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Il turismo e gli italiani all’estero

Aspetto il primo temporale della stagione, ma qui si va ancora al mare. Almeno il weekend, in attesa delle batoste che ci aspettano con la nuova Finanziaria. Il governo, per indorare la pillola, da mesi ci martella con notizie drammatiche. Servono i soldi per mantenere le promesse elettorali e pare che occorrano 30 miliardi. Il governo li troverà effettuando alcuni tagli, ma parla di razionalizzazione e nel mirino c’è sempre la sanità.

 

Meno male che è tornato il campionato, perché l’umore degli italiani è sotto i tacchi. Ci fa soffrire ancora la nazionale che ha nella Macedonia del Nord la sua bestia nera. L’ex ct Mancini ha tagliato la corda ed è andato a predicare il suo verbo in Arabia Saudita, mentre il debutto di Spalletti non è stato dei migliori.

 

Già andava male l’agricoltura, ma ora va peggio, tra alluvioni e capricci del tempo. Poca frutta, niente uva e prezzi alle stelle. A Firenze un chilo di fagiolini, al mercato, costa 12 euro.

 

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Il turismo e gli italiani all’estero

L’aumento dei prezzi ha spinto molti italiani a fare le vacanze all’estero, in paesi dove i prezzi sono più bassi, come  Grecia, Egitto e soprattutto Albania; ma l’Italia è sempre l’Italia e, pur stringendo la cinghia, una o due settimane al mare ci sono scappate.

 

Per quanto riguarda il Canada, ora tornano nei paesi di origine dei nonni o bisnonni i loro nipoti e pronipoti. Secondo me, è la curiosità che li spinge a visitare per qualche ora o giornata questi sperduti paeselli del Sud, di cui hanno sentito parlare in famiglia per anni. E, una volta arrivati, oltre alla tangibile emozione, rimangono piacevolmente sorpresi e se ne innamorano. Due esempi. 

 

Ha 60 anni, Professore di chimica, ultimo di otto figli, di cui sei nati in Italia e due in Canada. Ha ricordi vivissimi perché il padre, macellaio prima in Italia e poi in Canada, gli parlava spesso del suo paese natio, delle sue bellezze naturali, della frutta saporita e soprattutto dei torcinelli, una specialità del Sud Italia. A Montréal, fino a qualche anno fa, si potevano trovare. Adesso è proibito. Gli ho fatto da guida e, oltre a rivedere la macelleria del padre e la casa dove abitavano i genitori con i sei figli, mi ha pregato di trovargli i famosi torcinelli per riscoprire la loro squisitezza. Perchè ne va matto. E, tra le tante emozioni forti della giornata, il sapore dei torcinelli, assaggiati dopo anni, turba ancora le sue notti. 
Un altro esempio? È una domenica mattina di una stupenda giornata di settembre. Con mia moglie passeggio per le strade…deserte del mio paese e vado a trovare un amico che vive a Montréal e che abita a fianco di un Bed & Breakfast. Sugli scalini della porta, come le anziane signore di una volta, siede una giovane donna con una bambina giovanissima. Il mio amico mi dice che viene da Montréal, se la cava con l’italiano e suo nonno è emigrato in Canada nel 1908. Scambiamo quattro chiacchiere in francese e, nel salutarla, le chiedo come vanno le sue vacanze. Mi dice che sono stupende e che sicuramente ritornerà nel paese che suo nonno ha lasciato nel 1908.

 

Sono commosso pure io da questi incontri comunissimi nei nostri paesi, ma poi leggo un articolo di Federico Rampini su Repubblica e mi cascano le braccia. Il titolo è: «Il nostro Paese non valorizza gli italiani all’estero: le lezioni sorprendenti di Cina, Francia e Irlanda. Lo studio è un’indagine seria della The European House Ambrosetti con Niaf,la National Italian American Foundation”.
Ne riparleremo sicuramente.

 

 

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