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Il Canada piange le vittime della moschea

Migliaia di persone hanno partecipato ai funerali delle 6 vittime dell’attentato al Centro culturale islamico che si trova nella capitale nazionale. Il Premier Trudeau: attacco brutale e vergognoso a tutto il Paese

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Montréal – In una cerimonia senza distinzione di credo religioso, migliaia di canadesi hanno partecipato con un sentimento di costernazione, misto a rabbia e dolore, ai funerali delle sei persone uccise nella moschea di Québec city il 29 gennaio scorso. Giovedì 2 febbraio si sono celebrate a Montréal le esequie di Abdelkrim Hassane, 41 anni, Khaled Belkacemi, 60 anni, e Boubaker Thabti, 44 anni, mentre venerdì 3 si sono tenuti a Québec city i funerali di Mamadou Tanou Barry, 42 anni, Ibrahima Barry, 39 anni, e Azzeddine Soufiane, 57 anni. Decine di politici si sono uniti a tanta gente comune per l’ultimo saluto ai fedeli uccisi mentre stavano pregando.

Nel frattempo continuano le indagini per setacciare il passato di Alexandre Bissonnette, il 27 accusato di aver compiuto il massacro. Tra i presenti ai riti funebri il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau; il suo omologo quebecchese, Philippe Couillard; il Sindaco di Montréal, Denis Coderre,  che ha chiesto a tutti di fare un “esame di coscienza” per “cambiare i nostri atteggiamenti ed il nostro linguaggio”; e il Primo Cittadino di Québec city, Régis Labeaume, che ha promesso la costruzione di un cimitero musulmano nella capitale nazionale. Molto significative le parole di Hassan Giullet, l’Imam della moschea di Québec city: “Abbiamo 17 orfani. Abbiamo 6 vedove. Abbiamo 5 feriti. Chiediamo a Dio di farli uscire dall’ospedale il prima possibile. Ho fatto la lista completa delle vittime? No, ce n’è un’altra. Nessuno di noi ne vuole parlare, ma vista la mia età, ho il coraggio di farlo. Alexandre Bissonnette, prima di essere un assassino, è stato una vittima a sua volta. Prima di piantare dei proiettili in testa alle sue vittime, qualcuno gli ha piantato delle idee che sono ben più pericolose dei proiettili”. Una profonda verità, che non riusciamo ancora a cogliere e ad affrontare perché apre scenari inediti e, proprio per questo, destabilizzanti. “È un dolore difficile da esprimere, è nei cuori”, ha confidato Mohamed Lemdani, di origine algerina. “È tutto il Paese ad essere stato colpito da questo attacco brutale e vergognoso, ma in questi momenti tristi il nostro Paese si è unito mostrando tutta la sua solidarietà”, ha detto il Premier Trudeau. “No alla violenza, no all’intimidazione, no al razzismo e no alla xenophobia”, ha sottolineato Couillard. “Sappiate che qui siete i benvenuti: il Québec è casa vostra”, ha poi detto rivolgendosi ai musulmani, che in Canada, oggi, sono 1.1 milioni su 36 milioni di abitanti. (V.G.)

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