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La festa di San Giuseppe

In Italia sono o siamo sempre in campagna elettorale e ogni volta, se per caso accendi la tv e guardi qualche notiziario, hai l’impressione che sta per arrivare la fine del mondo. Poi, dopo tante chiacchiere, prima e dopo le elezioni, non succede niente. Ti ritrovi con un’Italia come prima o peggio di prima. Bella la lotta in Sardegna tra il centrodestra e la coalizione di sinistra, ma soltanto il 52,40% degli elettori si è recato alle urne. Nessuno si  è chiesto perché una percentuale così alta, il 47,6%, non è andato a votare.

 

Sono tempi duri per il governo e per gli italiani che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. C’è una certa tensione nell’aria e le manganellate agli studenti, sia a Pisa che a Firenze, così come l’anniversario della sciagura di Cutro in cui, su 180 migranti, ne sono morti  94, per la maggior parte bambini, non aiutano certo le cose. Io non penso che il governo Meloni cambierà rotta e, in attesa di un altro scossone con le votazioni europee a giugno, le cose miglioreranno. Come si consolano gli italiani? Pensando al prossimo  ponte e con qualche fine settimana nelle città d’arte della nostra penisola.

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La festa di San Giuseppe

 Il 19 marzo è quasi alle porte e in questo giorno ricorre la festa di San Giuseppe. In Molise la devozione al Santo è ancora sentita e presente in molte Comunità. Fino a qualche anno fa, le famiglie Di Rienzo e Iamonico ricordavano il Santo con la “tradizionale tavola di San Giuseppe” e le famose 13 pietanze tutte di magro perché siamo in Quaresima. Prima di emigrare in Canada non avevo mai partecipato a questa festa e, in uno dei miei tanti ritorni al paese, Costanzo Iamonico mi ha invitato alla tavola ufficiale che è formata da 13 persone, cioè San Giuseppe, la Madonna, il bambin Gesù, i due “vecchi”, che sono  San Gioacchino e Sant’Anna, i genitori della Madonna e 8 apostoli.  Saranno passati almeno 30 anni e sapete qual era il mio ruolo e quello di mia moglie in questa tavola? Quello dei “vecchi”! Sono rimasto sorpreso che mia moglie abbia accettato, perché allora non aveva nemmeno 50 anni. Da qualche anno, alle famiglie Di Rienzo e  Iamonico sono subentrate quelle di Albino e Doganieri. Domenica sera ricevo una telefonata al quanto concitata. Qualcuno mi cercava disperatamente. E sapete perché? Per fare quest’anno “i vecchi” alla tavola della famiglia Albino. Questa volta ho accettato senza consultare la moglie. Abbiamo l’età giusta. Cosa succede alla tavola di San Giuseppe? Il pranzo ha inizio  dopo aver recitato una preghiera a San Giuseppe e le 13 pietanze consistono in 13 portate che sono quasi degli assaggi. In tavola non c’è acqua, ma solo vino rosso che si deve bere dal “carrafone”, un’ampolla con un collo allungato che richiede una certa tecnica per gustare il vino. Le 13 pietanze sono servite nel seguente ordine: arancia condita con olio e pepe, fagioli, ceci, cicerchie condite con olio crudo, fave con olio e cipolla fritta, rape e riso con olio crudo, baccalà fritto, funghi in umido, scapece, “pepone” (peperoni tondi) e vari ortaggi sott’aceto, baccalà in umido e per finire maccheroni conditi con la mollica fritta e pepe che, per tradizione, si mangiavano con le mani. Nel pomeriggio, quello che resta, viene dato ai visitatori che si radunano davanti alla casa dove è stata allestita la famosa tavola. La festa di San Giuseppe, ancora oggi, viene ricordata in molti paesi e la tradizione continua. In passato ho invitato alcuni miei amici montrealesi e, tra un bicchiere e l’altro, oggi hanno di questa festa un bel ricordo. Anche se leggermente…annebbiato.

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