sviluppare una cultura del cibo di qualità attraverso una capillare attività di comunicazione. Una qualità garantita dal rispetto della legislazione europea e dall’applicazione di precisi disciplinari finalizzati, per esempio, al benessere animale, all’uso consapevole del farmaco, alla sostenibilità ambientale, fino alla valorizzazione del territorio. Nel solco della strategia europea “Farm to Fork”, che mira a sviluppare un sistema alimentare equo e sano fondato su certificazioni, tracciabilità della filiera, autenticità ed etichettatura trasparente su caratteristiche organolettiche e nutrizionali. Per intenderci, coloro che in Italia forniscono le carni per il Prosciutto di Parma o il San Daniele potrebbero presto distribuire i loro prodotti direttamente nei frigoriferi dei supermercati canadesi. E questo grazie al CETA, l’accordo di libero scambio tra UE e Canada che, entrato in vigore in via provvisoria il 21 settembre 2017, riduce i dazi e facilita l’esportazione di beni e servizi. Del resto, la carne di maiale – per anni demonizzata e associata erroneamente all’idea di grasso – è stata rivalutata da molti nutrizionisti e oggi è considerata una buona fonte di proteine di alta qualità biologica, con un buon contenuto di vitamine e di minerali, che l’organismo digerisce facilmente grazie alla scarsa presenza di tessuto connettivo. Tanto da essere sempre più al centro delle abitudini alimentati degli italiani: con 37 kg di consumo medio annuo procapite, oggi la carne rosa prevale sia sulle carni rosse bovine che su quelle bianche avicole. Il lancio ufficiale della missione oltreoceano, che in tutto durerà 3 anni, si è tenuto nella sede della Camera di Commercio a Montréal, dove i delegati di OPAS – Barbara Adami Lami, consigliera indipendente del cda; Antonio Rodà, coordinatore del progetto “Eat & Think Pink Canada”; Gian Paolo Valcavi, legale dell’azienda, e Francesca Noaro, responsabile commercio estero – sono stati accolti dalla direttrice generale della CCIC Danielle Virone e dal presidente Carmine D’Argenio. Presenti all’incontro anche la Console Generale d’Italia a Montréal, Silvia Costantini, gli chef-docenti dell’ITHQ Caterina De Luca e Pasquale Vari, oltre ad operatori del settore, giornalisti, partners e influencers. 

 

Il delegato Antonio Rodà con la DG della CCIC, Danielle Virone

 

“OPAS – ci ha spiegato Barbara Adami Lami – è una cooperativa di allevatori di suini dislocati in Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto e Marche che conferiscono almeno il 75% della loro produzione a Opas, la fabbrica vera e propria che smonta gli animali a Carpi, vicino Modena. Nello smontare l’animale si produce valore, che consiste nell’alimentare una catena di produzione di prodotto finito o di materia prima per prodotto finito. Avere come soci gli allevatori significa avere il controllo su tutta la filiera, dal momento in cui l’animale nasce fino al momento in cui viene trattato. Opas è uno degli impianti più grandi d’Italia e gestisce il 12% dell’attività di smontaggio in tutto il paese, dove il mercato della macellazione è estremamente polverizzato. Sebbene possa sembrare un’attività rude e artigianale, in realtà ha una capacità tecnologica straordinaria che ci piacerebbe condividere con il mercato canadese. Per garantire un’alta qualità, per esempio, da noi l’animale si lavora a caldo, quindi non viene immediatamente congelato. Ragionando in termini economici, lavorare un animale a caldo significa che perde acqua e sangue, pesa di meno, però il costo al kg è lo stesso. Si tratta di un elemento tecnologico determinante per la qualità di prodotto finale. Opas è sempre più un grande polo di eccellenza: la dimensione dell’impianto sta crescendo anche in termini di capacità produttiva, e quindi a breve saremo pronti a soddisfare anche richieste più significative in termini di volumi. Ormai è noto, infatti, che la carne di maiale è molto meno grassa, con contenuti proteici e nutrizionali straordinariamente interessanti, destinata a diventare un alimento che anche in termini economici sarà in grado di soddisfare una popolazione crescente, anche se non ‘altospendente’. Il nostro obiettivo non è far concorrenza ad un paese come il Canada, che in termini di produzione di maiali ha tanto da dire: ci piacerebbe però sviluppare insieme una cultura delle caratteristiche del prodotto finito, su cui pensiamo di avere qualcosa in più da raccontare”.

 

“Abbiamo un sistema di tracciabilità del prodotto – ha aggiunto l’avvocato Gian Paolo Valcavi che ci permette di stabilire, una volta che il maiale è stato interamente smontato da quale allevamento proviene, a quale particolare maiale appartiene: registriamo cioè tutto il processo produttivo fino alla vendita al consumatore finale. Senza trascurare il tema della sostenibilità, con investimenti per ridurre il consumo di energia, e la cultura benessere dell’animale, che da noi viene allevato senza antibiotici. Bisogna poi vedere se chi compra è disposto a spendere un po’ di più per avere un prodotto di alta qualità”.

“È il concetto del ‘value for money’ – ha commentato Barbara Adami Lami -: le nuove generazioni sono estremamente sensibili all’allevamento intensivo e la lettura dell’etichetta è una pratica sempre più diffusa. È una visione coerente con un’azienda come OPAS e un prodotto come quello italiano”.

“Questo progetto – ha aggiunto Antonio Rodà si rifà alla strategia del ‘Farm to Fork” della Commissione europea, un piano decennale per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente. Opas utilizza dei disciplinari volontari di livello superiore rispetto alle disposizioni europee e italiane su ambiti come il benessere animale e l’uso consapevole del farmaco. Si tratta di un progetto triennale, con la Camera di Commercio Italiana che farà da agenzia esecutiva e seguirà gli eventi già in agenda: incontri con operatori del settore, riunioni con scuole di cucina per sviluppare una cultura della qualità; show-cooking, partecipazioni alle fiere e presenza con corner nei supermarket e nei negozi specializzati, il lancio di sito web e social media ad hoc. La carne di qualità, con tutto quello che c’è dietro, non sarà sicuramente un mercato a 360 gradi, visti i prezzi lontani dalle offerte da flyer pubblicitari o da Amazon, ma vuole intercettare chi è interessato alla cultura del mangiare”.

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