Secondo la rivista “The Economist”, il governo italiano dovrebbe affrontare il problema della “Irregular immigration”. In Italia, invece, si parla semplicemente di “migrazioni” e “migranti”. Ma a “migranti” – secondo me – andrebbe in certi casi aggiunto l’attributo “clandestini”, “abusivi”, “irregolari”, “illegali”… Cosa che pochi fanno nello Stivale.
In Italia vanno per la maggiore frasi come: “Anche noi nel passato…”, “Siamo tutti migranti…”, “Siamo tutti figli di Dio…”, “Anche il papa ha detto…”, “Questi disperati sono in fuga da guerra, fame e povertà…”, “Abbattiamo i muri…”, “Accogliamo il diverso…”.
Volendo spingere fino in fondo questa logica francescana, le navi delle Ong dovrebbero andare sotto le coste africane e, scavalcando gli scafisti, imbarcare direttamente i clandestini africani ed asiatici. Ciò di sicuro eviterebbe naufragi e annegamenti. Un ponte che congiungesse la Sicilia alla nostra “quarta sponda” sarebbe l’ideale. Ma c’è troppo mare… Che si dia allora anche il via, tra l’Africa e l’Italia, a traghetti forniti dalla Marina italiana; sempre che si accetti il carattere sacrosanto di questo movimento di popolazioni – sono potenzialmente qualche centinaio di milioni di esseri umani – che desiderano migliorare la propria condizione, peggiorando però in particolare quella italiana, che non ha alcuna scelta circa gli individui desiderabili da accogliere, alloggiare e nutrire, e quelli indesiderabili da respingere. Perché questi individui, di cui talvolta non si sa neppure il nome, sono da considerare, dal primo all’ultimo – i vertici Ue, il papa e l’Onu ce lo dicono – moralmente superiori a noi, ex colonialisti, ex schiavisti, ed egoistici difensori dell’identità nazionale, e inoltre fortunati abitanti di terre benedette da Dio perché stracolme di ricchezze piovuteci dal cielo.
Per porre fine ai flussi immigratori via mare che avvengono nel disordine più totale e con perdite umane rilevanti, molti europei, italiani in primis, suggeriscono di sconfiggere la povertà in Africa, causa di questo esodo. Ma gli europei, secondo me, dovrebbero anche eliminare le guerre, la corruzione, le ingiustizie, presenti nei paesi di partenza di questi disperati, altra causa di questa migrazione epocale. Questo colossale piano Marshall da attuare in Africa e anche in Asia, come molti politici italiani suggeriscono nei talk show, ci impegnerebbe senz’altro per un bel po’…
Di fronte a questi progetti, non si sa se ridere o piangere. Risolvere i problemi di un intero continente? Anzi di due? E in quanto tempo? Io suggerirei al governo di cercare di risolvere prima il problema della povertà, dell’abusivismo e delle infinite storture burocratiche, esistenti nel Belpaese, e in particolare nel Sud, combattendo, già che ci siamo, anche le tante mafie: camorra, ‘ndrangheta, cosa nostra, sacra corona unita…
Invece di bearci di questi assurdi sogni di bonifica planetaria, dovremmo identificare per nome i paesi di origine di questi migranti, e menzionare tali nomi ogni volta che avviene un naufragio. Sono infatti i governi di queste nazioni i responsabili diretti delle guerre, della fame, dell’ingiustizia che tutti noi in Europa denunciamo astrattamente, ostinandoci a considerare l’Africa un’area indeterminata (“hic sunt leones”). L’Africa, dopo tutto, è fatta di paesi che siedono all’Onu. E così è l’Asia, dove del resto in certe aree stanno meglio di noi.
Occorrerebbe tornare invece all’idea dello Stato-Nazione e delle sue responsabilità, che molti sembrano invece aver dimenticato, rincretiniti dal politically correct e dal progetto mondialista di un supermercato unico planetario di cose e di uomini, causa diretta, invece, di queste minacciose e disastrose migrazioni di massa.