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La Trudomania contagia anche Obama

IL PUNTO di Vittorio Giordano

La visita alla Casa Bianca

Trudeau-da-Obama

L’ultima volta che un Primo Ministro canadese è stato l’ospite d’onore di una cena di gala alla Casa Bianca risale al 1997, quando Bill Clinton accolse in pompa magna Jean Chrétien. Un’eternità, nonostante Usa e Canada
siano dirimpettai (9mila km di frontiera terrestre), oltre che partner strategici: basti pensare che nel 2015 Ottawa ha esportato verso l’ingombrante vicino merci per 400 miliardi $, il 76% del totale. Evidentemente l’eco della schiacchiante vittoria liberale ha varcato i confini meridionali incuriosendo a tal punto Barack Obama e Michelle da invogliarli ad offrire a Justin Trudeau (accompagnato dalla consorte Sophie-Gregoire ed i 3 figli) l’onore di un’accoglienza da “star hollywodiana”. A dargli il benvenuto una sfilata di personalità (in tutto 200 invitati): da Michael J Fox e Ryan Reynolds a Sandra Oh e Mike Myers. Oltre a diversi senatori e all’ex presidente della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi. A dire il vero, la famiglia Trudeau non è nuova a questo genere di appuntamenti. La madre Margaret, che accompagnava il padre Pierre, storico premier canadese, suscitò grande scalpore quando si presentò alla serata del 1977 organizzata dai Carter con un vestito troppo succinto per gli standard dell’epoca: due dita sotto il ginocchio. Fosse successo oggi, Justin, 44 anni, in carica da quattro mesi, avrebbe già la risposta pronta: “Siamo nel 2016”. Nel corso della visita, durata 3 giorni, da giovedì 10 e sabato 12, tra eventi mondani e colloqui su temi impegnativi come commercio, energia, sicurezza alle frontiere e clima, i due leader hanno riaffermato l’ineluttabilità di un’alleanza suggellata dall’affinità culturale e dalla contiguità geografica. “Si dice che si scelgono gli amici, ma non si possono scegliere i vicini – ha detto il Presidente Obama -. Ebbene, Stati Uniti e Canada possono ritenersi fortunati ad essere vicini”. Un’amicizia storica, ma che andava rinsaldata dopo le recenti divergenze con Stephen Harper (primo ministro canadese dal 2006 al 2015). Screzi striscianti che si sono esasperati quando l’amministrazione Obama si è opposta all’oleodotto Keystone XL, che avrebbe dovuto trasportare il petrolio dall’Alberta al Golfo del Messico. Tutto in naftalina, per il momento. Anche se qualche dissidio resta, come la scelta canadese di ritirarsi dai bombardamenti anti-Isis. La comune appartenenza agli ideali politici liberal-democratici ha fatto da mastice, accelerando i tempi del ‘disgelo’: “Siamo uno lo specchio dell’altro – ha sottolineato Obama – : ci guidano gli stessi valori”.

Trudeau ha sposato tutte le battaglie progressiste: diritti gay, femminismo, sanità pubblica, rispetto per l’ambiente e tutela delle minoranze. Musica per le orecchie di Obama. Ma il vero motivo dell’incontro è stato quello di gettare le basi per un futuro accordo sulla “libera” circolazione di persone e merci ed un impegno comune contro i cambiamenti climatici: i due leader si sono impegnati a tagliare le emissioni di metano del settore gas-petrolifero dal 40% al 45% entro il 2025 (rispetto ai livelli del 2012). “Sono fiducioso – ha detto Trudeau – che entrambi vogliamo una crescita economica ‘pulita’ e che lavorando assieme arriveremo allo scopo prima di quanto si possa pensare”. “Il mondo sarà migliore quando questo continente sarà migliore”, ha concluso il Primo ministro canadese. Che ha invitato il presidente Usa a rivolgere un discorso ufficiale ai parlamentari di Ottawa a giugno, in occasione del summit nordamericano. Accordo su tutta la linea tra i due giovani leader. Tanto che sui media si è parlato addirittura di “bromance”, fusione di “brother” e “romance”. Fra occhiate tenere, sorrisi e battute. Come quella sull’hockey: “Chi detiene oggi il trofeo della Stanley Cup? Forse i Blackhawks di Chicago?”, ha chiesto ironicamente Obama. “Gli americani importano molti ‘beni’ canadesi, come Jonathan Toews, Duncan Keith e Patrick Sharp che giocano nelle fila dei Blackhawks di Chicago”, la risposta fulminante di Trudeau. Senza contare gli stessi gusti in materia di abbigliamento. I rotocalchi americani si sono scatenati facendo notare come Obama e Trudeau abbiano adottato lo stesso stile: un completo scuro e una cravatta blu chiaro. Dal canto loro, Michelle ha sfoggiato un abito verde scuro, mentre Sophie Grégorie ha preferito un abito rosso con forti tinte di rosa. Obama e Trudeau: due facce della stessa medaglia per un Nord America a trazione progressista. In attesa delle elezioni ‘a stelle e strisce’ del prossimo novembre.

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