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Il buonismo armato dell’Occidente

I governi occidentali arrecano anche morte e distruzione nell’intento di far progredire il pianeta. Il quale è invece peggiorato in conseguenza di certi interventi armati: Serbia (1999), Iraq (2003), Libia (2011), Afghanistan (2001-2021)… Oggi, solo le bombe atomiche russe ci impediscono di partire in  guerra. 

 

L’accanimento altruistico di noi occidentali, decisi a far trionfare con le armi la nostra idea di pace, di democrazia, e l’estesa gamma dei diritti umani, e la nostra concezione della donna, è un ignorare che ogni popolo ha il suo passato, la sua storia. E questo passato non può essere messo da parte in nome del nostro desiderio di imporre agli altri il prêt-à-porter dei nostri principi d’arci-individualismo, di promozione del femminismo e di celebrazione, tra l’altro, dell’orgoglio omosessuale.  

 

Ogni paese ha una sua particolare identità derivatagli dal proprio passato, che non può essere sbrigativamente cambiata in nome dei principi di una modernità – la nostra modernità – che a noi appare sacrosanta e che vogliamo quindi imporre anche agli altri. Ma molti aspetti di questa nostra modernità e dei suoi valori sono frutto della particolare storia che ci ha fatti quali noi oggi siamo. Non tutti i nostri valori sono, d’altronde, valori fondamentali. Il pensiero dominante muta secondo le epoche, mentre gli eccessi del presente pochi li vedono. Vi è da avere dubbi, ad esempio, sull’egemonia morale goduta oggi, in Occidente, della comunità Lgbtq+, in continua espansione. 

 

Non tutti i nostri valori sono meritevoli di assurgere a modello per gli altri popoli. Un altro esempio. “Je suis Charlie!”, il grido che mobilitò in Occidente milioni di persone può non essere condiviso. Il sacrosanto diritto dei francesi alla dissacrazione anche blasfema deriva dal culto ch’essi tributano al “laicismo” ossia alla laicità assoluta dello Stato, il loro Stato, in virtù della Rivoluzione francese. Ma le conquiste della Rivoluzione francese, che ebbe aspetti di un fanatismo feroce, non sono un valore astorico assoluto da imporre ai paesi islamici o alla stessa Europa. In soldoni: la Marseillaise non è l’inno nazionale di tutti i popoli. 

 

La libertà d’espressione è certamente un valore da difendere.  Ma la volgarità è un abuso di questa libertà. Da rigettare è l’humour becero, da avvinazzati, contro la religione; marchio di fabbrica invece dei francesi. La pretesa libertà assoluta d’espressione – acclamata dalla folla a suo tempo a Parigi – ha limiti evidenti nei tabù stabiliti di volta in volta dal pensiero dominante. Tabù tutelati rigorosamente dagli apparati polizieschi e giudiziari delle nostre democrazie. Basti pensare all’inviolabilità della narrativa ortodossa della persecuzione subita dagli ebrei. 

 

Dando prova di anticonformismo e coraggio Sergio Romano scrisse in quell’occasione: la marcia di Parigi a favore di Charlie Hebdo ha dato l’impressione errata che “l’Occidente consideri la libertà d’espressione alla stregua di un valore assoluto e intoccabile. In realtà “la libertà di espressione è totale per quelle idee e opinioni che riflettono il pensiero dominante di una società nazionale in un determinato momento storico, più limitata quando offende lo stesso pensiero dominante.” E per illustrare quanto asseriva, Romano ricordò alcuni interdetti vigenti nella stessa Francia, teorica patria della libertà d’espressione: la negazione del genocidio armeno, l’intoccabilità dell’Olocausto, le idee espresse da Hitler nel suo “Mein Kampf”, libro fuori legge.  

 

Insomma, la libertà di espressione hai dei limiti ideologico-politici su cui il pensiero dominante occidentale vigila in armi, pronto a colpire duramente i trasgressori. 

 

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