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ITALIA | Nasce
il governo Gentiloni

In tutto 18 Ministri: Alfano agli Esteri, Minniti al Viminale. Elena Boschi diventa sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Lotti promosso a Ministro dello Sport

Roma – Ilx, il numero 64 della storia repubblicana, è fatto. Il Presidente del consiglio incaricato ha sciolto la riserva lunedì ed ha subito varato la lista dei Ministri. Il giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è avvenuto intorno alle 20. Dopo il passaggio di consegne con Renzi, martedì e mercoledì il governo dovrebbe incassare la fiducia di Camera e Senato.

ministri-italia

La composizione – L’elenco comprende molte conferme di Ministri del governo Renzi: (1)  Carlo Padoan all’Economia, (2) Andrea Orlando alla Giustizia, (3) Roberta Pinotti alla Difesa, (4) Carlo Calenda allo Sviluppo Economico, (5) Maurizio Martina alle Politiche Agricole, (6) Gianluca Galletti all’Ambiente, (7) Graziano Delrio ai trasporti, (8) Beatrice Lorenzin alla Salute, (9) Enrico Costa agli Affari Regionali, (10) Dario Franceschini ai Beni Culturali, (11) Marianna Madia alla semplificazione e pubblica amministrazione e (12) Giuliano Poletti al Lavoro e Politiche Sociali.  Tra le novità il passaggio di (13) Angelino Alfano dall’Interno agli Esteri, l’arrivo al Viminale di (14) Marco Minniti, la nomina di (15) Valeria Fedeli all’Istruzione, di (16) Anna Finocchiaro ai Rapporti con il Parlamento e di (17) Claudio De Vincenti alla Coesione Territoriale. Diventa Ministro (18) Luca Lotti, con delega allo sport, mentre (19) Maria Elena Boschi entra nello staff di Palazzo Chigi come sottosegretaria.

Gentiloni: legge elettorale e lotta alla disoccupazione – “Il governo – ha detto Gentiloni dopo aver presentato la lista dei Ministri – proseguirà nell’azione di innovazione svolta fin qui dal governo guidato dal presidente Renzi e, nel contempo, si adopererà per facilitare il lavoro tra le diverse forze parlamentari volto ad individuare le nuove regole per le leggi elettorali. “Il Paese – ha aggiunto il Premier – si è rimesso in moto in questi ultimi anni, ma non possiamo certo ignorare le varie forme di disagio, specie nelle fasce più deboli del ceto medio e specie nel Mezzogiorno, dove il lavoro è un’emergenza più drammatica che altrove e sarà una vera priorità del nostro impegno nei prossimi mesi”.

Verdini e le opposizioni bocciano l’esecutivo

Il leader di Ala-Scelta Civica stizzito: “Ignorati, non daremo la fiducia”. Di Maio ironico su twitter: squadra che perde non si tocca. Brunetta: è Renzi Bis, tutti attaccati a poltrona. Salvini: è ammucchiata di poltronari. D’Alema: così alle prossime elezioni ci travolgono

Roma – Unica della vecchia compagine di governo ad essere stata del tutto tagliata fuori è Stefania Giannini, che lascia il dicastero di viale Trastevere alla vicepresidente del Senato e che nel precedente esecutivo era entrata in quota Scelta Civica. Questa esclusione, in aggiunta alla mancata promozione di Enrico Zanetti (che era viceministro dell’Economia), ha probabilmente provocato la reazione stizzita del gruppo Ala-Sc, firmata da Denis Verdini e dallo stesso Zanetti, che ha annunciato che non voterà la fiducia a quello che definisce un “governo fotocopia”, spiegando di vedere disattesi gli intendimenti espressi durante le consultazioni con il capo dello Stato per un esecutivo di responsabilità aperto alle forze disponibili e sottolineando, appunto, il venir meno del giusto rapporto tra “rappresentanza e governabilità”. Il disimpegno di Ala-Sc, però, non dovrebbe far venir meno la maggioranza, perché alla direzione nazionale del Pd è passata all’unanimità, e quindi con il sostegno anche della minoranza, la mozione di sostegno al nuovo governo. Maggioranza risicata, calcolata in una forbice tra 160 e 170, in base al voto di senatori a vita e rappresentanti delle autonomie. Ma in passato Verdini e i suoi erano stati più volte utilizzati come “stampella” dell’esecutivo in caso di voti in dissenso da parte di esponenti “dem” recalcitranti: questo soccorso esterno, ad oggi, non potrebbe più essere invocato.

Bersani: su provvedimenti ci devono convincere. “La stabilità la garantiamo perché siamo responsabili. Ma sui provvedimenti ci devono convincere”, ha detto Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd e leader di una delle componenti di minoranza del partito. “Darò una mano a scegliere uno dei candidati al prossimo congresso del Partito”, ha aggiunto.

Durissima la reazione delle opposizionI. Di Maio: premier chi esportava bombe in Arabia. “Un Governo nemico della meritocrazia, nemico dei cittadini onesti”. Così il vicepresidente M5s della Camera, Luigi Di Maio. “Colui che è stato Ministro degli esteri mentre si esportavano bombe in Arabia Saudita, promosso Presidente del Consiglio dei Ministri”, ha aggiunto. Il leader penta stellato ha però usato anche l’ironia e su Twitter ha scritto: “Squadra che perde non si tocca”. Brunetta: è Renzi Bis, tutti attaccati a poltrona. “Avevamo chiesto a Paolo Gentiloni discontinuità. Leggiamo invece lista Ministri di un Renzi-bis: attaccati alla poltrona. Maria Elena Boschi più di tutti”, ha affermato Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Salvini: non è governo, è ammucchiata di poltronari. “Non ho parole. Alfano, dopo aver riempito l’Italia di immigrati, è promosso a Ministro degli Esteri: ve li vedete lui e Gentiloni a trattare con Trump e Putin? E poi confermati Boschi e Madia, Padoan e Pinotti, Martina e Lorenzin. Non è un governo, è un’ammucchiata di poltronari”, ha detto Matteo Salvini, leader della Lega Nord. Meloni: sputano in faccia a italiani, il 22 in piazza. “Governo Gentiloni identico a quello precedente. In pratica sputano in faccia agli italiani. Tutti in piazza il 22 gennaio”, ha scritto su Facebook la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. D’Alema: così alle prossime elezioni saremo travolti. “Se la risposta all’esito del referendum, e al voto contrario dei giovani, è quella di spostare Alfano agli esteri per far posto a Minniti, allora abbiamo già perso 4 o 5 punti percentuali, e alle prossime elezioni sarà un’ondata”: sono le parole di Massimo D’Alema, commentando la composizione del nuovo Governo. “Dicono di aver preso il 40% dei voti, come mai nessuno prima, allora devono rileggersi la storia: nel referendum sulla scala mobile il Pci prese il 45% circa e poi alle elezioni ebbe il 27%. Fare il calcolo oggi è semplice”, ha concluso.

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