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I tanti insegnamenti di Mihajlovic

La generale commozione, in Italia, per la morte di Sinisa Mihajlovic, e i sentimenti di profondo rimpianto e i giudizi ammirativi degli italiani sulle sue capacità e sul suo carattere, provano i tanti meriti acquisiti dal celebre calciatore e allenatore, divenuto in ultimo tecnico del Bologna. La stessa Giorgia Meloni gli ha reso omaggio recandosi nella sala ardente apprestata sul Campidoglio. E come lei tantissimi altri personaggi di rilievo del mondo italiano dello sport, della cultura, dell’arte, del giornalismo, della politica hanno versato calde lacrime sul suo feretro.

 

Ciò prova che gli italiani sono capaci di ammirevoli sentimenti di attaccamento, di amicizia, di umanità. Il che conferma, secondo me, il giudizio espresso anni fa da un giornalista canadese, al rientro dall’Italia, sul commosso ricordo che nella penisola si aveva del campione ferrarista Gilles Villeneuve, rimasto ucciso anni prima in uno spettacolare incidente durante una corsa. “Noi in Québec dovremmo vergognarci di aver dimenticato Gilles”, fu l’amaro giudizio dell’inviato de “La Presse”, anche se non fu espresso con queste precise parole. “In Italia si ricordano di lui con grande commozione, rimpianto, rispetto, e gratitudine. Vi sono club a lui dedicati. La gente si commuove quando parla di Gilles, che è nato qui a da noi ma di cui mai nessuno di noi parla. Gilles è stato completamente dimenticato”. Secondo me, Gilles Villeneuve non fu mai veramente amato in Québec perché troppo internazionale e anche perché era divenuto troppo italiano. I quebecchesi, popolo complessato, amano soprattutto e quasi esclusivamente “les gars de chez nous”. 

 

Ho voluto fare questo riferimento al Québec anche perché Joey Saputo, proprietario del Bologna, di cui Mihajlovic è stato l’allenatore, è nato in Québec, ed è figlio di Lino Saputo, di origine siciliana, che è uno degli uomini più ricchi del Canada, e gran benefattore, e uomo semplice da sempre vicino alla comunità italiana di Montréal e vicino alla società quebecchese tutt’intera, cui ha sempre contribuito con generosità. Io ricordo il sospetto e l’avversione presenti, nel passato, in certi giudizi espressi sulla ditta Saputo, allora non ancora ai vertici mondiali del settore lattiero caseario. Ricorsero a tutto pur di denigrarla. E oggi: un siciliano l’uomo più ricco del Québec e tra i più ricchi del Canada? Una pillola difficile da mandare giù in Québec, terra francese dal forte spirito esclusivistico. 

 

In Italia è molto diverso. Anche la morte di Mihajlovic lo prova. Ma di ciò pochi si rendono conto. Penso di essere il solo quindi, anche perché esule da una terra italiana dell’ex Jugoslavia, a chiedersi se un italiano sarebbe riuscito in quell’area balcanica a farsi amare ed apprezzare come gli italiani sanno amare ed apprezzare uno straniero di merito, che diviene un essere speciale per loro, superiore persino, nella considerazione degli abitanti della penisola, a un italiano di nascita e di discendenza. Quindi, se proprio volete, onore a questo Mihajlovic “guerriero”, di madre croata e di padre serbo, che fu amico del criminale di guerra serbo Arkan e fu autore di insulti razzisti a Patrick Vieira. Ma un riconoscimento andrebbe, anche da parte del Papa, a questi italiani, non sempre modello di virtù civiche, ma bonaccioni e capaci di nutrire sentimenti di affetto, di riconoscenza e di solidarietà prescindendo dalla comunità etnica cui l’individuo, il “guerriero” straniero, da loro amato appartiene. A meno che il guerriero non sia un eroe della Decima Mas (che difese la frontiera nord-orientale dall’assalto slavo), quindi di puro ceppo italico, perché allora subentra lo spirito della guerra civile, mai spentosi.

 

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