Le feste e celebrazioni italiane estive di oggi, a Montréal, mi fanno riandare a un trionfo italiano avvenuto, sempre qui a Montréal, nella lontana estate del 1933.
Quando il 14 luglio del 1933 Italo Balbo atterra a Montréal con la sua formazione di idrovolanti, riceve un’accoglienza straordinaria da parte della popolazione. Il “consulente sulla questione italiana” – come Bruti Liberati definisce Antonino Spada – riesce però a convincere il sindaco di Montréal, Fernand Rinfret, devoto cattolico, che Balbo è un delinquente che ha fatto assassinare Don Minzoni. Di conseguenza il sindaco si astiene dall’incontrare Balbo, dopo tutto un illustre ospite, e non gli rende gli onori formali. Spada, deciso a guastare ad ogni costo la festa a Balbo, si pianta con alcuni compagni sotto l’hotel dove questi alloggia (Hotel Windsor) e distribuisce volantini con la foto del sacerdote antifascista ucciso da due squadristi, nel 1923, ad Argenta, provincia di Ferrara. (Ma con questa uccisione Balbo non c’entrava, come venne accertato da un tribunale italiano subito dopo la caduta del Fascismo).
Antonino Spada era attivamente impegnato a contestare il governo italiano del tempo, che era il regime fascista. Secondo quanto scrivono Iacovetta e Ventresca in “Italian Radicals in Canada; A note on Sources in Italy”, Spada era classificato a Roma come un “agitatore-antifascista” che conduceva le sue attività antiregime attraverso il Club Matteotti e l’Ordine indipendente dei Figli d’Italia, organizzazione quest’ultima che faceva da con-trapposizione all’Ordine dei Figli d’Italia favorevole invece al fascismo. Il suo ruolo sarà in seguito molto utile al Canada. Luigi Bruti Liberati (Il Canada, l’Italia e il Fascismo, 1919-1945) ci informa che “Spada era entrato in contatto con la RCMP già qualche anno prima dello scoppio della guerra e ovviamente dopo il giugno 1940 fu impegnato come uno dei principali consulenti sulla questione italiana, tanto che una buona parte degli internamenti della zona di Montréal fu ordinata dietro suo avviso”. Spada, in altre parole, era un delatore.
Quest’episodio di un Balbo non accolto degnamente, che alcune fonti ci riportano, contrasta invece con il tono entusiasta degli articoli dei giornali canadesi del tempo, che ci descrivono un Balbo di gran classe, atletico, “cinematografico”, che godette a Montréal un trionfo quasi simile a quello di un condottiero romano al ritorno da una campagna vittoriosa. Basterà leggere l’articolo del quotidiano di Montréal “The Gazette” dal titolo “When Balbo roared in”, scritto nel 1983 dal prestigioso giornalista Edgar Andrew Collard. In esso vi è la ricostituzione dell’accoglienza trionfale ricevuta il 14 luglio 1933 a Montréal dal generale Balbo, un uomo “tutto azione, rapido nei gesti, vitale, amichevole ma in completo controllo di sé –“completely confident” –“ un uomo dagli occhi lampeggianti e con una nera barba alla Van Dyke (inattesa negli anni trenta quando di barbe se ne vedevano raramente)”. Edgar Andrew Collard continua: “in seguito vi fu la visita al palazzo del comune – “City Hall” – e un banchetto alla sera nel Mont Royal Hotel. Il banchetto fu presieduto dal Console italiano a Montréal. La sala era piena di membri della comunità italiana di Montréal. I vini erano italiani, come anche il menu. L’orchestra suonò sempre musica italiana. Dopo cena gli invitati lo circondarono. Di buon umore, paziente, sorridente, Balbo firmò centinaia di carte di menu. Non mostrò mai un segno di fatica. Il giorno seguente, alle 11.09, il Gen. Balbo lasciò con i suoi 24 aerei per Chicago. Lì divenne un punto di attrazione dei partecipanti alla fiera ‘Century of Progress’”.
(Lettura suggerita: Claudio Antonelli “Mario Duliani nel pianeta Québec, Bagno a Ripoli (Firenze),
Edarc, 2023, 403 p.”)