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Da sinistra: Valeria Ferrazzo, Sara Palazzoli, Giuseppe Peri e Vera Rosati
La forza della qualità e dell’approccio umano con gli assistiti

MONTRÉAL – Missione dell’Inca Nazionale in Ontario e in Québec. L’INCA, Istituto Nazionale Confederale di Assistenza, è nato l’11 febbraio 1945 in occasione del primo Congresso della CGIL. Oggi l’Inca è il primo Patronato in Italia e all’estero, per contatti e volume di attività. A rappresentare il Patronato della CGIL, la settimana scorsa, a Montrèal sono stati: Giuseppe Peri, responsabile dipartimento estero dell’Inca nazionale; Valeria Ferrazzo, membro del dipartimento estero dell’Inca Nazionale e presidente di Itaca; Sara Palazzoli, membro del collegio di Presidenza dell’Inca Nazionale. Con loro, naturalmente, c’era Vera Rosati, coordinatrice dell’Inca Québec (con 2 sedi a Montréal, nei quartieri di Villeray e Rivière des Prairies, e una a Laval). Le altre sedi in Canada sono quelle di Toronto e di Vancouver. “L’8 novembre – ha dichiarato Peri – abbiamo presentato il bilancio sociale dell’Inca presso il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, ndr). Nonostante il Covid, i risultati sono stati importantissimi: il volume complessivo si attesta intorno a 3 milioni e mezzo di pratiche espletate, con oltre 5 milioni di contatti registrati. In Italia siamo presenti in quasi tutte le città, all’estero siamo in 26 Paesi e 4 Continenti: quasi dappertutto in Europa, abbiamo uffici in 8 Paesi delle Americhe, tra cui Canada e Stati Uniti, in Australia e ora anche nei Paesi di emigrazione dell’Africa, come Senegal, Tunisia e Marocco. Molti lavoratori del Nord Africa, venendo a lavorare in Italia, acquisiscono prestazioni che poi lo Stato Italiano deve erogare e noi li assistiamo direttamente nella loro terra. Facciamo un lavoro di assistenza e di tutela a tutto tondo”. “Tra i servizi più richiesti – ci ha spiegato Rosati, che nelle sue 3 sedi registra un flusso medio di 50 persone al giorno – ci sono le pratiche per le pensioni, poi gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, quindi alcune prestazioni di supporto al Consolato; infine le esistenze in vita e gli accertamenti dei redditi dei pensionati residenti all’estero”. Nonostante la digitalizzazione, gli uffici del Patronato all’estero sono più che mai attuali e pertinenti. “Il presidente del CNEL Renato Brunetta – ci ha spiegato Peri – ha riconosciuto come l’attività del Patronato svolga un supporto fondamentale nei confronti dei connazionali all’estero. Rispetto all’emigrazione storica rappresentata dagli anziani, forniamo quel supporto che è fondamentale per quanto riguarda l’accesso a prestazioni non solo di tipo previdenziale o assistenziale. Ma questa è solo una parte della nostra attività. Oggi l’emigrazione è cambiata e noi assistiamo anche coloro che emigrano per un’esperienza di lavoro, tra cui molti studenti-lavoratori. Svolgiamo un’attività di supporto rispetto a tutte le esigenze che emergono, come l’iscrizione all’AIRE, oppure una richiesta di cittadinanza, o di passaporto. Siamo in prima linea e per questo spesso nascono delle relazioni umane durature”. “Abbiamo scelto di fare questa visita – ha sottolineato Palazzoli – proprio per sostenere chi svolge all’estero un lavoro straordinariamente importante. Di fronte alla digitalizzazione dei servizi, stiamo lavorando per evolverci e fornire tutti i nostri servizi secondo le nuove modalità. Deve però essere chiaro il concetto che abbiamo di fronte a noi persone in carne e ossa e per noi è importante essere presenti fisicamente. E poi non tutte le persone sono raggiunte dalla digitalizzazione. Durante il Covid, infine, non siamo mai stati chiusi, né in Italia, né all’estero: noi c’eravamo, con tutte le precauzioni del caso, ecco la differenza che fa un Patronato come il nostro”. “Ci sono molte prestazioni inespresse – ha continuato Peri – e il nostro compito è quello di tutelare molte prestazioni che sono legate alla mobilità e quindi a diritti acquisiti in diverse parti del mondo. Ci sono valutazioni che solo un operatore esperto può fare. Questo è il nostro compito. Ci sono oltre 27 Patronati: alla fine, a fare la differenza, è la qualità”. “Se l’INCA è il primo Patronato a Montréal – ha sottolineato Vera Rosati – è perché l’INCA fornisce una formazione continua a noi operatori. Se c’è qualcosa di cui non sono sicura, c’è sempre un esperto disponibile in Italia che posso contattare via whatsapp”. “I nostri assistiti mostrano un grande attaccamento verso i nostri Patronati nel mondo – ha aggiunto Peri – perché per loro rappresentiamo l’Italia: tutto ciò ci inorgoglisce e ci dà la forza di andare avanti”. “Per noi gli assistiti – ha concluso Palazzoli – sono tutte persone con un nome e cognome,  non sono un numero, o un punteggio: questa qualità è un valore aggiunto che rappresenta la forza della nostra organizzazione sindacale”.   (V.G.)

 

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