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Nazionale …addio

Se venite in Italia in estate, resterete sicuramente colpiti dalla voglia di vacanza degli italiani, i quali, almeno per due mesi, in pantaloncini corti e maglietta, cercano  di trascorrere qualche giorno o settimana al mare o di scoprire qualche località sconosciuta per trascorrere una breve vacanza. E, per scrivere questo pezzo, faccio come Fiorello nel suo programma della mattina “W Rai 2” che cerca di strappare un sorriso; ma passa in secondo piano o non parla nemmeno dei molti guai che affliggono il nostro paese.

 

Sogno il mare, ma non posso fare a meno di parlare  della morte atroce dell’immigrato indiano Satman Singh, lasciato  morire dissanguato  dopo un incidente di lavoro. E tutti a denunciare il capolarato, che imperversa soprattutto al Sud, e lo sfruttamento degli immigrati, in particolare nei nostri campi.

 

Preoccupa anche la sicurezza nelle nostre città e l’efferato omicidio a Pescara del sedicenne Cristopher Thomas Luciani, da parte di due suoi coetanei, rivela il profondo disagio dei nostri giovani. Spero che si faccia qualcosa, ma sento solo strilli contro l’Europa e la voglia matta di fare riforme come  l’autonomia differenziata e il premierato. Almeno, che piaccia o no, l’attuale governo ci sta provando. Ma non so se ne uscirà un’Italia migliore. Di riformare il calcio, dopo la figuraccia agli Europei, non se ne parla nemmeno.

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Ritorno a Roma…

Nella nostra capitale, bene o male, finiamo sempre per andarci. Per vedere un amico, prendere l’aereo o per fare turismo. E, in ogni stagione dell’anno, è la meta preferita degli stranieri. Roma era anche la città dove mi fermavo sempre un paio di giorni quando tornavo in Italia. Mi piaceva la sua atmosfera e facevo sempre le stesse cose: da stazione Termini andavo verso il centro, mi fermavo per un negroni a Via Veneto, dove compravo i giornali, e poi puntavo verso fontana di Trevi, Trinità dei Monti e Villa Borghese. Per finire, pranzo o cena in una delle numerose trattorie romane. Dopo quasi due anni, sono ritornato a Roma e la mia città preferita è cambiata molto. Ha perso la sua allegria, anche perché ora anche chi lavora ha difficoltà ad arrivare a fine mese. Dicono che sono le conseguenze del Covid che ha colpito soprattutto turismo e alberghi, per parlare solo di quelli che si sono salvati. Adesso questo settore è in ripresa e impiega molti giovani immigrati. Nel mio albergo, una giovane impiegata italiana mi ha detto che, del vecchio personale, sono rimasti solo in quattro. I nuovi provengono dai più svariati paesi. Sono giovani, gentili, preparati e hanno soprattutto voglia di lavorare e di crearsi un futuro. Proprio come noi quando siamo arrivati in Canada.

Nazionale …addio

Questa nazionale non mi aveva veramente mai entusiasmato e la vittoria in extremis contro la Croazia, in questi Europei, ci aveva permesso di andare agli ottavi. Ma gioco e squadra non c’erano. Eppure speravamo in un risveglio o in qualcosa di meglio contro la Svizzera che, come ha detto nel post partita uno scatenato Capello, non era il Brasile. Ed allora tutti a spernacchiare il suo ct, Luciano Spalletti, e il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Gabriele Gravina. Spalletti ha ammesso, come diceva Bartali, di aver sbagliato tutto e forse avrà capito che tra allenatore  e commissario tecnico c’è una grande differenza: il primo ha almeno un anno per plasmare la sua squadra, mentre il commissario tecnico deve essere bravo a selezionare gli uomini giusti. E visto che ho sempre un piede in Canada, cerco di consolarmi con la nazionale canadese che, contro il Cile, ci ha riservato una piacevole sorpresa. Devo pur attaccarmi a qualcosa per sopravvivere e trascorrere una bella estate. Lo spero per me e anche per voi.

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