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La Legge 10 ha compromesso l’identità del Santa Cabrini

“Qualsiasi legge è fatta per essere interpretata e modificata, quando necessario”

Montréal – L’11 giugno scorso, Irene Giannetti, direttrice generale dell’Ospedale Santa Cabrini/Centro Dante dal 1988 al 2011, ha inviato una ‘Lettera aperta’ al Primo ministro del Québec, François Legault, in cui ha espresso tutta la sua preoccupazione per le conseguenze che la Legge 10, in vigore dall’aprile 2015, ha avuto sull’ospedale Santa Cabrini. La Legge 10, lo ricordiamo, ha accorpato i 182 CSSS (Centri di salute e servizi sociali) in 33 grandi strutture denominate CISSS, di cui 5 a Montréal. Una razionalizzazione che però fa rima con centralizzazione dei processi decisionali, vista l’abolizione dei consigli d’amministrazione delle singole strutture sanitarie. Tra cui quella dell’Ospedale Santa Cabrini. 

Irene Giannetti

“La Legge 10 – ci ha spiegato la Giannetti, sintetizzando la missiva inviata a François Legault – ha creato nella rete sanitaria quella burocrazia che prometteva di ridurre. Da allora, quello che succede al Santa Cabrini è una progressiva perdita di identità; ma non solo. L’ospedale Santa Cabrini ha aperto le sue porte nel 1960, mentre del 1981 il Centro Dante ha cominciato ad accogliere i nostri anziani. Con la riforma imposta dalla Legge 10, tutto ciò che è stato pazientemente costruito, è sparito. 1. L’ospedale è stato integrato al CIUSSS de l’Est de Montréal (anche se, secondo la legge 10 doveva essere affiliato). L’ospedale non ha più: un suo cda, un direttore generale, una struttura medica autonoma, le sue équipes di lavoro, un budget globale. 2. Il Santa Cabrini non è piu in grado di stabilire le sue priorità: anche per cambiare una lampadina, sono necessarie richieste a ripetizione. 3. L’ospedale non gestisce più il Centro Dante, il quale fa ormai parte di una rete di CHSLD gestiti dal CIUSSS (ce ne sono 15 sotto il CIUSSS de l’Est de Montréal). Eppure, Dante è situato sui terreni dell’ospedale per garantire il conforto culturale ai nostri anziani. 4. I servizi sanitari disponibili al Santa Cabrini sono quelli decisi da Maisonneuve-Rosemont, l’altro ospedale del CIUSSS. La missione di ‘ospedale comunitario’ si affievolisce sempre di più. Per esempio, il reparto di Geriatria attiva, che prima della riforma c’era, adesso non c’è più. 5. L’ospedale Santa Cabrini è in competizione con le diverse strutture del CIUSSS,che ha: due ospedali, un istituto psichiatrico, quindici CHSLD e otto CLSC. E come purtroppo succede quasi sempre, chi grida piu forte ottiene l’attenzione. 6. I medici, il personale infermieristico, professionale, tecnico e amministrativo, i volontari, tutti sono identificati al CIUSSS e non più sul luogo del lavoro. La concentrazione costante ed il senso di appartenenza, essenziali per un clima di lavoro sano, sembrano diventate nozioni del passato.

Le particolarità storiche, linguistiche e culturali – continua la Giannetti – pian piano sono diventate folklore. Tutto viene diluito in una mega struttura sempre più burocratica, sempre più anonima, sempre più a distanza. Il personale subisce una perdita d’identità e di scopo. Nessun leader locale per rappresentarli presso la mega struttura. Un’alienazione che può portare a conseguenze negative, fra cui l’assenteismo e la difficoltà a reclutare nuovo personale. La stessa Fondazione Santa Cabrini, creata per sostenere finanziariamente l’ospedale ed il Centro Dante, è stata indebolita.  Nel 2020 l’ospedale Santa Cabrini ha compiuto sessant’anni, ma non è stata fatta nessuna riflessione sulla strada fatta per meglio pianificare il futuro. E non per colpa della pandemia. Gli ospedali comunitari non possono essere gestiti a distanza, non sono un elenco di servizi sanitari, dove la comunicazione è a senso unico. Sono luoghi complessi, dove la partecipazione della Comunità può fare la differenza.

A chi dice che ormai è troppo tardi per cambiar qualsiasi cosa nella legge 10 – ha concluso la Giannetti – rispondo che qualsiasi legge, anche questa, è fatta per essere interpretata e modificata, quando necessario. A causa del COVID, il governo Legault ha deciso di recrutare 10 000 addetti agli utenti, che oggi mancano nella rete sanitaria. Ha anche deciso che ogni CHSLD avrà le sue équipes locali ed il suo direttore. Cosa deve succedere prima di applicare lo stesso rimedio anche agli ospedali comunitari? Un’altra pandemia? E visto che lo scopo è anche quello di ridurre la burocrazia, dov’è scritto che un CHSLD non possa essere gestito dal suo ‘Ospedale Comunitario’?”. 

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