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Massimo Ranieri: “Montréal, sto correndo da Voi!”

di Vittroio Giordano

Montréal – Per la terza volta (dopo il 2002 e il 2015), Massimo Ranieri torna in Québec per un concerto – dal titolo “SOGNO E SON DESTO… IN VIAGGIO” – che questa volta lo vedrà esibirsi sabato 5 maggio sul palcoscenico di Place Bell (1950 Rue Claude-Gagné), a Laval. Per poi spostarsi a Toronto (6), Vancouver (9), Chicago (11), Atlantic City (12) e Connecticut (13). Lui che, da artista a tutto tondo, versatile, istrionico e inarrestabile, manderà di sicuro in visibilio gli italo-canadesi che riempiranno platea e galleria (3.000 in tutto). Con uno spettacolo – messo a punto con Gualtiero Pierce – che celebra la forza degli umili, il coraggio di chi sa sognare e guardare alla vita con speranza e positività. Inevitabili i riferimenti ai ricordi di un’infanzia vissuta in un clima di stenti e di difficoltà, ma con la dignità di chi vuole farcela. Anche il titolo scelto per lo show è ispirato ad un ricordo di famiglia. Con tenerezza e commozione Ranieri racconta del nonno pescatore che, alla sua curiosità di bambino, rispondeva come il mare fosse tanto bello e affascinante ma anche pericoloso, perché può tradire. Sognare sì – dunque – guardando alle stelle, immaginando e fantasticando, ma sempre restando attento e vigile, sveglio. Nasce da qui la scelta del titolo, con quella congiunzione che, da apparente ossimoro, trasforma la frase in un auspicato desiderio di sognare, ma ad occhi aperti: “Sogno e son desto”. Il Cittadino Canadese ha intervistato Massimo Ranieri: ecco le sue risposte.

Massimo Ranieri, il tuo tour nordamericano parte da Montréal, 3 anni dopo esserti esibito a Place des Arts. Ammettilo: Montréal è una città che ti è rimasta nel cuore….

“Sicuramente Montreal è una città che porto nel cuore perché la prima volta che ci sono stato, tanti tanti anni fa, in quel bellissimo teatro e in quella città meravigliosa mi rimase nel cuore. La prima volta che ci andai ero molto più giovane di adesso. L’ultima volta che ci son stato risale a tre anni fa e ancora prima mancavo da 13 anni. Troppi. Tutte le volte che il mio manager mi propone un progetto di tour in territorio americano e canadese gli dico sempre di considerare la tappa di Montréal, perché è davvero un luogo speciale al quale tengo molto”.

A Montréal vivono circa 350 mila italo-canadesi. Quale canzone del tuo repertorio dedicheresti agli italiani nel mondo?

“Ma sicuramente, se mi chiedi quale canzone dedicherei ai miei connazionali di Montreal, è sicuramente “Rose rosse” perché molti di loro all’epoca erano ancora in Italia ed hanno legato a questa canzone momenti di vita. Sono ricordi  importanti, una memoria nella memoria”.

Anche la tua carriera, in fondo, è cominciata all’estero. A soli 13 anni sei partito per l’America. Oggi sempre più giovani italiani emigrano all’estero: che consigli dai a chi oggi decide di lasciare il BelPaese?

“La mia carriera è iniziata a tredici anni proprio in America. Ero un ragazzino e Vedermi 3000 persone alla Academy di Brooklyn è ancora oggi un ricordo indimenticabile. Per quanto riguarda i giovani, anch’io all’epoca ero un emigrante, poi sono tornato in Italia, certamente era un altra Italia, nella quale gli altri venivano a trovarci;  oggi la.situazione socio-politica è tale per cui molti ragazzi se ne vanno, e spero che nonostante il fatto che molti giovani stiano trovando fortuna fuori, do loro il consiglio di restare italiani nel cuore”.

Con più di quattordici milioni di dischi venduti, sei tra gli artisti italiani più conosciuti e apprezzati nel mondo. Come nascono le tue canzoni?

“Sì, sono più di 14 milioni di dischi. Per quanto riguarda il modo in cui una canzone nasce, posso solo rispondere che essendo io un interprete cerco di dare ad un brano una identità attraverso il mio modo di proporla, anche se in origine ogni canzone ha il suo autore che l’ha pensata e scritta prima di scegliere l’artista che successivamente la proporrà al pubblico”.

Mettendo da parte la tua carriera di cantante, come attore e come conduttore televisivo: qual è il film, qual è l’opera teatrale e qual è il programma tv a cui sei più legato, e perché?

“Sicuramente di tutte queste virtù quella che prevale è sempre e comunque quella di cantante. Grazie al fatto di essere cantante posso abbracciare anche l’esperienza di attore, regista teatrale e televisivo e conduttore. Il mio percorso da cantante mi ha aperto le porte a tutte queste meravigliose possibilità.  Sicuramente sono legato al mio primo film, “Metello”, che mi ha dato il lancio e mi ha fatto conoscere al pubblico cinematografico, l’opera teatrale invece è quella di Patroni Griffi, che è stato il mio debutto in teatro, “Napoli chi resta e chi parte”, tratto da due atti unici di Raffaele Viviani. Il programma tv è ovviamente “Sogno e son desto “ perché abbiamo avuto 10 prime serate su Rai1 con ascolti strepitosi, è un bellissimo ricordo molto recente”.

Al netto di una voce che è un formidabile dono della natura, quali sono stati i modelli che hanno ispirato, influenzato il tuo talento fino a forgiare l’artista a tutto tondo che sei diventato?

“Sicuramente sono tre: Sergio Bruni, Charles Aznavour e Frank Sinatra. Aznavour perché è il più grande chansonniere, Bruni perché è stato il mio maestro e Sinatra perché è stato il nostro modello e la nostra bandiera in America per tanti anni”.

Sei una colonna portante della musica partenopea nel mondo. Come spiegare il successo unanime della  canzone napoletana ai quattro angoli del pianeta?

“Sono nato a Napoli e non sono una colonna portante neanche un ambasciatore della canzone napoletana. Ci sono stati altri colleghi molto più “titolati” di me.  Come spiegare il successo della canzone napoletana? È una canzone che nasce dalla grande melodia che arriva dritta al cuore ed è riconosciuta in tutto il mondo”.

Nella tua vita hai fatto incontri memorabili: Pier Paolo Pasolini, Giorgio Strehler, Anna Magnani, Domenico Modugno…

“Sì, sono molto fortunato. Grazie a queste persone ho avuto la possibilità di crescere. Pasolini, Strelher, Magnani, Patroni Griffi, grandissime persone che mi hanno insegnato molto sia dal punto di vista umano che artisticamente parlando”.

Da cattolico, sei stato molto legato alla figura di Giovanni Paolo II. Cosa pensi di Papa Francesco, che sta cercando di rinnovare il linguaggio e immagine della chiesa?

“Sono legato alla figura di Giovanni Paolo II e per lui ho anche inciso una canzone a lui dedicata. Lo sono anche con Papa Francesco. Sta riportando tanti giovani alla chiesa, che infatti, proprio grazie a Papà Francesco, negli ultimi anni ha riconquistato molti fedeli”.

Sei rimasto umile e modesto nonostante il successo, ma soprattutto giovane nonostane l’incedere inesorabile del tempo. Qual è il tuo segreto, il tuo elisir per l’eterna giovinezza?

“Il segreto, se lo conoscessi, non lo confiderei a nessuno. Quel che so è che il mio pubblico è il mio elisir, quello che mi fa andare in scena ogni giorno con grandissimo entusiasmo. A proposito…Montréal, sto correndo da Voi!”.

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