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L’opinione di Claudio Antonelli. Russia vs Ucraina

In Italia, paese caratterizzato dall’“a-patriottismo“ e dell’“a-nazionalismo”, trionfano invece mondialismo, globalizzazione, cosmopolitismo, internazionalismo, ecumenismo… Il mondialismo-globalizzazione ha un effetto paradossale: il nazionalismo altrui diventa il nostro nazionalismo. In soldoni: il nazionalismo di Zelensky – perché di nazionalismo si tratta anche se oggi, scoppiata la guerra, esso è puramente difensivo – è divenuto il nazionalismo anche di Draghi. E la guerra degli ucraini e dei russi sembra essere divenuta quasi una guerra italiana.

La globalizzazione del bene si traduce purtroppo nella globalizzazione anche del male. Le guerre degli altri diventano le nostre guerre. Io farei invece valere contro il mondialismo-globalizzazione un normale patriottismo che ponga in primo piano i nostri confini. Io auspico una “de-globalizzazione” con il ritorno allo stato-nazione; con il mantenimento beninteso delle alleanze, evitando però le avventure planetarie.

Tradizionalmente si fa una distinzione tra popolo e governo, soprattutto quando si tratta di un governo autocratico. Ebbene, ciò non avviene nei confronti della Russia, dove governo e popolo sono invece considerati dagli USA e dall’Ue un tutt’uno. Inoltre, sembra esserci un odio ufficiale europeo contro gli scrittori e gli artisti, anche quelli morti e sepolti da tempo, solo perché russi.

Le sanzioni contro il popolo e il governo russo puniscono anche popoli che non c’entrano nulla con il conflitto. E danneggiano inoltre pesantemente quegli stessi che le infliggono: noi e gli altri europei. È un’“autopunizione” insomma, degna comunque del Vangelo. Cercando di risolvere i problemi altrui si rischia però di trascurare ancora di più i nostri.

L’Italia è un paese dai tanti meriti ma è anche afflitta da una diffusa corruzione, da una burocrazia demenziale, da un debito pubblico elevato, da aree nel sud evocanti il terzo mondo,

da problemi di immondizia non raccolta, da un disordine diffuso, ed è inoltre un paese infiltrato da mafia, ‘Ndrangheta, camorra, le quali sono in continua espansione. Inoltre il Paese annega in un mare di chiacchiere e polemiche. Ma l’Italia sembra aver trovato nel conflitto Russia-Ucraina, un’auto-nobilitazione, una auto-beatificazione, una auto-consacrazione di Paese ricco e buono. Noi accogliamo i loro profughi, moralizziamo, forniamo armi… E ci sentiamo quindi ricchi, forti e virtuosi.

Secondo il nostro Saviano, la mafia svolge un ruolo non trascurabile nell’attuale guerra tra Russia e Ucraina. L’autore di “Gomorra” ha scritto (C. della S.):

“Chiedo come sia possibile che nel dibattito internazionale sia del tutto assente la domanda fondamentale: qual è il ruolo delle organizzazioni mafiose in questa guerra? Ciò che per decenni ha tenuto unite Ucraina e Russia è la mafia. E questa guerra è una guerra che ha la sua vocazione mafiosa dietro il mascheramento geopolitico del conflitto con la Nato e l’Europa. Guardare come si stanno comportando i clan mafiosi significa capire la guerra. La criminalità organizzata russa e ucraina da sempre sono state gemelle. La più importante organizzazione mafiosa russa, la Solncevskajabratva, è governata da una diarchia: il russo Sergej Mikhajlov, detto ‘Michas’, e l’ucraino Semyon Mogilevich, detto ‘The Brain’”.

Dobbiamo ora sperare che non approdino in Italia anche gli esponenti (ma forse vi si trovano già) di questa potente mafia russo-ucraina. La quale si aggiungerebbe, oltre che alle nostre tradizionali mafie, alla mafia abanese, alla mafia romena, alla mafia nigeriana (molto ben radicata, quest’ultima, a Castelvolturno), alla mafia cinese… Per non menzionare gli altri gruppi criminali stranieri, tra cui quello marocchino e quello dell’Est Europa, di cui è ricco il multiculturalismo dello Stivale.

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