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Parlano i protagonisti di Carla Bonora: l’Ambasciatrice dell’UE in Canada: “La nostra Politica di accoglienza non conosce frontiere”

Per difendere e sostenere l’Ucraina, dall’Unione Europa un piano straordinario di 500 milioni di Euro

“Purtroppo sono i civili che stanno pagando il prezzo più alto dell’attacco senza precedenti della Russia contro l’Ucraina, la guerra sta provocando una catastrofe umanitaria, più di tre milioni di Ucraini sono fuggiti, accolti a braccia aperte dai Paesi Europei, dimostrando che la solidarietà dell’UE non conosce frontiere”.

Inizia così l’intervista all’Ambasciatrice dell’Unione Europea in Canada, Dr. Melita Gabrič, già Ambasciatrice della Slovenia in Canada dal 2018. Un’intervista dai toni chiari, che spiega ai lettori del Cittadino Canadese come l’Unione Europea stia reagendo unita alla guerra in Ucraina, attuando una serie di azioni comuni in materia di protezione temporanea per i rifugiati, sanzioni, difesa, politica energetica e transizione verde. Sostegno per il governo ed il popolo ucraino, rispetto delle libertà fondamentali, dei principi democratici e dei diritti dell’uomo: questi i valori sottolineati con forza dall’Ambasciatrice, “valori che l’Unione Europea condivide con il Canada, che, insieme con il rispetto dell’ordine internazionale fondato sulle regole, sono le fondamenta della nostra amicizia di lunga data. La nostra è una collaborazione strategica in diversi settori”.

  1. Per la prima volta, dopo la Seconda Guerra Mondiale, stiamo affrontando un esodo epocale di cittadini europei: qual è la posizione dell’Unione Europea ? “L’UE continuerà ad offrire una protezione a coloro che cercano un rifugio o che vogliono rientrare nel loro Paese, il nostro aiuto proseguirà anche nei prossimi mesi. Il Meccanismo di Protezione Temporanea, accettato dai Paesi Membri lo scorso 4 marzo, politica comune su vasta scala dell’UE, prevede uno status sicuro per i rifugiati, l’accesso a scuole, cure mediche e mercato del lavoro. Abbiamo un dovere morale di aiutare i nostri amici europei”.
  2. Quali le decisioni dell’Unione Europea in materia di sicurezza comune ed assistenza all’Ucraina? “Per la prima volta, il budget europeo è stato utilizzato per l’acquisto e la spedizione di mezzi e risorse alle forze armate ucraine, comprese le armi di combattimento. Questo nuovo strumento dell’UE – “Facilité europeenne pour la paix” – ha erogato 500 milioni di Euro per difendere e sostenere l’Ucraina. Riguardo le sanzioni, le nostre azioni sono coordinate tra tutti gli Stati, come sta facendo il Canada. Abbiamo adottato una serie di sanzioni contro la Russia, tra le più rigorose, che comprendono finanza, energia, trasporti e tecnologia, sospendendo la diffusione dei media russi RT e Sputnick all’interno dell’UE per frenare la diffusione delle fake news. Siamo consapevoli che le sanzioni avranno un costo anche per la nostra economia, ma è il prezzo da pagare per difendere la nostra libertà. Siamo fermi, determinati ed uniti”.
  3. Esiste una vera Politica Europea della Difesa? “L’ Unione Europea ha già creato una Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC). Questa ci permette di avere un ruolo preminente nel rinforzare la sicurezza internazionale per la prevenzione dei conflitti e le operazioni volte ad assicurare la pace, facendo ricorso a strumenti civili e militari. L’invasione dell’Ucraina rappresenta la più grande sfida per la nostra sicurezza collettiva, dopo la Seconda Guerra Mondiale”.
  4. Possiamo parlare di una Politica Energetica Europea? “La guerra in Ucraina è la prova che non possiamo avere fiducia in un Paese fornitore d’energia che ci minaccia in modo esplicito. Non dobbiamo più essere dipendenti dai combustibili (gas, petrolio e carbone) russi, dobbiamo diversificare le nostre fonti energetiche ed investire nelle energie rinnovabili. La transizione verso un’economia verde è una priorità politica dell’UE da molti anni. Il Green Deal europeo, reso pubblico nel 2019, presenta una visione dettagliata per far diventare l’Europa il primo continente neutro per il clima entro il 2050. Il suo aggiornamento, il Fit per 55, presentato nel 2021, prevede la riduzione di emissioni del gas ad effetto serra di almeno il 55% per il 2030. La guerra in Ucraina ci spinge ad accelerare questa transizione verde, permettendo l’indipendenza energetica dell’UE”.
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