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L’eterno dilemma dell’emigrante

Fino a giovedì scorso, stranamente, era ancora estate. Poi due giorni di pioggia, temperature in caduta libera e si è visto, nei centri sopra i 700 metri, anche qualche fiocco di neve. Questa mattina, dopo la visita al caffè del paese, tornando a casa mi ha salutato per la prima volta la Maiella innevata. E mi farà compagnia fino ad aprile. Maiella vuol dire anche Abruzzo e la settimana prossima arriverà a Montréal una delegazione dell’Abruzzo e  del Molise per firmare con alcune scuole un protocollo per sviluppare il turismo delle radici, cioè permettere ai nostri nipoti di seguire dei corsi in una scuola italiana e dar loro l’occasione di visitare i paesi di origine dei loro genitori o nonni.

 

Quando si dice Abruzzo si dice anche ‘Nduccio, con il quale gli Abruzzesi di Montréal e i loro amici festeggeranno anche i 50 anni di fondazione della loro associazione. Seguo lo sport, ma ve ne parlo poco per non rovinare le mie giornate. E che dire dei risultati di questo fine settimana molto triste per romanisti e interisti! Sono resuscitati gli juventini, mentre il Napoli continua la sua marcia, non quella di Roma, vittoriosa.  

 

L’eterno dilemma dell’emigrante

 

Nel mio paese sono un oggetto misterioso. Ogni volta che mi vedono si chiedono come mai io sia tornato, dopo 46 anni di Canada. Inoltre, mentre tutti scappano dalla campagna, io ci vivo. Sono quindi una specie di marziano e, quando c’è qualche iniziativa per il Canada, non so come facciano, vengono a scoprirmi sulla mia collina. Ho ancora qualche fan che ammira la mia scelta, ma la maggior parte non riesce a spiegarsi questo mio ritorno e come faccio a vivere in un paese con l’Italia. Ed infatti a Montréal molti miei amici, appena saputa la notizia della mia decisione, scommettevano  sul mio ritorno sul suolo canadese dopo qualche mese o anno. E, come dice Mara Venier a Domenica In, “sono ancora qua” con il mare Adriatico e le isole Tremiti o la Maiella innevata che mi salutano ogni mattina.

 

Devo confessarvi che ho deciso di emigrare giovanissimo e che ho trovato la mia strada in Canada e soprattutto a Montréal. Ancora oggi consiglio ai nostri giovani di andare all’estero per qualche anno o per sempre e sono sicuro che, in alcuni momenti, rimpiangeranno la loro vita in Italia, ma la loro esperienza sarà positiva perché  avranno conosciuto un altro paese, imparato una nuova lingua ed avranno acquistato un certo senso dell’indipendenza. La mia storia di emigrante è molto semplice e mi ritengo fortunato come quasi tutti coloro che si sono trasferiti in Canada. Ero giovane, avevo voglia di affermarmi, ma mai, dico mai ho pensato di non tornare in Italia, da giovane, da pensionato o in una bara. E sempre con l’Italia e l’Inter nel cuore.

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