Il governo italiano ha lanciato un progetto rivolto ai tanti espatriati e discendenti di espatriati italiani, che sono decine di milioni, affinché riscoprano le proprie radici effettuando un viaggio in Italia, da dove tutto iniziò. È un’operazione ben articolata cui auguro di cuore il successo che merita. Facendo una ricerca in Rete, sarà facile ottenere informazioni più ampie al riguardo: “viaggio delle radici”, “turismo delle radici”. Dal Sole 24 ore (2-3-2024): “Turismo delle radici, dalla Farnesina 5 milioni per i borghi”.
Devo esprimere la mia riconoscenza verso chi in Italia finalmente ha deciso di farci uscire dalla nebulosa degli “italiani all’estero” e di vedere in noi, emigrati, degli esseri in carne ed ossa desiderosi di riallacciare fattivamente i rapporti con l’angolino d’origine e con l’Italia intera. Nei quattro angoli del mondo in cui risiediamo, da anni noi espatriati siamo i propagandisti dell’Italia e delle sue creazioni. Quanto devono a noi le esportazioni italiane? Tanto, tantissimo.
Trattando questo tema rischio di scivolare nel patetico, ma essendo profondamente sincero in questi miei sentimenti non mi ritraggo, ed anzi sottolineo un prezioso bene, abbondante all’estero tra gli emigrati e piuttosto raro invece in un’Italia affollata di esterofili. Mi riferisco al sentimento dell’italianità, così diffuso tra noi all’estero e che ci nobilita perché è un fatto dell’anima, composto del misterioso rapporto di rispetto e di amore che noi, che lasciammo il Paese di nascita, abbiamo con le nostre radici individuali e collettive.
Voglio entrare nel vivo, accennando in particolare al progetto riguardante il Molise, regione che idealmente è ben presente in Canada, grazie ai tanti molisani qui residenti. Del resto, di questo angolo d’Italia dalle tante attrazioni si tende sempre più a parlare con interesse negli ambienti del turismo internazionale.
Il signor Andrea Passarelli, jelsese di Montréal, è stato designato come responsabile del progetto “Ritorno in Molise-Delegazione Canada”. Tale progetto, come apprendo da un documento ufficiale della Cooperativa “Regeneration Molise”, “è finalizzato a favorire il legame tra la regione Molise e gli italiani in Canada incoraggiando i viaggi di riscoperta delle radici. Tale iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di promozione turistica e di valorizzazione delle radici culturali e storiche del Molise con il ritorno e l’integrazione dei connazionali nel territorio molisano”.
Mi è difficile, scrivendo sul Molise, trattenermi dal manifestare il mio profondo interesse, già espresso da me diverse volte nel passato, per la straordinarietà degli originari della piccola Jelsi (provincia di Campobasso), residenti a Montréal. Veramente ammirevoli per il loro profondo spirito comunitario e il loro senso di appartenenza, ossia il loro attaccamento al borgo nativo.
La comunità jelsese di Montréal è molto dinamica, e lo è anche nei suoi rapporti con il borgo natale. Vi è da anni, infatti, un fruttuoso scambio di idee, di conoscenze, di sentimenti, di valori tra gli espatriati italiani provenienti da Jelsi, e divenuti italo canadesi e italo quebecchesi, e i “rimasti” ossia i residenti effettivi di Jelsi. Questa comunità, soprattutto qui a Montréal, ma anche negli USA, in Argentina e altrove, è artefice di numerose iniziative e scambi, sul piano non solo della cultura ma dell’economia, ossia sul piano dei rapporti riguardanti prodotti e attività commerciali, con la località di origine e con l’intero Molise e con l’Italia.
Tra gli eventi culturali che travalicano l’oceano menzionerò la festa del grano in omaggio a Sant’Anna, che si svolge, in maniera grandiosa ogni 26 luglio a Jelsi, e che ha luogo anche qui a Montréal, in agosto, su scala beninteso molto più ridotta ma con un’intensità di sentimenti che non teme paragoni.