Gli insegnamenti di Benedetto XVI, di cui lo studioso Riccardo Pedrizzi si fa con passione il propagatore in “Joseph Ratzinger Benedetto XVI – La ragione dell’uomo sulle tracce di Dio”, appaiono in opposizione a certi erramenti del cattolicesimo, avvertibili – lo dico con imbarazzo – anche in alcune stranezze a sfondo provocatorio, antisistema e terzomondista del suo successore, papa Bergoglio, portato a considerare tutti gli occidentali dei gran peccatori. La patetica beatificazione in massa dei migranti, tutti moralmente migliori, papa Bergoglio non fa che ripeterlo, di chi invece è radicato in Italia o in un altro Paese europeo spesso da generazioni e che attraverso i propri sacrifici ha concorso a crearvi il benessere, a me appare ingiusta.
Il rispetto che papa Ratzinger ha sempre mostrato per lo Stato-Nazione, per l’Europa, e per l’Occidente, cui dovrebbe accompagnarsi, beninteso, un nobile afflato universalistico cristiano, non trova corrispettivo nel bagaglio culturale e dottrinario di papa Bergoglio che sembra considerare l’Europa e l’Occidente colpevoli per non aver voluto abolire totalmente le proprie frontiere annullando la propria identità storica.
Non dimentichiamo che Ratzinger fu il più stretto collaboratore di Papa Wojtyla, nel cuore del quale la Nazione e la sua cultura ebbero un posto speciale, come attestano anche queste parole del papa polacco: “La nazione esiste a causa della cultura e a vantaggio della cultura di un popolo. Quindi essa è una grande educatrice di uomini. Questi ultimi, grazie alla nazione, imparano a vivere meglio in una più grande comunità.”
A Riccardo Pedrizzi, studioso dal profondo spirito cattolico e dal grande rispetto per la tradizione, sta molto a cuore il senso unitario e la solidarietà in seno alla Chiesa. Da qui, evidentemente, la sua rinuncia a contrapporre i due papati, di Bergoglio e di Ratzinger, anche se il raffronto, in filigrana, in certi momenti s’impone da sé.
I contributi teologici offerti da papa Benedetto XVI sono numerosi e densi di sapienza e di umanità. Il rapporto tra la ragione e la fede è forse l’architrave del suo insegnamento. La fede è amica della ragione, ci insegna Ratzinger, perché le apre nuovi orizzonti, “aiutandola a superare – scrive Pedrizzi – i confini dell’intelligenza umana”. Parole illuminanti. Il nostro cattolicesimo, quindi, non va tenuto nascosto, non è un fatto privato e va anzi mostrato perché innalza la nostra società. Quanto all’abbaglio causato da una subordinazione assoluta alla ragione, anima del progresso, io ricorderei il gigantesco inganno causato dal carattere cosiddetto scientifico del marxismo col suo sottoprodotto: il socialismo reale, un’ideologia che è stata alla base degli obbrobri dei processi staliniani, dei gulag, e della miseria morale e materiale delle “democrazie popolari”, fabbriche di lacrime e di menzogne. Obbrobrio che oggi continua nella Corea del Nord. Sorvolo sulla condanna che si dovrebbe anche emettere sul cretinismo che afflisse intere generazioni di comunisti nostrani, ammalati di ideologismo e freneticamente attivi, nei salotti buoni d’Italia e d’Europa, a formulare denunce anticapitalistiche nel loro linguaggio pseudoscientifico e pappagallesco che faceva appello a termini come “lotta di classe”, “nemico del popolo”, “plusvalore”, “vento della storia”, “spirito borghese”, ecc. Tutto spazzato via ormai, con gli ex comunisti che, convertitisi alle leggi di mercato, si sono trasformati paradossalmente in accaniti sostenitori di un liberismo finanziario mondialista puro e duro, a carattere predatorio. Chiudo qui la mia parentesi reazionaria.
Il pensiero chiaro e netto di Benedetto XVI ci illumina anche su tanti altri temi, che l’Autore espone con limpidità, apportandovi i dovuti chiarimenti e ponendo il lettore nel contesto antropologico assai particolare in cui, dopo la morte di Dio, annunciata da Nietzsche e perfezionata da tanti altri, noi occidentali viviamo.
