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Ora Renzi sta meno sereno

IL PUNTO di Agostino Giordano

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Povero Renzi: tutto il sudore speso per okkupare militarmente la Rai-Tv, e invadere senza pudore da mane a sera le case degli italiani, non ha sortito effetto alcuno. Tutti gli sforzi spesi per accaparrarsi parlamentari, o pezzi di partiti, o giornaloni e giornalisti, o pinocchi in formato Benigni, non sono serviti a nulla. Confondere a ragion veduta amministrative col referendum, nel tentativo di fare le prove generali di ottobre, non ha infinocchiato nessuno.  Nelle regioni rosse il Pd perde diversi punti percentuali; e dove cinque anni fa vinceva a mani basse, andrà al ballottaggio. Pensare di stravincere, dopo aver provocato condanne, disastri e scissioni in casa altrui (FI), non paga. Quel bullismo in salsa chigiana, che asfalta regole, leggi, par condicio e ‘democrazia’, non fa neanche più ridere. La Raggi pentastellata, che vince con distacco enorme il primo turno a Roma, su un Giachetti spaurito, è una sberla in faccia a Renzi, Pd e governo. Nel momento più alto del suo strapotere, inizia il tracollo di Renzi. Di certo, a pochi mesi dal referendum sulle riforme costituzionali, è proprio il Premier a stare meno sereno.

Certo, i Grillini si presentano come un partito anti-sistema, un partito che porta anonimi, o quasi, alla ribalta, in nome di un populismo e di una protesta che non si sa dove porti. Certo una Raggi, a Roma, sarà peggio di Marino; però i romani, più che stupire il mondo con ‘la prima volta di una donna al Campidoglio’, vogliono veder risolti i loro problemi. Chissà che la Raggi non proponga la famosa quadratura del cerchio: “Raggio x raggio x 3,14”!.

La Lega, pur colpita dalla tragica morte dell’eurodeputato Bonanno, non ha deluso: la sua parte, all’interno del centrodestra, l’ha fatta tutta, e ora reclama più visibilità per sé e per il suo leader Salvini. A Torino e a Bologna i suoi candidati vanno al ballottaggio col Pd. Certo, è tempo perso dire ora che, insieme, adesso a Roma sarebbe il centrodestra a sfidare la Raggi. Qualcuno dice che sia stato il Cavaliere a volere questa divisione, …ma è fantapolitica.

Il centrodestra disunito non va da nessuna parte, ormai lo sanno tutti e tutti lo gridano ai quattro venti. L’Italia moderata è maggioritaria in Italia, ma oggi non si sente rappresentata dai partiti in campo; non c’è partito o leader che la soddisfi. In questa tornata, non solo si è vinto poco, ma, dove si è corso disuniti, si è addirittura rimasti fuori dai ballottaggi. Berlusconi invecchia e in molti – troppi – negli anni l’hanno sfruttato, tradito e abbandonato; la soluzione, ora, è rifondare il centrodestra: trovare la quadra per una federazione di partiti del centrodestra, oppure dare vita ad un nuovo soggetto dove far confluire le diverse anime moderate. Una scelta che non può però prescindere dall’esito del referendum di ottobre sulla Costituzione Boschi-renziana e sulla forma definitiva che assumerà l’Italicum. Intanto, però, in vista dei ballottaggi, è obbligatorio sotterrare le asce di guerra e impegnarsi a far vincere i propri candidati moderati.

Una cosa mi tocca dirla anche nei confronti del Partito Astensionista, che si è ‘accontentato’ del 44%: dire “Non vado a votare, tanto non cambia niente!”, è sbagliato; infatti, ‘se non si va a votare, è sicuro che non cambierà mai niente’. Sui napoletani, poi, – che in De Magistris hanno toccato con mano il nulla assoluto, eppure continuano a votarlo – che dire? O lo fanno perché l’ex pm è dichiaratamente anti-renziano o perché amano vivere nella precarietà continua, da pulcinella incalliti. Berlusconi ha già annunciato: “Il 19 giugno voterò scheda bianca, a Roma”. Né inciuci, né apparentamenti improponibili. Anche Renzi, giorni fa, si diceva contrario agli inciuci. Ma come? E st
are con Casini-Alfano-Verdini che cos’è?

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