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Origine e simbolo della Quaresima, Candelora e Acqua lustrale
Nella prima immagine la cerimonia dell’ “Ancilia” (purificazione degli scudi); nella seconda la “Purificatio” (l’aspersione con l’acqua lustrale); nella terza l’ “Armilustrum (purificazione delle armi), il “Tubilustrum (purificazione delle tube militari), e l’ “Equirria” (purificazione dei cavalli). Cerimonie che introducevano al nuovo ciclo dell’anno e davano inizio alle campagne militari che iniziavano a marzo, il mese del dio Marte. Nella quinta immagine la Candela simboleggia la Luce Mariana, che ricorda la purificazione di Maria Vergine, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù e che viene commemorata il 2 febbraio. Inoltre qui la Candela, simbolo di Luce nelle tenebri, simboleggia la Luce rinnovata dalla Croce che illumina il nuovo ciclo appena consacrato. Nei due casi (paganesimo e cristianesimo), il sacro che interviene nel profano.

 

Se gennaio apriva le porte dell’anno, febbraio purificava e propiziava. Come già visto, Febris era la dea celebrata in questo mese, februaris, dall’etrusco Februs, cioè “purificante’’, che purifica. Anche la parola italiana “febbre” risale all’idea di purificazione. In Italia l’idea di un periodo preparatorio di purificazione risale alla Roma antica con le Lupercalie e le Palilie. Le matrone romane partivano in processione dal tempio di Vesta con fiaccole propiziatrici di nuova luce e fertilità. Con l’avvento del cristianesimo la chiesa combattette questi residui pagani, interpretandoli in chiave cristiana. L’antico rito divenne la nostra Quaresima, celebrata anch’essa con fiaccolate purificatrici. Verso l’XI secolo, le fiaccolate furono sostituite dalla “benedizione delle candele,” dando origine alla nostra Candelora, il 2 febbraio, giorno, appunto, in cui avviene la benedizione delle candele. Fino ad alcuni decenni fa, i cristiani devoti conservavano le candele benedette per proteggersi da calamità e temporali. L’idea di purificazione cristiana è sfociata nella nostra Quaresima. Questa parola è la deformazione del termine latino “quadragesima”, ossia la durata di quaranta giorni. Si tratta della durata del cammino preparatorio alla Pasqua. Ma perché proprio quaranta giorni? Perché quaranta furono i giorni trascorsi da Gesù nel deserto in meditazione e digiuno; quaranta i giorni del diluvio universale e i giorni di Mosè sul Monte Sinai; quaranta i giorni di purificazione di Maria. Nella tradizione biblica, è dopo quaranta giorni che la Madre si presentava al Tempio col neonato per la purificazione. Stabilita la nascita di Gesù, il 25 dicembre, la data di purificazione di Maria viene celebrata il 2 febbraio (40 giorni dopo la Natività). Questa duplice ricorrenza servì ad eludere la scomoda concomitanza con le Lupercali di tradizione pagana.

 

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Interessante notare, inoltre, che fino ad alcuni decenni fa, in Italia, la civiltà contadina osservava una curiosa tradizione: la puerpera, assieme al neonato, osservavano un periodo di isolamento di quaranta giorni (ancora!) di purificazione, prima di uscire di casa! Fino a qualche decennio fa si digiunava, “per purificarsi spiritualmente”. Ma perché astinenza delle carni e il digiuno? Lo scopo era di contrastare la tentazione dei sensi e affermare la dominazione dello spirito sul corpo. Nelle campagne e nei villaggi, trascorso il periodo di penitenza, si bruciava la “Quaresima”, una sagoma dalle sembianze di una vecchia megera che personificava sacrifici e privazioni, assurgendo, così, a simbolo di capro espiatorio. L’intento ultimo era lo scongiuro: bruciare lo sconcio, il negativo, l’impuro. Stesso sincretismo è avvenuto per l’“Acqua lustrale” antica. Prima dell’era cristiana, sempre a febbraio, attraverso un rituale officiato dai sacerdoti Salii, un tizzone ardente, proveniente dal fuoco del tempio di Vesta, veniva spento nell’acqua che diventava sacra e purificatrice. Ogni cinque anni (ogni lustro), a febbraio, nella Roma antica le acque venivano purificate, ragion per cui furono definite “lustrali”. A febbraio l’Acqua lustrale e il Fuoco di Vesta purificavano armi, tube, cavalli e scudi (armilustrum, tubilustrium, equirria, ancilia ecc.). È sempre nel mese di febbraio che i cittadini adulti e i giovani romani, da “civis” diventavano “miles”, cioè da civili diventavano combattenti, che poi a marzo partivano per le campagne militari. Le autorità cristiane, non potendo estirpare il significato originario di queste ricorrenze così profondamente radicate nella gente, optarono per il sincretismo, reinterpretandole e modificandole secondo i suoi criteri dottrinali. Nel rituale cristiano, la purificazione dell’Acqua benedetta replicava tradizionalmente un gesto antico precristiano, però il tizzone purificatore immerso nell’Acqua non era più un residuo del Fuoco di Vesta, ma il residuo di un tizzone delle palme bruciate l’anno precedente. Nel cristianesimo l’Acqua Benedetta conserva le stesse virtù antiche: dopo l’atto espiatorio della Quaresima, l’Acqua benedetta “lava” e purifica l’individuo, consacrandolo. Il gesto della benedizione con l’aspersione consacra persone e luoghi. È il caso dell’ultimo saluto della Chiesa ad una salma, la quale viene consacrata con l’aspersione dell’Acqua benedetta. L’aspersione, e quindi i rituali di purificazione connessi ad un’Acqua benedetta, costituisce, sin dalla preistoria, un atto tipico di cerimoniale religioso. Nel calendario romuleo, l’anno iniziava il primo marzo, perciò, dopo il periodo “preparatorio” di “Februus”, nell’imminenza della primavera, si usava dire: “Novus annus nova vitae”, ossia: “Anno nuovo, vita nuova”. Periodo, cioè, che coincideva con una rinnovata manifestazione primaverile della natura a seguito di una purificazione. I secoli passano, ma l’eco remoto di eventi archetipali, sotto altre forme, ancora vibra nelle coscienze!

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