Nel ricordo del Professore Filippo Salvatore pubblichiamo queste righe tratte da un discorso tenuto dal nostro Claudio Antonelli in occasione dell’incontro con la delegazione proveniente dall’Abruzzo, nella Biblioteca di St-Léonard (28 settembre 2003)

“Mi è stato chiesto di presentarvi un libro di Filippo Salvatore. Il professor Salvatore è un autore prolifico. Questo libro è l’ultimo nato di una famiglia numerosa. Il suo titolo è: “Ideologia e civiltà”. Si tratta di una raccolta di scritti su temi a carattere soprattutto politico riguardanti non solo l’Italia e il Canada ma il mondo intero. Tra i temi e i personaggi da lui trattati: la caduta del comunismo, l’unificazione europea, Imre Nagy, Bossi, Berlusconi, Antonio Di Pietro, Occhetto, Prima Repubblica, gli accordi del Gatt, Gorbaciov, l’Europa senza frontiere, il diritto di voto concesso agli Italiani all’estero, e così via. La tesi che il professor Salvatore fa valere nel suo intervento su “Modernità e crisi delle ideologie”, riprodotto nell’ultima parte, e che ha fornito il titolo al libro, è la seguente: noi assistiamo ad uno scontro non più tra ideologie, ma tra civiltà. Le ideologie planetarie sono crollate, dopo essere state alla base di sanguinosi conflitti ed aver dato origine alla guerra fredda. L’utopia comunista è stata l’ultima a disintegrarsi. Al posto delle superstrutture ideologiche noi ritroviamo oggi, in una maniera non ancora a tutti evidente, le divisioni tra gli uomini basate sui diversi passati, sulle diverse tradizioni, culture, religioni: in una parola, basate su una diversa civiltà. 

Anche per Samuel P. Huntington (The clash of Civilizations and the remaking of the world order) i conflitti di cultura e di civiltà, e non quelli basati sull’ideologia o sull’economia, dominano e domineranno sempre di più la scena internazionale.

Gli altri saggi contenuti nel libro toccano temi che certamente altri hanno trattato in Italia. E ad un osservatore superficiale potrebbe persino sfuggire quel ch’egli apporta di particolare, di originale al dibattito. 

Il professore Salvatore, nato a Guglionesi (Molise), è uno di noi, un trapiantato. Egli appartiene a quella realtà che nella penisola non conoscono tanto bene. La realtà di coloro che hanno effettuato il viaggio di Ulisse, per riprendere quest’espressione romantica. Tutto, nella nuova patria, è stato sottoposto al vento del dubbio. Vivere da minoritari – gli ebrei ce lo insegnano – non è riposante. Fertile di iniziative e spirito combattivo, Filippo Salvatore è stato attivo in politica, e ricopre diverse cariche e funzioni in seno alla nostra Comunità e anche al di fuori. In Italia, egli apparterrebbe immancabilmente a un’aerea politica fissa, e i suoi interventi risentirebbero di una scelta iniziale di fronte, di campo, di partito. Ciò non avviene in lui. Qui da noi non esiste l’esasperata politicizzazione che affligge l’Italia. Ciò spiega il suo prendere posizioni che potrebbero persino apparire contraddittorie se riferite ai rigidi schemi mentali in vigore in Italia, dove quasi sempre si appartiene ad un campo ideologico ben preciso. In breve, il professor Salvatore è uno spirito libero e quindi non è classificabile facendo ricorso ai soliti schemi in vigore in Italia. Il suo interesse di studioso, la sua solidarietà umana non vanno ad una compagine politica, ad un campo esclusivo, ma a un’idea dell’Italia che la vita all’estero ha ammantato di quell’aura che hanno le cose più preziose. Il viaggio di Ulisse, infatti, se da un lato ha investito con il vento impietoso del dubbio tante nostre credenze, dall’altro ha fatto emergere dal paese di nascita la Patria. E negli scritti in prosa come anche nelle poesie di Filippo Salvatore questa Patria è, in filigrana, una presenza costante. Una presenza – come per noi anche per lui – molto sentita e anche, talvolta, sofferta.”