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E il …Sud?

La vittoria, prevista, della destra in Liguria ha riacceso l’usurato dibattito tra destra e sinistra. E, secondo me, non la finiremo mai. Ci mette del suo anche il governo Meloni, che continua imperterrito per la sua strada con riforme più care al governo che agli italiani. Gli obiettivi del Presidente del Consiglio sono il Premeriato, la riforma della giustizia e il papocchio dell’autonomia differenziata. La maggior parte degli italiani, invece, vorrebbe che il governo  facesse delle riforme, da anni ignorate, come quelle del fisco e del lavoro, cercando anche di migliorare la sanità pubblica ormai inesistente. Non siamo ai livelli della rivalità fra Trump e Harris per le presidenziali americane, ma il tono tra governo e opposizione  aumenta  di giorno in giorno. E non poteva mancare qualche sciopero, come quello organizzato dalla Cgil e dalla Uil contro la manovra economica previsto per il 29 novembre.

E il …Sud?

Secondo le previsioni dell’Istat, il Sud non ha futuro. Uno dei tanti problemi è lo spopolamento. Per il 2080 sono previsti 8 milioni di residenti in meno. Ma non andrà meglio nel resto dell’Italia: nel 2050 l’età media sarà di 50 anni e il 34% della popolazione sarà anziana. E non è finita qui. Nel 2050 ci saranno 4 milioni di residenti in meno e si passerà dai 59 milioni  del primo gennaio 2023 ai 58,6 milioni nel 2030, ai 54,8 nel 2050 ed ai 46,1 milioni del 2080. Per quanto riguarda lo spopolamento, ci sono differenze tra Nord,  Centro e Mezzogiorno, dove il calo sarà notevole. Al Sud la popolazione potrebbe ridursi nel 2080 di 7.9 milioni di abitanti, 3.4 dei quali entro il 2050. Inoltre, più di una famiglia su cinque non avrà figli. Ma qualcosa si muove.  Non sono programmi del governo, ma iniziative private. Prendiamo il mio paese colpito duramente dalle due ondate di emigrazione  che hanno caratterizzato l’Italia nel 19esimo e 20esimo secolo. Mentre nella prima ondata, oltre che negli Stati Uniti, molti andarono soprattutto in Brasile e in Argentina, dopo la Seconda Guerra Mondiale la meta preferita, forse per necessità, è stato il Canada e oggi, tra Montréal e Toronto ci sono almeno 5 mila montoriesi o di origine montoriese. Al paese oggi siamo rimasti in 360, ma in questi ultimi mesi prima la Stampa ha mandato un suo giornalista e, dopo qualche settimana, è venuta anche l’inviata del programma satirico tv ‘Striscia la Notizia’ Rajae Bezzaz per vedere da vicino come mai a Montorio ci siano 360 abitanti reali e 876 virtuali.

 

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La maggior parte sono brasiliani discendenti da un certo Adamo Di Tullio, nato nel 1880 i quali, grazie allo ius sanguinis, potranno diventare cittadini italiani senza nemmeno mettere il piede in Italia. Primo fenomeno. Poi, sempre a Montorio, dove a causa dell’emigrazione la metà delle case sono vuote o cadenti, soprattutto alcuni giovani italo-canadesi di origine montoriese si sono innamorati del paese dei loro genitori o dei loro nonni e stanno ricomprando per quattro soldi la casa paterna, oppure altre case così come degli uliveti quasi abbandonati. Qualcosa si sta muovendo.

 

E per chiudere questa mia riflessione, domenica mattina, giornata splendida per i primi di novembre, folla insolita davanti al bar per il ponte di Ognissanti. Scambio quattro chiacchiere in inglese, con due giovani sulla ventina che mi sembravano stranieri. Infatti  erano svedesi. Da Larino, che dista 11 km dal mio paese, avevano fatto un passeggiata in bicicletta. E perché si trovavano a Larino? Per raccogliere le olive.

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