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Joe Cacchione: “Ma Colombo
non poteva farsi i fatti suoi?”

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LA RACCOLTA  FONDI ITINERANTE
DI UNITAS CON “MANNAGGIA A’MERICA”

Montréal – Gli italiani, si sa, amano ridere e divertirsi. Ma sono anche capaci di grandi sacrifici ed eccezionali gesti di solidiarietà. Questo, in sintesi, lo spirito che anima l’iniziativa di Unitas, organismo che riunisce, sotto la stessa ‘egida’, la Fondazione Comunitaria Italo-Canadese (FCCI), il Congresso nazionale degli Italo-Canadesi (CNIC), Regione Québec, l’Associazione delle persone d’affari e professionisti Italo-Canadesi (CIBPA), il Centro Leonardo da Vinci (CLDV) ed il Centro Culturale della Piccola Italia-Casa d’Italia (CCPI-Casa d’Italia). Per la prima volta, i sodalizi italo-canadesi più importanti hanno pensato di organizzare una raccolta-fondi itinerante. Ed hanno puntato sull’unico ‘one-man-show’ in grado di mettere d’accordo tutti, grandi e piccini, grazie ad una comicità contagiosa: Joe Cacchione, preside di una Scuola alla EMSB (di giorno), ma soprattutto attore, artista, cabarettista (di sera). Un professore-comico (da leggersi come due sostantivi) che sintetizza a pennello la realtà dell’italiano immigrato (è nato a Roma nel 1968) perfettamente integrato nella società di accoglienza. Basti pensare alla doppia laurea, prima in Economia e Commercio e poi in Pedagogia. E che ripropone un suo cavallo di battaglia: “Mannaggia A’merica”, lo spettacolo che ha riscosso il maggior successo tra le 8 Commedie che ha scritto e interpretato.

“Perché non è solo comicità – ci ha raccontato Joe Cacchione in redazione – ma vuole mettere a nudo la bellezza e la complessità della nostra identità”. Nel solco del triplice numero 10: 10º anniversario, 10 spettacoli e 10 settimane. “Quando ho parlato con Unitas e Joey Saputo – ha sottolineato – mi sono reso conto che sono 26 anni che faccio spettacoli e la Comunità mi ha sempre regalato applausi e calore. È arrivato il momento di ripagare tutto questo affetto con uno spettacolo il cui ricavato sarà devoluto a progetti comunitari”.

Un tentativo unico nel suo genere. “È uno spettacolo– ha continuato Cacchione – che racconta la nostra storia, perché abbiamo lasciato l’Italia, chi sono gli italiani oggi in Canada. È la storia di un emigrante che non vuole lasciare l’Italia, fa tutti i mestieri possibili e immaginabili per rimanerci. Poi, vista la situazione economica proibitiva del Dopo-Guerra, si ritrova in Canada, ma ne ignora la lingua, la cultura, il modo di vivere, e soprattutto….- Mannaggia A’merica! -… il FREDDO!… Ma Colombo non poteva farsi i fatti suoi?… Alla fine, 40 anni dopo, mentre si trova con gli amici al bar, succede qualcosa che lo riporta indietro al paesello. È il dramma di chi lascia il Paese che ama per ritrovarsi in un Paese a cui poi, in fondo, si abitua”.

Lo stato d’animo dell’emigrante di ogni tempo. Come quello dello stesso Joe Cacchione. Anche se vissuto da bambino, ad appena 8 anni: “Per me l’arrivo in Canada non è stata una pazza gioia. Mia madre, nel ‘76, dopo un’estate trascorsa a Montréal, era preoccupata perché vedeva che non ero interessato a sviluppare amicizie. Poi ho imparato il francese e mi sono immedesimato in questa nuova cultura. Eppure io sono italiano e sarò sempre italiano. Il mio obiettivo è far capire ai giovani che ci si può divertire anche in italiano: non ci sono solo le commedie serie, come quelle di De Filippo, ma anche spettacoli leggeri, comici ed esilaranti, che ci lasciano sempre un insegnamento”.

Lingua come parte integrante della cultura da preservare. “La lingua è il primo strumento per conoscere una cultura. Nei giorni scorsi ho chiesto ai miei ragazzi cosa sapessero degli arabi: c’è stato il silenzio più assoluto. Ecco: se avessero conosciuto qualche parola di arabo, sicuramente avrebbero avuto modo di capire meglio chi fossero. Altrimenti passa il pregiudizio che sono tutti terroristi. Di noi italiani si dice che mangiamo la pasta, guidiamo la Ferrari e siamo Mafiosi. Beh, siamo ben altro: siamo un popolo che ha contribuito allo sviluppo di tutti i Paesi in cui è emigrato. Quale Paese al mondo non ha una ‘Little Italy’?”.

Quindi l’emigrazione non è solo un dramma. “Per vivere bene l’emigrazione, bisogna avere un’apertura mentale verso la cultura di accoglienza. Su moda, enogastronomia ed imprenditoria noi italiani siamo al top. Ma non possiamo non apprezzare la serietà e snellezza della burocrazia canadese. Noi italiani ci lamentiamo sempre del freddo: ma che tipo di sport invernale pratichiamo? Ci sono tantissime cose da fare. E poi basta coprirsi bene o prendere il primo aereo per la Florida”. Insomma, il segreto è prendere il meglio delle due culture.

Ma perché la gente dovrebbe venire a vedere lo spettacolo?: “Fa ridere dall’inizio alla fine facendoci riflettere sulla nostra vita. E poi è una ‘raccolta fondi’: l’obiettivo è vendere 6 mila biglietti per costruire il futuro della Comunità”. Uno spettacolo che è anche un investimento: un sorriso per difendere le nostre radici e trasmettere i nostri valori. (V.G.)

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