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L’opinione di Claudio Antonelli: La guerra in Ucraina

Gli insegnamenti dell’aggressione armata di cui è vittima l’Ucraina sono molteplici. Vi sono lezioni anche linguistiche – parole, slogan, frasi fatte – da poter trarre da queste drammatiche vicende. Innanzitutto, l’attuale sconvolgimento delle regole del gioco e delle verità consacrate è un invito ai politici, intellettuali, ideologi europei ad abbandonare le “astrattezze ideologiche” (Galli della Loggia), le utopie, il buonismo, e a divenire un po’ più realisti.

Ricordate gli sberleffi alla “sovranità” e ai “sovranisti” difensori delle frontiere nazionali? Oggi tutti noi inorridiamo di fronte alla violazione armata della sovranità e delle frontiere dell’Ucraina ad opera della Russia.

“La guerra è inutile” proclamano moltissimi nel Belpaese, gran campioni di moralismo e amanti della predica. Quanto sta succedendo in Ucraina prova invece “l’inutilità dei discorsi sull’inutilità delle guerre”.

Esce a pezzi dall’invasione dell’Ucraina il buonismo dei nostri “cittadini del mondo”, aperti al favoloso “Diverso”; e nemici dei muri, delle frontiere e di tutto ciò che si oppone alla mescolanza di esseri umani, di mercanzie, di passati e di identità nazionali. Oggi il glorioso Diverso è rappresentato da un Putin, che più diverso da noi non si potrebbe…

E i suoi avversari, gli ucraini, difendono la propria identità. Nel linguaggio obbligato di oggi i propri nemici sono da qualificare “nazisti”. Fa eccezione però l’Italia, paese nel quale il termine “nazista” è scarsamente usato. Noi abbiamo “fascista” come termine demonizzante tuttofare. Ed è in fondo una consolazione. Ma purtroppo esiste il termine “nazifascista” che non dà scampo… Dove sono i nazisti? Su che fronte operano? I pareri divergono. Putin ha detto di voler “denazificare” il governo ucraino, il cui presidente però, Volodymyr Zelensky, è un ebreo. Per gli ucraini, per i membri della Nato e per il presidente americano Biden, il nuovo Hitler è, invece, proprio lui: Putin.

Tornano d’attualità gli inni nazionali, che io temevo stessero per essere dichiarati illegali dall’ONU e dalla UE. Tutti infatti esaltano l’egoismo nazionale, la lotta identitaria e la vittoria sui nemici: sentimenti e temi non “politically correct”. Molto attuali sono oggi le strofe dell’inno nazionale ucraino: “Non è ancora morta la gloria dell’Ucraina, né la sua libertà, a noi, giovani fratelli, il destino sorriderà ancora.” “I nostri nemici scompariranno, come rugiada al sole, e anche noi, fratelli, regneremo nel nostro Paese libero.”

Gli ucraini sono “profughi veri in fuga da una guerra vera”, spero che mi si permetta di citare Salvini senza essere accusato di istigazione all’odio. Ma anch’io giudico che sia ormai tempo di identificare i migranti; che oggi entrano in Italia attra- verso una porta spalancata. Occorrerebbe accertandone l’identità anagrafica, il paese di origine con l’indicazione precisa della guerra o della persecuzione da cui il mi- grante dice di fuggire. E anche i trascorsi penali.

La democrazia occidentale è un prodotto assai poco indicato per l’esportazione, a destinazione della Russia o di altrove, perché deperibile e anche perché è una pianta poco adatta a certi habitat. La mondializzazione ad oltranza, basata sull’idea di un mercato mondiale unico, con merci ed esseri umani liberi di spostarsi a loro piacimento, ha ricevuto dall’invasione russa dell’Ucraina un duro colpo. Già la pandemia ci aveva avvertiti che per certi articoli, come le mascherine, è meglio non dipendere dagli altri. Il gas naturale usato in Italia rischia oggi di essere bloccato. Esso infatti proviene in gran parte dalla Russia, di cui l’Italia è ormai nemica.

Le sanzioni economiche, il bando alle importazioni e alle esportazioni, le misure finanziarie e di altro genere, miranti a punire la Russia, mostrano che mondialismo e globalizzazione presuppongono un’armonia tra popoli e nazioni che non esiste, e che, io temo, mai esisterà.

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