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Franco Barbuto e la sua (amata) chitarra

È finito il Festival di Sanremo, che ha visto come vincitore… annunciato  Marco Mengoni e sono scoppiate le polemiche politiche. C’è chi vuol fare fuori i dirigenti della Rai che non hanno controllato abbastanza il contenuto e c’è chi ha visto in questa manifestazione troppa sinistra. Io non sono un grande appassionato di canzoni e di Sanremo, ma penso che il suo direttore artistico, Amadeus, conosce il suo mestiere e alla fine riesce ad avere ascolti mai visti.

 

Il clima politico non è molto tranquillo, nonostante la grande maggioranza che sostiene il governo. Domenica e lunedì si è votato in due delle più importanti regioni italiane, Lombardia e Lazio, ed ancora una volta ha vinto il partito di coloro che non sono andati alle urne perché pensano che “tanto non cambia niente”. E la cosa dovrebbe preoccupare le varie segreterie dei partiti. C’è maretta nella maggioranza per le dichiarazioni di Berlusconi, il quale, dopo aver votato, ha ritrovato la grinta di un tempo ed ha dichiarato che non avrebbe mai incontrato il Presidente dell’Ucraina Zelensky e che per porre fine alla guerra ci vuole l’intervento del Presidente americano Biden con un piano Marshall di 8-9 mila miliardi al fine di ricostruire il paese bombardato dal suo amico Putin.

 

La posizione del governo Meloni sta esattamente all’opposto: pieno appoggio a Zelensky. È chiaro che con dichiarazioni del genere, anche se poi Berlusconi smentisce sostenendo che è stato mal capito, non si può andare avanti, anche perché c’è un vizio di base: quando si vota si fanno le alleanze, ma non si discute prima cosa fare una volta al governo. E poi vi chiedete perché più del 50% degli italiani non va a votare.

 

Franco Barbuto e la sua (amata) chitarra

La prematura scomparsa di Franco Barbuto mi ha sorpreso un po’. Ci conoscevamo da un’eternità e ci incontravamo spesso nelle varie feste della nostra Comunità dove lui suonava con la sua orchestra ed io a volte presentavo. I nostri incontri erano molto brevi. Solo qualche battuta per farlo sorridere. Franco, oltre al piacere di ritrovarsi, forse è stato l’unico italiano con il qualche non ho mai bevuto un caffè e mangiato un panino insieme.

 

L’ultima volta penso che ci siamo incontrati per caso al Centro Leonardo da Vinci. Negli ultimi anni si divertiva anche a cantare e, per sfotterlo un po’, lo chiamavo Dean Martin. Di lui, oltre alla passione per la musica, sapevo che era calabrese e nulla più, ma leggendo il suo necrologio ho scoperto che era nato a Fuscaldo (CS), che era interista come me e che tifava per la Ferrari come quasi tutti gli italiani.

 

Pensate un po’ com’è piccolo il mondo. Sono stato a Fuscaldo nel 1967. Era la prima volta che tornavo in Italia con mia moglie e, invece del solito giro con tappe a Roma, Firenze e Venezia, ho deciso di andare verso sud. In quegli anni gli italiani del nord non scendevano al sud, scoperto per prima dai turisti tedeschi e inglesi.

 

Non solo siamo partiti in direzione sud, ma avevo anche rispolverato la vecchia tenda canadese che mio padre mi aveva inviato nel 1954. Prima tappa Sapri e, dopo qualche giorno, di nuovo in auto verso Fuscaldo. Come l’ho scelto non mi ricordo.

 

Il camping era in un uliveto poco lontano dal mare e mi aveva colpito la bellezza del posto, così come le acque limpide del mare di Fuscaldo.

 

La sera, dalla tenda, guardavo il paese appollaiato su una collina e andavamo a Paola per comprare un gelato sul suo magnifico lungomare. Quindi, grazie al suo paese natìo, adesso sono io a sorridere ogni volta che penserò a Franco. Scoprire poi, con un po’ di ritardo, che il mio Dean Martin era pure interista penso che sia un po’ troppo.

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