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L’opinione di Claudio Antonelli. “Se puoi sognarlo puoi farlo” – II-
Questo libro a carattere biografico su Nick Di Tempora, di cui è autrice Simona Grillo (“Se puoi sognarlo, puoi farlo”; Montréal: Panoram Italia, 2021) offre tanti spunti interessanti su uomini, ambienti, comportamenti, valori, momenti storici: la guerra, il dopoguerra, la Montréal degli anni ‘50-‘60, ecc.; e ciò in un ampio quadro geografico: Italia, Canada, Stati Uniti…

La capacità di osare, d’innovare, di adattarsi, d’improvvisare, il culto del lavoro, il coraggio di intraprendere nuove attività spiegano il successo di Nick Di Tempora, il versatile uomo d’affari salito ai vertici della Mapei. Ma a queste doti rivelanti il meglio dello spirito nordamericano, si affiancano certe nobili qualità umane che affondano le radici nel lontano mondo d’origine: il Molise, ricco di valori antichi, tra cui il rispetto del decoro, della decenza, della “crianza”, cui si aggiunge lo spirito cristiano (la devozione degli jelsesi a Sant’Anna ne è un fulgido esempio).

Questo libro, fortunatamente, rifugge dalla retorica autocelebrativa, comune invece a tante testimonianze della “letteratura dell’emigrazione”, con l’“emigrante” che racconta la propria faticosa ascesi verso il successo finale, mai dimenticando il passato. Ma anche qui il passato riemerge con forza. Nick è del 1937, e si ricorda della guerra e dell’immediato dopoguerra. Erano tempi duri per l’Italia… Per Campobasso in quegli anni passarono soldati di tutti le nazioni. Mentre “i soldati tedeschi facevano paura”, “lo aveva colpito subito una differenza: i canadesi, ad esempio non perdevano occasione per ubriacarsi e andare a donne.” Questa nota, e così tante alte, dimostrano l’autenticità del racconto di Nick, il quale non esita mai a dirci il vero, come anche quando ci racconta dell’accoglienza non proprio calorosa che gli immigranti italiani ebbero in quegli anni dai franco-quebecchesi. Nick si rivela molto generoso nei suoi giudizi sulle persone che la sua intensa vita gli hanno fatto via via incontrare. Alcuni di loro – mai li dimenticherà – sono stati per lui un modello ispiratore. Ve n’è anche uno su cui è impossibile parlare solo bene, ma che per il suo carattere forte e avventuroso divenne l’eroe del giovane Nick: zio Domenico, il fratello maggiore di Eleonora, sua madre.

Perché la famiglia Di Tempora, nel lontano 1951, scelse il Canada e non un altro paese come destinazione? Il Canada, grazie allo strumento delle sponsorizzazioni, era una destinazione più accessibile che gli USA per chi avesse deciso di emigrare. E fu zio Domenico, fratello maggiore della mamma di Nick, il quale viveva nel Connecticut, a preparare a puntino l’immigrazione a Montréal dei suoi amati famigliari jelsesi.

Zio Domenico era un personaggio degno di Hollywood: dalla “vita avventurosa e piena” ed esuberante, intelligente, versatile, ma anche astuto e disposto ad ogni impresa.

Quindi Eleonora Santella, madre di Nick, aveva un fratello che era nato negli Stati Uniti, e lì viveva. Come si spiega questo strano intreccio tra Jelsi e gli USA?

L’autrice ci dà la spiegazione di questo rapporto-intreccio dei nonni materni di Nick con gli Stati Uniti, dove emigrarono e dove nacquero (ad Altoona, Pennsylvania), i loro primi due figli Domenico e Giuseppe. Gli altri figli: Pasquale, Raffaele, le due gemelle Eleonora e Giuseppina, e Luigi nasceranno in Italia. Pasquale in seguito si trasferirà dall’Italia in Argentina, a Mar del Plata, dove aprirà l’albergo “Jelsi”.

Il fatto di aver scelto Jelsi, come nome per il suo hotel, è un particolare che può appare anodino ed è invece centrale, perché esprime un sentimento di profonda fedeltà alle origini. Una fedeltà molto diffusa tra gli jelsesi e che ha dato loro la forza e le certezze necessarie per superare con ammirevole disinvoltura le difficoltà dell’espatrio e del trapianto nel nuovo mondo. Le tante loro storie di riuscita e di successo ne sono la prova.

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