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Mons. Frank Leo: “La Chiesa è sempre attuale. Fede, Famiglia e Comunità i miei valori”

MONTRÉAL – Un Italo-Canadese ai vertici della Chiesa cattolica di Montréal: una nomina prestigiosa che inorgoglisce tutta la Comunità. Lo scorso 12 settembre, Monsignor Frank Leo, nato a Montréal nel 1971 (madre della provincia di Avellino, scomparsa nel 2008, padre calabrese di 81 anni), ex vice parroco della Chiesa Madonna della Consolata, è stato ordinato Vescovo Ausiliare nella Cattedrale Maria Regina del Mondo, in centro-città. Alla solenne cerimonia hanno preso parte circa 1500 fedeli, tra cui una foltissima rappresentanza della Comunità italiana di Montréal. Il curriculum del nuovo vescovo Ausiliare è straordinario. Dopo il Cégep, ha frequentato il Gran Seminario di Montréal e nel 1996, a 25 anni, è stato ordinato sacerdote. È stato viceparroco alla Consolata, chiesa a cui è legatissimo e dove è stato battezzato, cresimato e infine ordinato sacerdote. Ha poi perfezionato gli studi tra Stati Uniti, Roma, Australia e Canada, prima di entrare nel Servizio Diplomatico della Santa Sede, a Roma. Tornato a Montréal, ha prima insegnato al Seminario e poi è diventato Segretario generale della conferenza episcopale canadese ad Ottawa. Concluso il mandato, ha fatto ritorno a Montréal dove è stato nominato prima vicario generale e poi Vescovo ausiliare. Lo abbiamo intervistato per capire meglio la sua storia, ma soprattutto per conoscere la sua visione in un’epoca ed in una terra, il Québec, dove il laicismo ed il secolarismo sembrano aver preso il sopravvento.

Eccellenza, quando e come ha riconosciuto i segni della sua vocazione? “Da adolescente ho avuto l’intuizione molto viva che la domenica fosse il giorno dedicato al Signore. Ho cominciato a frequentare la Messa ed a partecipare alla vita parrocchiale, iscrivendomi a diversi gruppi. Ho scoperto la forza della fede, imparando a conoscere gli altri, ma soprattutto me stesso. Ed ho capito che ciascuno di noi ha un cammino, una vocazione.

Il Signore ci ha creato per compiere qualcosa di straordinario, dandoci doni e talenti per portare a termine la nostra missione. Mi sono reso conto che solo seguendo la mia vocazione, accettandola liberamente, avrei dato un senso alla mia vita”.

Da Vescovo ausiliare, come cambia la Sua vita e la Sua missione pastorale? “Ricopro un ruolo di maggiore leadership in seno alla Comunità dei fedeli. La missione pastorale resta sempre la stessa, però con un legame più forte con il Collegio episcopale della Chiesa Cattolica. È una sfida più impegnativa. Dal punto di vista amministrativo, dovrò assicurarmi che siano erogati tutti i servizi di cui necessitano i fedeli, mentre dal punto di vista più strettamente simbolico e teologico, in quanto successore dei 12 Apostoli, ricoprirò un ruolo di maggiore rappresentanza e spessore ecclesiastico”.

Le Chiese del Québec sono sempre meno frequentate, soprattutto dai giovani. Cosa fare per ravvivare la fede cristiana?

“Prima di tutto, bisogna passare da un cattolicesimo culturale ad un cattolicesimo di convinzione. E questo avviene molto spesso attraverso un’esperienza personale di fede. Vanno moltiplicate le occasioni per fare un’esperienza di fede profonda, che tocca il cuore e può cambiare la vita. Una testimonianza, una buona parola, un invito… da cui può nascere una pratica religiosa più consapevole e consistente. In secondo luogo, credo in un approccio personalizzato, cioè una persona o una famiglia alla volta, non più tutti quanti insieme. Terzo, bisogna lavorare con le famiglie, dai bambini fino agli anziani, sostenendole. I Padri della Chiesa dicevano che la famiglia è la nostra chiesa domestica. Una frase bellissima! Riconosciamo la presenza di Dio nella famiglia, che per questo è sacra. Quello che facciamo in Chiesa, pregando, stando insieme e chiedendo perdono, facciamolo anche in famiglia”.

Negli ultimi decenni, da presidio cattolico, il Québec è diventato un avamposto del laicismo. Come se lo spiega? “Molti hanno una fede affievolita, oppure l’hanno persa. Il secolarismo di oggi è anche il frutto delle azioni del governo. Per 400 anni, la Chiesa ha fatto le veci dello Stato con opere educative, sociali e sanitarie. È stata attiva e visibile. Poi il governo ha ripreso il controllo delle scuole, degli ospedali e della vita sociale. L’ideologia del secolarismo risale a qualche secolo fa e permane tutt’oggi. Ma se lo Stato è laico, non vuol dire che lo sia anche la società, che è composta da persone, da Comunità con tradizioni culturali e religiose. E le persone vivono meglio quando sono guidate da una fede. La fede si sarà anche affievolita, ma noi non ci abbattiamo perché, ripercorrendo i 2000 anni di storia della Chiesa, c’è stato di peggio. Queste sono le sfide di oggi e noi cerchiamo di viverle con serenità, dedizione e generosità”.

I recenti ritrovamenti di fosse comuni nelle scuole residenziali gestite dai cattolici hanno acuito questo disamoramento. Il Papa è venuto qui per chiedere perdono. “Credo che la visita del Papa renderà possibile una vera riconciliazione. Chiaramente, la scoperta di questi abusi peggiora la situazione. Quanto successo è un abominio ed è assolutamente inaccettabile. Bisogna chiedere perdono e accertarsi che non succeda più. Ci sono state persone che non sarebbero mai dovute entrare in Seminario, perché senza vocazione. La pedofilia è una malattia, è contro natura: si tratta di persone con problemi psichici gravi. E non è certamente il celibato a rendere le persone pedofile. Certo, vivere bene il celibato è sempre una sfida, ma resta un dono di Dio che bisogna vivere con coerenza, generosità, fedeltà e lealtà al Signore ed agli impegni presi”.

La guerra in Ucraina, l’inflazione e i timori di una recessione. Viviamo tempi difficili. Il Papa richiama tutti alla pace, ma il Patriarca di Mosca sprona i russi a combattere. “Quello che dice il Patriarca è assurdo. Prima di tutto, quello cristiano è un messaggio divino rivolto agli uomini, un messaggio portatore di vita. La fede può e deve parlare alla politica, senza fare politica. Istigare alla guerra non è un’attitudine cristiana. Il messaggio di Dio non è quello di fare la guerra, che comporta morte, distruzione e divisione. Quello di Dio è un messaggio di vita, di perdono, di serenità, di pace e di rispetto reciproco”.

Dopo duemila anni di storia, la Chiesa è ancora attuale nella storia dell’umanità? “La Chiesa è sempre attuale, perché Dio è sempre attuale. Quello della Chiesa è un messaggio di dignità, vita, gioia, disciplina, rispetto e giustizia per tutti. Un messaggio sempre valido, perché sono cose sempre desiderate dai cuori di tutti gli uomini di ogni epoca. Come coinvolgere le persone che dicono di non avere bisogno di Dio: ecco questa è la sfida di oggi. Dobbiamo raggiungere i giovani che vivono nel loro mondo virtuale, anche con una maggiore presenza nel web e sui social media, per far riscoprire la bellezza della fede in Dio, della comunione con Dio, di poter avere un rapporto personale e vitale con il Signore. Dobbiamo essere sempre presenti nella vita delle persone, andando loro incontro nei momenti difficili e di felicità, rispondendo alle loro domande. Il mondo ha ancora bisogno di Dio: quando il messaggio di Dio tocca il cuore, cambia tutto”.

Rivolga un messaggio alla Comunità italiana, di cui Lei fa parte, ed i cui valori sono intrisi di cristianità. “Sono fiero di far parte della Comunità italiana. Abbiamo bellissime attitudini, aspetti della nostra cultura, come la fede, che dobbiamo tramandare alle future generazioni. Ringrazio tutta la Comunità per la grande partecipazione in occasione della mia ordinazione. Dobbiamo continuare a puntare su valori come Fede, Famiglia e Comunità. Cerchiamo di rafforzare la fede con una pratica sempre più assidua in Chiesa. Assicuriamoci che le nostre famiglie siano forti e improntate al rispetto e alla generosità. E facciamo in modo che la Comunità, prima di tutto la nostra, quella italiana, e poi quella più grande, montrealese, possa far fiorire la bellezza di quello che siamo, quello che abbiamo ricevuto e quello che dobbiamo tramandare. Fede, Famiglia e Comunità: sono questi, secondo me, i valori più importanti della nostra vita. Ancora un grande ringraziamento, di tutto cuore, alla mia, alla nostra Comunità”.

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