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La morte che sa ridere

Di questi tempi sono percorso da “eroici furori’’. La domanda sul senso della vita mi dilania. So bene che questa ricerca affannosa e “furiosa’’ non avrà mai fine. Non posso che sprofondare nelle sabbie “immobili’’ dell’ignoranza. Dove va l’Amore quando colui che amiamo muore? Cosa rimane di quella pulsione ad annullarci in chi amiamo, quando questi evapora? Così, senza preavviso, un bel mattino di luglio, mio padre ci ha lasciati con un interrogativo sulla bilicanza dell’esistere.

(Ennio Bencini, ‘’La Morte che ride al tempo che passa’’)

E allora eccoci, quasi donchisciottescamente, a tentare di trovar conforto nella consapevolezza della mortalità che permeava la cultura greca, a ricordarci che gli esseri umani erano definiti “mortali”, e non già i “viventi”. Ma serve a poco. Come a poco serve tentare di far nostra la serenità del pensiero di Heidegger, secondo cui l’autenticità della vita di un essere umano risiede unicamente nella coscienza del nostro’ “‘essere-per-la-morte”. E facciamo acrobazie ascetiche per pensare all’esistenza senza mai perdere di vista la “possibilità” ultima e necessaria del morire. Ma non basta. Non ci basta, ammettiamolo. L’essere umano, l’unico animale a saper di morire, ha per millenni esorcizzato la Morte, inventando mondi ultraterreni.

Genialmente, come direbbe un sarcastico Nietzsche. Facendo moire la Morte, come direbbe il metafisico John Donne. Quella possibilità ultima e necessaria è stata da quasi due millenni aggirata dalla Fede. E ammetto di essere anche io, da sempre, alla ricerca di una soluzione alle pastoie del mio doloroso agnosticismo.

E dire che Roma mi aveva accolto, questa estate, con il sornione disincantamento di chi saluta la Morte con un ghigno, una battuta sardonica, quasi carnevalizzando questo evento naturale. Giungendo persino a mercificarlo nei manifesti dell’agenzia Exequia, onnipresenti in ogni angolo della capitale: “*Più unica che bara – Funerale a poco prezzo e bara in omaggio!” tanto per citare uno degli slogan che questa compagnia di pompe funebri ha creato per sedurci a pianificare allegramente la nostra “livella”. Così, mentre mio padre ci saluta, riscopriamo una Roma post-Covid vicina alla filosofia greca e al pensiero di Heidegger. C’è da morire dal ridere.

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