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Scena tratta dal film Un borghese piccolo piccolo
Montréal alla scoperta di Mario Monicelli

Dal 2 al 22 dicembre è in programma, presso la Cinémathèque québécoise, con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Montréal, una rassegna cinematografica sul regista e sceneggiatore italiano Mario Monicelli

 

MONTRÉAL – Mario Monicelli è stato un celebre sceneggiatore, scrittore e regista italiano dal talento straordinario. Ha avuto un ruolo di primo piano nella nascita e lo sviluppo della commedia italiana, insieme a Pietro Germi, Dino Risi, Luigi Comencini, Ettore Scola.  Acuto osservatore della realtà, egli seppe coglierne le varie sfaccettature con fine intelligenza, stile sferzante e verve umoristica e, nel contempo, drammatica, dando luogo a capolavori della cinematografia del Belpaese. Ha realizzato film di spessore artistico e culturale, passando con disinvoltura dal genere comico-satirico a quello drammatico-tragico in relazione alle tematiche trattate. Seppe far propria l’eredità della Commedia dell’arte andando oltre, dando un’inconfondibile impronta alla commedia. Non è un caso che diresse attori del calibro di Totò, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e lanciò nel firmamento cinematografico stelle quali Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni. Numerosi furono i riconoscimenti nazionali e internazionali ottenuti grazie alle sue pellicole; di rilevante significato culturale e civile, le alte onorificenze ricevute dallo Stato.

 

Copertina del libro Mio amato Belzebù

 

Per celebrare questo autorevole autore del cinema tricolore, la Cinémathèque québécoise, in  collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Montréal, ha organizzato una rassegna cinematografica iniziata lo scorso 2 dicembre che si concluderà il 22 dello stesso mese. I film rimasti in programma sono: Un borghese piccolo piccolo (15 dicembre, ore 20:30), Totò cerca casa (16 dicembre, ore 18), Il medico e lo stregone (18 dicembre, ore 18), Speriamo che sia femmina (19 dicembre, ore 18), Risate di gioia (21 dicembre, ore 20:15) e Parenti Serpenti (22 dicembre ore 18).

 

Il Cittadino Canadese ha intervistato per voi Chiara Rapaccini, compagna del  regista, che ci ha voluto raccontare alcuni aneddoti su Monicelli e i suoi sentimenti per i lungometraggi in programma, che si possono rintracciare anche nel suo romanzo, appena pubblicato in Italia da Giunti, dal titolo Mio amato Belzebù.

 

“Un film di cui parlo molto nel mio libro e che ricordo con tanto piacere è Speriamo che sia femmina, perché è una pellicola in cui Mario racconta le donne in un modo molto generoso, veramente gentile e acuto. Considerando che era un regista abbastanza maschilista, un po’ com’era la maggior parte della commedia all’italiana, questo film esprime grande amore nei confronti delle donne. Il cast al femminile era formato da attrici eccezionali: Liv Ulmann, Catherine Deneuve, Stefania Sandrelli, Giuliana De Sio. Le figure maschili, interpretate da Philippe Noiret e Bernard Blier, sono presentate come persone molto fragili che non riescono a dirigere la vita e che non sanno che fare di se stessi. Lo adoro perché è stato un occhio vigile e intelligente sul mondo delle donne”.

 

 

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Su un altro film, Un borghese piccolo piccolo, tratto da un libro di Vincenzo Cerami, si è espressa in questo modo: “È un lavoro estremamente cinico che rivela una visione sprezzante e drammatica della Roma dei ministeri e della crudeltà del mondo burocratico della capitale. C’è un dramma in corso con Alberto Sordi che non ha mai fatto una parte così drammatica. Tutto il mondo conosce Sordi come comico, ma in quest’occasione, svolge una parte molto drammatica assieme all’attrice americana Shelley Winter”.

 

Ci siamo soffermati anche sulla personalità e l’attitudine del regista: “Era un personaggio pubblico ironico verso se stesso, verso gli altri, verso di me. Come gli altri della sua epoca, era contraddistinto dall’autoironia e da una visione ironica della società e anche in casa, nella vita quotidiana, era sempre con la battuta pronta, era buffo e comico, anche se qualche volta cattivello. Tutto questo mi fa impressione oggi perché l’ironia vera, tagliente dei nostri registi italiani non esiste più. Oggi la capacità di essere sferzanti, di vedere i lati peggiori dell’Italia, della sua società, di riderne non è più riscontrabile da nessuna parte”.

 

Infine, ha voluto ricordare l’impegno sociale che ha contraddistinto il regista romano: “Ci si ricorda di lui solo per le sue commedie che hanno fatto e continuano a far ridere, ma, in realtà, era una persona molto impegnata politicamente e civilmente e quest’impegno è stato costante durante tutta la sua vita. Ha realizzato un documentario, Lettere dalla Palestina, al G8 di Genova ha sfidato la morte. Mario ha prodotto dei film antimilitaristi, La grande guerra, che gli ha causato enormi problemi di censura. Ha realizzato I compagni, il racconto di uno sciopero di poveracci in Piemonte in cui Mastroianni fa il sindacalista ed è uno sfigato, un poveraccio. Anche in Totò cerca casa, affronta il problema della mancanza delle abitazioni. Ridendo e scherzando, parlava di argomenti importanti come la fame, la disoccupazione, gli scioperi, le guerre insulse e stupide come il Primo Conflitto Mondiale”.

 

Le parole di Chiara Rapaccini colgono appieno il senso più profondo dell’arte filmica di Mario Monicelli. Un artista capace di coinvolgere il pubblico per le tematiche realistiche raccontate attraverso un linguaggio semplice, mai banale, che va direttamente a segno. Che è alla portata di tutti. Che fa ridere, sorridere, riflettere. Motivi per cui vale la pena recarsi alla Cinémathèque québécoise (335 Boul. de Maisonneuve Est, Montréal)  per godersi i film della rassegna secondo la programmazione in precedenza indicata.

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