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Lo chef scrittore Tommaso Melilli con Liza Frulla (a sinistra) e Silvia Costantini (a destra)
La cucina moderna, ma antica, dello chef scrittore Melilli all’ITHQ

MONTRÉAL – In occasione della VII Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, il Consolato Generale d’Italia a Montréal e l’Istituto Italiano di Cultura, in collaborazione con l’Institut de tourisme et d’hôtellerie du Québec (ITHQ), hanno organizzato una cena all’insegna della cucina italiana contemporanea, che si à svolta il 15 novembre sotto il tema “Ce n’est pas un pays pour sauces”. A preparare il menù è stato lo chef ed editorialista Tommaso Melilli. Nato a Cremona, Tommaso si è trasferito a Parigi all’età di 18 anni per studiare lettere e filosofia contemporanee. Tre anni dopo, ha iniziato a lavorare nei ristoranti. Scrive per ‘Slate’ e ‘La Repubblica’. Nel 2018 ha pubblicato un saggio in francese, ‘Spaghetti Wars’ (Éditions Nouriturfu). “I conti con l’oste” è il suo primo libro scritto nella sua lingua madre (dopo dieci anni a Parigi, dove è diventato chef, capisce che certi conti, quelli con l’oste, o quelli con le proprie radici, non si possono rimandare e decide di tornare “al paese delle tovaglie a quadretti”). Tommaso insegna all’Istituto d’arte applicata e design (IAAD) di Bologna e vive a Milano.  

 

Lo chef scrittore Tommaso Melilli con Paul Caccia (a sinistra) e Sandro Cappelli (a destra)

Tra le personalità presenti alla serata, la ‘padrona di casa’ Liza Frulla, direttrice generale dell’ITHQ; Paul Caccia, direttore delle Comunicazioni dell’ITHQ; la Console Generale d’Italia a Montréal, Silvia Costantini; il Console d’Italia Fortunato Mangiola; il direttore dell’Istituto italiano di Cultura, Sandro Cappelli; la direttrice della Camera di Commercio italiana in Canada, Danielle Virone;  la Rettrice dell’Università UQÀM, Magda Fusàro; la direttrice dell’Ufficio delle relazioni internazionali ad interim del Comune di Montréal, Valerie Poulin; la famosa religiosa di origini trevigiane che ha insegnato ai quebecchesi la passione per i fornelli, Sœur Angèle. E poi diversi “influencers”, “food bloggers”, giornalisti, sommeliers ed esperti del settore gastronomico. “Dal 2016, questa iniziativa annuale che promuove l’inestimabile patrimonio gastronomico italiano ha dato vita a più di 1.000 eventi nei 5 Continenti”: così la Console Generale, Silvia Costantini, che poi ha aggiunto: “In un mondo sempre più alle prese con gli impatti del cambiamento climatico, anche la gastronomia deve cambiare, in nome di un approccio più sostenibile. La scelta del buon cibo deve essere la chiave di volta per dare un contributo reale in questa direzione e per adattarsi alle esigenze di un pianeta che richiede sempre più il nostro sostegno.

 

Oggi il ruolo dei giovani chef è quello di combinare tradizione e innovazione. Ce lo ricorda lo chef Tommaso Melilli che, nel suo libro ‘I conti con l’oste’, spiega come solo una presa di coscienza della corruzione industriale del nostro cibo può permetterci di ricominciare a mangiare bene, a partire da risorse prodotte secondo i più alti standard di qualità, come quelli che caratterizzano i prodotti italiani”. Cinque le portate del menù firmato Melilli: Cavolo tonnato abbinato al Prosecco Carpene Malvolti; Uova trippate alla romana (Soave Classico DOC 2016 Vigneti Foscarino); Ripieni di tortelli di zucca mantovani (Langhe DOC 2020, Produttori del Barbaresco); Formaggi del Québec (IGT Venezia Giulia Merlot 2015, produttori Cormons); Tiramisù perduto con pane secco (Grappa di Brunello Capovilla). “L’idea è stata quella di portare un po’ di cucina contemporanea all’estero, cose che ho imparato scrivendo il libro, così come le vivo ed interpreto io”, ci ha detto Melilli, che poi ha spiegato: “La mia vuole essere una cucina domestica, quella della nonna, che però non è ancora accaduta, inventare dei piatti antichi che però non sono ancora venuti alla luce”. Inventare, scoprire, riscoprire, innovare, evolversi, immaginare nuove combinazioni, partendo dalla tradizione, dalla cucina antica. “Il mio piatto preferito sono gli gnocchi alla romana, ho imparato dalla nonna. Da piccolo odiavo il minestrone, ora me lo sono tatuato sul braccio”. Ad assisterlo in cucina è stato lo chef-professore Olivier Guiriec con i suoi studenti; mentre in sala i professori Thierry Pelven e Lianne Castravelli insieme agli studenti del programma “Formation supérieure en service et sommellerie”. 

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