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“Perché nessuno è intervenuto?”

Si ritorna periodicamente, in Italia, a dibattere sull’obbligo di intervenire, in una situazione di pericolo, in soccorso di uno sconosciuto bisognoso di aiuto. Non c’è articolo di giornale che non condanni, ogni volta, l’indifferenza e l’inerzia degli astanti e dei passanti nei confronti della vittima di un’aggressione. “Nessuno si è fermato, nessuno è intervenuto per difendere il malcapitato nigeriano dalla furia dell’uomo bianco…” È il giudizio direi unanime dei mass media, in questi giorni, circa l’indifferenza dei cittadini nei confronti del mendicante nigeriano che, a Civitanova Marche, è morto sotto i violenti colpi ricevuti dall’aggressore.

L’articolista intende ogni volta dar prova di senso di responsabilità, di coraggio e di altruismo attraverso la sua vibrante denuncia del mancato intervento da parte dei buoni samaritani. Personaggi, ahimè, ormai irreperibili anche perché, osservo irrispettosamente, i buoni samaritani raramente escono di casa, essendo molto occupati a fare del moralismo servendosi della tastiera del proprio computer.

Mi permetto di dire che questi moralistici commenti sono pure chiacchiere, dal carattere tronfio e ridicolo. Ebbene, chi di noi trovandosi spettatore di unasituazione difficile è realmente intervenuto in favore di uno sconosciuto bisognoso di aiuto? Anzi dovrei precisare: “Chi di voi…?” Mi pare che sia un test cui ognuno può facilmente sottoporre sé stesso, ed è un test che non ammette inganni. Io avrei difficoltà, che mi si creda o no, a ricordarmi di tutte le occasioniincuifindaragazzoefinoa tarda età…

Avrei difficoltà a ricordarmene a causa del loro numero. E un paio di volte sono “intervenuto” per far cessare le molestie nei miei confronti, compiute da uno dei tanti perdigiorno e tipi loschi stranieri che gonfiano i ranghi dei cosiddetti “disperati” che approdano massicciamente in Italia dal Terzo Mondo, senza che le autorità si preoccupino di sapere chi realmente essi siano. Mi sono considerato io stesso bisognoso di aiuto, e ho agito di conseguenza, vista la generale vigliaccheria dei miei connazionali verso certi migranti dal comportamento aggressivo e oserei razzista contro i mollaccioni italiani.

Invece di celebrare a parole lo Straniero, il Diverso che tutti in Italia dicono di amare perdutamente, dovremmo invece chiederci: perché provo questa istintiva avversione, nella vita di ogni giorno, verso chi mi è sconosciuto? Mi riferisco al fatto che noi in genere proviamo un istintivo sentimento d’intolleranza e anche di ostilità verso chiunque, quando siamo alla guida di un‘auto, o camminiamo per strada, o aspettiamo in coda, o stiamo in un autobus pigiati gli uni contro gli altri, “interferisce” con noi, ostacolandoci o comunque ritardandoci.

In un centro acquisti o girando l’angolo di strada, o nei corridoi di un ufficio pubblico, mi capita talvolta di trovarmi di fronte a qualcuno il quale come me si ferma bruscamente, e quindi indugia e ondeggia, perché non sa se spostarsi a destra o a sinistra per aggirare l’ostacolo umano che è improvvisamente apparso di fronte a lui. A me viene da sorridere perché provo un’istantanea simpatia verso chi, come me, manifesta indecisione perché non è sicuro di sé e dovrebbe istantaneamente immedesimarsi nell’altro che appare come il suo alter ego. Ebbene, l’altro immancabilmente non mi sorride ed anzi esprime un netto fastidio verso questo sconosciuto – il sottoscritto – che si comporta esattamente come lui, e si tradisce come lui mostrando la propria indecisione. E dire che in simili rare circostanze il “prossimo tuo” del classico invito “ama il prossimo tuo…” è veramente a noi “prossimo”. Ma noi non riusciamo, non dico ad amarlo, ma neppure a sorridergli.

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