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 Il premio Fulvio Tomizza 2024 e gli emigrati giuliano-dalmati del Canada

Il “premio Fulvio Tomizza 2024” è stato attribuito al cantante musicista di Trieste Alberto Lupi e a Viviana Facchinetti, scrittrice, giornalista, animatrice televisiva, anche lei triestina, che dirige la rivista l’Arena di Pola. E che è inoltre autrice di una serie di studi di gran pregio sui giuliano-dalmati. Ho potuto assistere anch’io, con gran piacere, a questa premiazione, avvenuta il 13 giugno scorso nella sede della regione Friuli-Venezia Giulia, a Trieste. E in via semiufficiale ho portato ai presenti i saluti dei giuliano-dalmati del Canada e in particolare di quelli della nostra piccola comunità del Québec. 

 

Viviana Facchinetti pubblicò nel 2006 “C’era una sVolta. Storie e memorie di emigrati giuliano-dalmati in Canada”, studio dedicato agli italo-canadesi originari delle terre del Nord Est adriatico: Trieste, Istria, Fiume, Dalmazia. Il libro consisteva in una serie di interviste, realizzate in Canada nella primavera del 2004. Questa opera dava voce a una comunità particolare, alla quale io stesso, nativo di Pisino e residente in Canada, appartengo, ossia gli istriani, fiumani, dalmati che vivono in Canada. E che sono finiti lontani dal loro amatissimo mondo d’origine, travolto dalla violenza, dalle sopraffazioni, e dalla pulizia etnica del nazionalcomunismo slavo. 

 

Questo libro è stato appena ripubblicato nella traduzione inglese, con il titolo “…And tears wet their roots; Stories and memories of Julian-Dalmatians emigrants in Canada”. Il fenomeno della traduzione in inglese comincia ad essere ben presente nell’ambito della documentalistica giuliano-dalmata, compensando almeno in parte il silenzio che ha avvolto le nostre sofferte vicende di esuli delle terre adriatiche. Un silenzio che è durato fino al crollo del Muro, quando il “Rompete le righe!” infine impartito ai tanti utili idioti occidentali, i quali vedevano giardini fioriti nelle “democrazie popolari”, che erano invece dei tristi casermoni dove il popolo viveva a stecchetto e nella paura e nel sospetto, mentre la nomenclatura locale viveva nei privilegi e anche nel lusso. 

 

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Le tre brevi presentazioni, all’inizio del libro, sono dovute rispettivamente ad Anna Maria Mori, a Renzo de’ Vidovich, e a Renzo Codarin.

 

Il Canada è un paese gigantesco.  Ritrovare e incontrare i giuliano-dalmati che vi risiedono è un’impresa ciclopica. Fu fatta pertanto dall’autrice una scelta sui luoghi da visitare, e che sono consistiti in due aree dove essi sono concentrati: il Québec o meglio Montréal, e l’Ontario ossia Chatham, Hamilton, Toronto, Ottawa. Facchinetti ha incontrato anche i rappresentanti della comunità giuliano-dalmata di Vancouver, altra area canadese che vede una presenza non poi così esigua di gente originaria delle terre italiane cedute alla Jugoslavia.

 

Debbo confessare di aver letto con particolare tristezza certe pagine di questo libro, per il fatto che tra coloro che nella primavera del 2004 rifecero a voce, a beneficio della nostra Facchinetti e di tutti noi, il proprio percorso umano, sono avvenute nel frattempo numerose dipartite. L’età media degli intervistati era già allora piuttosto alta. La data di nascita di molti di loro si collocava, infatti, intorno agli anni 1930. Tra questi scomparsi, io ricordo con particolare affetto e rimpianto Remigio Cramerstetter (Castelvenere, 1936 – Montréal, 2021) imprenditore di grande successo, onesto, generoso, semplice e mite, e nel contempo carismatico e coraggioso. Una persona indimenticabile, la cui vita ha espresso in maniera ammirevole le migliori qualità della nostra gente, finita così lontana eppure rimasta fedele per sempre ai codici morali e ai valori del nostro prezioso piccolo mondo d’origine.

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