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Due Matteo sono troppi: Renzi lascia

IL PUNTO di Agostino Giordano

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Alla luce dei fatti, l’unico sondaggio della vigilia confermato dal voto reale è stato quello della Coalizione di Centrodestra, data al 37-38%, e così è stato. Tutti gli altri sondaggi sono risultati sbagliati. Sbagliato ‘per eccesso’ per il Pd di Renzi, crollato al 19%; sbagliato ‘per difetto’ per il M5S, che è invece schizzato al 32%, confermandosi primo partito. All’interno del Centrodestra, poi, – dove si giocava un sotterraneo ‘derby’ (come l’ha definito la Meloni) tra Lega e Forza Italia, per stabilire chi dei due partiti ne avrebbe conquistato la leadership – è avvenuto un altro vistoso terremoto: la Lega quadruplica, con il 17.6%, i voti del 2013 e sorpassa Forza Italia, che scivola al 14%; la Meloni, nel suo piccolo, col 4.3% raddoppia i voti delle precedenti politiche. Un voto insperato, sia per Salvini che per Berlusconi; ambedue hanno lavorato sodo, ma il primo è stato premiato, il secondo è stato punito; ambedue ci hanno messo la faccia, ma Salvini come candidato, Berlusconi come non-candidato. Evidentemente l’elettore ha percepito questo gap del Cavaliere come un ostacolo effettivo alla sua leadership, anche come regista, e ha scelto il giovane Salvini come leader del Centrodestra. E questo resta un cruccio per Berlusconi e per quanti maledicono Strasburgo e la sua Corte per i Diritti Umani, che non gli ha restituito in tempo utile l’ ‘agibilità politica’, da lui a gran voce reclamata: gran bella giustizia, lenta, miope e partigiana! I Cinquestelle, come primo partito, reclamano il diritto di essere ricevuti per primi dal Quirinale e il diritto di formare il governo, pur non avendo i numeri per farlo, ma accettando l’aiuto di altre forze che volessero firmare il programma grillino. Da forza politica solitaria, i Cinquestelle ora non disdegnerebbero inciuci con chi ci sta. A sinistra naturalmente, non certamente a destra. Di Maio, tutto impettito, parla di terza Repubblica, ‘Repubblica dei cittadini’, e sfodera il suo compitino con tutte le sue promesse lavate e stirate. Ma il vero perdente, in quanto anche responsabile politico del governo uscente, è Matteo Renzi, che, dopo la scoppola, ha annunciato di dimettersi dopo l’insediamento del nuovo governo, e dopo essersi insediato al Senato. Nella conferenza stampa di lunedì pomeriggio, il segretario Pd ha difeso l’operato piddino e ha attaccato tutti, compreso Mattarella, reo di non aver fatto votare l’Italia nel 2017. Eppure proprio gli errori di Renzi hanno catapultato al 32% i pentastellati, che hanno intercettato l’incontenibile voto di protesta del Sud, ignorato e rovinato dal quinquennio a trazione piddina. E gli elettori hanno bocciato i suoi Ministri: Minniti e Franceschini, Fedeli (per analfabetismo spinto) e Pinotti, ecc.., proprio per mano di candidati grillini sconfessati dal loro stesso leader. Si sono salvati la Boschi paracadutata a Bolzano dai Svp e l’ex ‘portaborse’ Casini, blindato nel collegio rosso bolognese, per meriti acquisiti nei confronti della Banca Etruria. I neo-comunisti di Liberi e Uguali, usciti dal Pd, sognavano un risultato a due cifre e si ritrovano al 3.4% e con i vertici tagliati: Grasso, Boldrini, Bersani e D’Alema seccamente perdenti! Un terremoto, insomma, che non si sa fino a che punto toglierà l’Italia dal pantano in cui l’ha infangata la sinistra renziana.  Non c’è una maggioranza che possa governarla: i Cinquestelle si arrogano il diritto di farlo, il Centrodestra si propone come soggetto politico solido e radicato nel territorio, per validità di proposta politica e per numero di voti. Salvini, in visita da Berlusconi ad Arcore, gli ha confermato la solidità dell’alleanza col Centodestra. Fra tre settimane, dopo l’insediamento del Parlamento, la costituzione dei gruppi parlamentari, e soprattutto dopo l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento, si avranno le prime indicazioni politiche. E Mattarella, nella fase consultiva, valuterà e tirerà le somme. Se i Cinquestelle apriranno alla sinistra, si vedrà se Renzi si dichiarerà indisponibile o se, pressato dall’opposizione interna, accetterà la proposta indecente della sirena grillina. Allo stato attuale l’Italia sembra ingovernabile. Ultima annotazione: il sistema del voto all’estero, o viene riformato o è meglio cassarlo.

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