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L’opinione di Claudio Antonelli: Vladimir Putin e la “reductio ad Hitlerum”

Fascismo e nazismo sono fenomeni storici che hanno tirato da lunga pezza le cuoia, ma ad essi non sono mai stati concessi i funerali perché sui loro cadaveri sono in molti a pasteggiare. Infatti, contro i fantasmi del “fascismo” – abbreviazione di “nazifascismo” – le élite e le masse sono impegnate in continui esorcismi, denunce, crociate. La “reductio ad Hitlerum” ossia il giocare la carta nazista, asso piglia tutto, è irresistibile per gli amanti del bene assoluto. E così le bocche dei difensori della civiltà denunciano con ardore l’Hitler del giorno.

Nell’attribuzione delle parti, Putin avrebbe potuto incarnare Stalin, Ivan il terribile, Pietro il Grande – suoi connazionali – o il mongolo Genghis Khan. No, Putin è il nuovo Hitler (“Putler”) che vuole “fascistizzare” anzi “nazificare” Russia e Ucraina. Lo hanno stabilito sceneggiatori e direttori di scena; e inoltre i caricaturisti scansafatiche: basta mettere il ciuffetto e i baffetti al nemico assoluto.

“The Economist” è stato tra i pochi ad accusarlo, invece, di “stalinizzare” la Russia. Da parte sua Putin ha dichiarato di voler “denazificare” Kiev. Ha inoltreequiparato le sanzioni occidentali contro la Russia ai pogrom antisemiti di ieri.

L’Olocausto è stato tirato in ballo. Dopo il falso annuncio che gli aerei russi avevano bombardato il memoriale dell’Olocausto ‘Babyn Yar’ di Kiev, il presidente ucraino Zelensky, ebreo, aveva lanciato un appello a tutti gli ebrei del mondo affinché si svegliassero, perché “il nazismo è nato nel silenzio”. Giorni dopo, rivolgendosi per via telematica alla Knesset, Zelensky ha detto che Putin, da autentico Hitler, è per la “soluzione finale”. In Israele hanno immediatamente reagito giudicando il confronto con l’Olocausto scandaloso e, io aggiungerei, blasfemo.

Con i nefasti eventi che sconvolsero l’Europa nella prima metà del secolo scorso, il manicheismo “buoni/cattivi”, “angeli/demoni”, “luci-tenebre” attinse l’apice, trasformando il termine “fascista” in sinonimo di “male assoluto”. Al giorno d’oggi ci si serve di “fascismo”, “fascista”, “nazismo”, “nazista” senza correlazione col fascismo e il nazismo storici, ma semplicemente per infamare l’avversario di cui si denuncia il carattere obbrobrioso e la sua non appartenenza al genere umano. È un linguaggio ormai obbligato…

Dopo la sconfitta dell’Asse, ci si aspettava che il mondo entrasse in una fase di pace universale. Ma non fu così. Il condizionamento mentale, morale e politico, operato da quel tragico periodo, è mantenuto da allora vivo e fremente grazie all’attivismo, da stakanovisti del bene, degli autonominatisi eredi morali dei vincitori di allora; attraverso cerimonie, riti, rimembranze e fioritura di mitologie hollywoodiane, celebranti il bagno di sangue in cui annegò quel lontano male assoluto, che però – tutti ne sono convinti – continuamente riemerge, si reincarna, si metamorfosa…

L’intera Europa, pacificata e unificata, si mette in festa ogni anno nel ricordo delle date decisive della seconda guerra mondiale – guerra civile europea – con i suoi massacri, i suoi lutti, i suoi odi, i suoi bombardamenti, il suo tremendo spirito divisivo. Si torna ogni volta a demonizzare i tedeschi e a celebrare quel lieto fine chesi tradusse anche, non dimentichiamocelo, nella divisione della Germania in due tronconi, nella perdita delle terre del nord-est adriatico per noi, e nella miseria economica, politica e morale piombata sui paesi europei schiavizzati dall’URSS.

Io penso invece che sarebbe tempo di cambiare vocabolario e di chiamare i nostri nemici col loro vero nome. Smettiamola, insomma, di usare un vocabolario rimasto bloccato agli eventi di quasi un secolo fa: Hitler, nazisti, fascisti… La seconda guerra mondiale è finita. E speriamo che non ve ne sia una terza, ad opera questa volta dei vincitori della seconda, russi e americani, in mortale conflitto tra loro.

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